Che mistero l’innamoramento. Così tutto ad un tratto ti ritrovi a pensare continuamente ad un altro essere umano sino ad allora estraneo e, sebbene conscio dei pericoli ai quali si sta andando incontro, per amore, immaginifica forza dell’universo, si è pronti ad immolarsi con gioia ai suoi piedi.
I più informati sanno che a questo punto la persona amata cessa la sua natura umana per essere deificata agli altari della cieca passione. Un sacro fuoco pervade i propri sensi riducendo le facoltà sensoriali a pura constatazione di’immacolata perfezione.
Inizia così la partita sulla scacchiera della vita. Bianchi o neri non ha importanza, occorre solo tenere d’occhio la posizione del re o della regina avversari cercando di prevederne le mosse con discreto anticipo. Ma la verità è che non c’è nessun vincitore. C’è chi riesce a pattare la partita e a salvarsi. Ahimè i più soccombono dopo un numero imprecisato di mosse.
A quel punto per la stragrande maggioranza l’amore finisce e se si è furbi ci si accorge della futilità del gioco in sé per quantomeno volgere altrove lo sguardo dei propri pensieri.
I più sfortunati non rinunciano all’idea che li assedia dal primo momento e ne diventano schiavi continuarsi a struggersi che, non hanno l’animo di ammettere, nemmeno esiste. Di questi il 99,99% li distrugge il rancore dell’ignoranza.
Minoranza sono invece coloro che s’immolano alla loro dea costretti a rinunciare ogni giorno a ciò che non si è mai avuto. Li si riconosce dallo sguardo triste, ma risoluto, proprio di chi è conscio della propria solitudine benché occorra del bel coraggio per amare a perdere, senza aspettarsi nulla in cambio.