Magazine Cinema
Origine: Italia
Anno: 1973
Durata: 123'
La trama (con parole mie): in una cittadina costiera romagnola nel pieno degli anni trenta assistiamo alle vicende che vedono protagonisti gli abitanti del luogo ed il luogo stesso, teatro di vite, morti, gioie e dolori, speranze e malinconie. Dalle scorribande del giovane Titta e dei suoi compagni di scuola al burbero padre del ragazzo, l'inossidabile antifascista Aurelio, passando dalle gigantesche tette della tabaccaia alle grazie della desideratissima Gradisca, con la scuola, le confessioni in chiesa, zii impazziti sugli alberi e navi enormi pronte a passare al largo della costa, un affresco di esistenze che si snoda nel corso di un anno che porta dalla fine dell'inverno all'inizio della primavera, una dichiarazione d'amore di Federico Fellini alla sua terra e ai ricordi di un tempo che, scivolando tra leggenda e vita vissuta, svanisce sollevato dal vento come i soffioni.
Scrivere di un film di Fellini è una scommessa, un azzardo, il tentativo di gettare una goccia in un oceano, neanche stessimo argomentando su un titolo di Kubrick, o Kurosawa, o Welles, o Murnau. Insomma, parliamo dei migliori.
Perchè non può essere altro, quando il riferimento è il Federico Nazionale, il più grande - a mio parere - regista italiano di tutti i tempi: e in questo caso ci ritroviamo di fronte ad uno dei manifesti dell'arte del Maestro, quell'Amarcord che riportò l'Oscar per il miglior film straniero tra le mani del regista riminese, e che, ai suoi occhi, rappresentò una dichiarazione d'amore per la sua infanzia e la terra d'origine celebrata nella parte iniziale della sua carriera ed accantonata per le sue grandi avventure romane, da La dolce vita a 8 e 1/2.
Amarcord sono le stagioni che avanzano, "gironlanz, gironzolan, gironzalon", portano per le strade delle nostre memorie semi che verranno raccolti da alberi pronti, a loro volta, a vedere altri semi crescere in altre stagioni.
Sono i turbamenti adolescenziali, gli scherzi ai professori, i conflitti con i genitori, le liti in famiglia, i primi sogni erotici nascosti a qualsiasi figura autoritaria.
Sono le piccole rivincite prese in sogno, quel luogo in cui si è piloti o condottieri, protagonisti o improvvisati visitatori di esotici harem.
Sono le imprese dei genitori, che per quanto possano sentirsi lontani dai figli faranno di tutto affinchè gli stessi possano imparare il valore di una vera Resistenza.
E' il luogo in cui si cresce, che giunge ad assumere le dimensioni mitiche di un racconto mano a mano che il tempo lo rapisce, pezzo per pezzo, sfogliando il mosaico della nostra mente.
E' un grido disperato, ironico, giocoso e malinconico, un "voglio una donna" lanciato verso l'orizzonte sempre troppo lontano.
E' la Storia, che con le sue rovine ed i suoi pezzi pone le fondamenta del futuro nato dal quotidiano.
Un sogno popolare, quello della più bella - e desiderata - del borgo e di una nave così grande che pare uscita da un film di quelli che fanno solo in America, così lontano che si riesce soltanto ad immaginare aiutati da un pò di pellicola ed immagini colorate.
Amarcord siamo noi stessi, pronti a rimbalzare nel Tempo come impazziti, cavalcando una macchina che non esiste ma che è proprio lì, di fronte a noi, a difendere i miti creati dal sentimento anche quando gli stessi finiscono per cedere alla quotidianità, a quello che è il naturale percorso che prendono, presto o tardi, le nostre esistenze: è un film profondamente autunnale e mortuario, eppure traboccante primavera, speranza, passione, voglia.
Perchè proprio questo era Federico Fellini: un calderone, come la sua straripante arte fatta di decadenza e magia, sogno e realtà, impeto e sonnecchioso magone.
Nessuno come lui seppe descrivere l'Italia della provincia, e renderla un Paese del mondo, e tutto il Mondo paese.
E non esisterebbero Underground, Gatto nero gatto bianco, Ti ricordi Dolly Bell?, il Benigni migliore, gli spunti validi di Radiofreccia, tutta la mitologia di quella riviera romagnola che ancora oggi è un mito non solo del passato, ma anche del presente e del futuro.
Perchè gli anni passano, trascinati dai soffioni nel vento, pronti a seminare nuove generazioni.
Non esistono Spring breakers, da queste parti.
Nessuno può rompere l'incantesimo, o il sogno.
E viva la madonna, meno male che è così.
Meno male che è esistito, esiste ed esisterà Federico Fellini.
Pronto a ricordarci cosa significa ricordare.
MrFord
"Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.
Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste."Francesco De Gregori - "Viva l'Italia" -
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