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Amarcord, campagna elettorale: scambiavamo la promessa di voto per un ghiacciolo Algida….

Creato il 17 maggio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
imagesCA39DC9Idi Rina Brundu. Ai tempi della mia infanzia, in quella Sardegna interna dimenticata da Dio e dagli amministratori locali, allora come ora, i bravi di partito usavano imbonire politicamente i nonni regalando ghiaccioli Algida ai nipoti. Non saprei dire se il termine “ghiaccioli” esiste ancora, se è mutuato dal sardo italianizzato che usavamo da piccoli, certo è che ricordo quei gelati giganti, sovente conditi con essenza di fragola e limone per mero miracolo chimico, come un “momento felice” di quel tempo passato. Se poi noi bambini li gustavamo a-gratis solo perché parenti, amici, cugini, nonni e bisnonni si erano lasciati abbindolare e avevano promesso di votare DC o PCI poco importava…

Il fatto è che cambiano i gelati (nel tempo sono diventati più piccoli e il costo è lievitato fino ad indurre anche il più coscienzioso tra i galoppini di partito ad andarci cauto con la corruzione politica alimentare), ma gli uomini non cambiano. O meglio, non cambiano date dinamiche politiche italiche come l’usata pratica del voto di scambio. Detto altrimenti, io politico sono disposto a scambiare la tua promessa di voto anche con la donazione di un ghiacciolo Algida se va bene per te. Ciò che per nostra fortuna è cambiata è la “percezione” dello status-quo nelle “vittime” di queste dinamiche. Oggidì anche un bimbo di cinque anni, smartphone alla mano, è in grado di capire e di carpire le intenzioni della strega cattiva, vestita con la casacca di questo o quel partito, mentre gli dona le caramelle… pardon, mentre gli regala il “ghiacciolo” e non è escluso che prima di accettare l’offerta non rilanci, non spinga per una contrattazione più equa.

Avere maggior coscienza della “pochezza” di queste situazioni fa una differenza abissale, ed è un elemento importantissimo quando un cittadino più “accorto” medita su chi e “se” votare. Domande legittime che si può porre quel futuro elettore sono: ma che fiducia posso dare ad un partito che promette di regalare dentiere come fossimo tutti abitanti della meravigliosa terra di Coccoon? Che fiducia posso dare ad un partito il cui leader incita alla vivisezione di un “altro essere”? Che fiducia posso dare ad un partito il cui leader scava nel “trito e contrito” retorico e demogogico all’insegna dell’immarcescibile motto “volemosi bene” perché tutto è possibile. Sarà… personalmente sto con la legge di Murphy (un “momento” ispirato e onesto come pochi), in virtù della quale se qualcosa potrà andare male lo farà, in barba a qualsiasi promessa elettorale.

Per non parlare poi dell’atmosfera che si “respira” in questi giorni digitali nei giornali, nella Tv di Stato, dove una “censura” di sapore orwelliano imperat: dove la “discussione” politica è rigorosamente relegata a quei programmi “autorizzati” a procedere e dove qualsiasi voce non legittimata che si leva inopportuna (vedi il caso Piero Pelù di poche settimane fa), viene zittita a suon di interventi a loro modo autoritari, a discapito della semantica pacificante che si posa su tutto come una fastidiosa tovaglia fiorita su un deserto di rena cotta dal sole.

Pensavo, fino a non troppo tempo fa, che la rivendicazione degli statunitensi di abitare la sola vera “terra di libertà” fosse una esagerazione, un parto isterico di un orgoglio nazionalistico sfrenato. Col tempo mi sto ricredendo: c’é più onestà nelle loro battaglie politiche all’ultimo scherno procurate da lobby potentissime disposte a tutto per pur di portare il risultato a casa (incluso il togliere la dentiera dalla bocca dell’anziano zio franco-tiratore per regalarla ad altro consanguineo molto più accomodante), che nei nostri mostri buonistici, risibili e inconcludenti generati da un sonno della ragione acritico e indotto da cui forse non ci risveglieremo più.

Featured image, gelati Algida d’antan.


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