di Chiara Daino
Amanda Palmer: canto della mia nudità*
«La donna nuda è una donna armata»
Victor Hugo
Amanda Palmer (da myinterviewlife.blogspot.it)
«Sei troppo TU!»
«Chi? Cosa? Spiègati, benedetto informatico: informami!»
«Sei come Amanda Palmer!»
«Magari!»
«No! Non hai capito…»
«Ovvio… Mi sei chiaro quanto l’ipotesi di Riemann»
«Pfui! Un giorno ti racconterò degli zeri non banali…»
«Mi trema il pancreas dalla gioia, ma vuoi… »
«Ah, sì, Amanda! Ha fatto una Dainata!»
«Prego?»
«Eheheheh! Ti giro link via mail…»
«Dirmelo a voce via telefono?»
«Non essere idiota…»
«Scusa, ingenuità da Umanista…»
Ed eccoTi, mio geniale Lettore, quel che appresi via link:
http://www.nontistavocercando.it/2013/07/19/la-lettera-di-amanda/.
Folgorata sulla via della Ribellione, la Lettera che Amanda Palmer cantò al Daily Mail [stranamente non ancora censurata] – s’impossessò della mia persona [censurata qualche giorno dall’oggi durante reading a Santa Margherita. Sic!]. Decisi dunque scrivere articolo per Post Populi e fu nuovamente simpatico dialogo:
«¡Hola Juanito!»
«¡Hola!»
«Per agosto posso riadattare – commentando e rilanciando – ultimo atto artistico di AmandaPalmer?»
«Certo… Che ha combinato la nostra?»
«Durante un concerto, una mammella evase dalla sua camicia…»
«Apposta lo fece?»
«No… Pure: il Daily Mail si concentrò su quell’involontaria nudità»
«La mammella che esce ad minchiam è notevole…»
«Ed all’arido risentimento preferì comporre filastrocca e cantarla nuda! »
«Interessante… E poi di Lei ci siamo già occupati… »
«Mi concedi il via libera, Boss?»
«Sì, so che sarai causticamente delicata…»
«Come sempre Capo, come sempre, ehehehe!»
Grazie a Musa-Amanda, quindi, compresi COME cantarLe a chi starnazza sensazionalismi stupidi, sterili, stitici.
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da commons.wikimedia.org
Caro Pubblico,
hai di nuovo scoccodato allo scandalo! Caro Pubblico, era solo un cazzo, un ritmo del cazzo intonato a ritmo; un volgar’eloquio in ricordo di Pier Paolo. Caro Pubblico, avessi almeno pagato un biglietto; comprato un libro; avanzato un monito ragionato! Caro pubblico ora ti filastrocco il triste vero metallico: su quel palco io ero un rosario artistico e sgranavo per Te carmina e corpo. Caro Pubblico, perché Ti fermi all’abito? Non sono un monaco ma neanche un ladro. Non rubo il Tuo tempo, Ti regalo il mio.
Caro Pubblico, esiste un precetto che è comando: “io scelgo”. Fallo!
Non ha prescritto il medico Tu sia mio Pubblico; se avessi provato a cercare carcasse del mio scritto o carapaci del mio atto – Google t’avrebbe avvertito: non sono “cosa” da bigotto.
Caro Pubblico,
se poi t’infastidisco ricorda il mondo sia un gran posto, un posto grande e grande quanto il mio sorriso: inviso, o Pubblico che m’erigi patibolo – non pretendevo monumento, ma sei solo un commento fuori luogo quando cicali dal tuo nido privilegiato. Accompagnare l’Artista non sinonima esserlo: puoi, gentilmente, non esibire il tuo guinzaglio? Sei sposo, sposa; amante o dal fidanzamento con l’Artista appagato? Mi congratulo, Caro Pubblico, che “di riflesso” vivi beato; spetalo fiori d’arancio ma ti ricordo: questo è il nostro lavoro. Se non separi il sipario dal talamo, il problema è tutto tuo.
Caro Pubblico,
è così squallido Ti senta in diritto appormi un marchio solo perché ad internet hai accesso; solo perché tutti fanno tutto, solo perché ti senti “l’incompreso di livello” e il “garante etico” avversario di questo mio bordello! Il Tuo impegno per svilire serve a sentirTi migliore? Caro Pubblico, sei mio Pubblico solo se mi consenti mangiare…
Caro Pubblico,
il rispetto è un guadagno, il rispetto è uno scambio che si conquista e non abbasserò la testa per una censura, per una denuncia, per una fidanzata da clausura; per l’invidia di chi va a capo e si proclama poeta, per chi razzola il male che predica fiele – non ammainerò le vele.
Soffio forte e siete bolle di sapone…
Poff!
* Canto della mia nudità è titolo/tributo [Antonia Pozzi]
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