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“Amata Voce” di Nicoletta Nuzzo

Da Clindi

Una poesia rarefatta e delicata nella raccolta “Amata Voce” di Nicoletta Nuzzo, scrittrice che attualmente vive a Perugia. Trovatami io casualmente a sfogliare le sue liriche, in un pomeriggio 11866466_910752385639818_294333395891783385_nautunnale, ho potuto assaporarne il gusto vellutato nella tranquillità di una domenica.

Una silloge divisa in tre sezioni che attraversa, a passi leggerissimi, ogni più sensibile venatura del poeta uomo. Come scrive Antonella Giacon nella sua introduzione, nell’intera raccolta si vive i dualismo irriducibile del “sopra e il sotto, il dentro e il fuori, il leggero e il pesante, l’oscuro e il luminoso, il silenzio e il suono”. Un continuo passaggio da un luogo all’altro alla ricerca di pace, auspicata e scovata, ad istanti, nell’azione poetica, attivata non si sa da cosa ed evocata con toni riverenti.

La prima sezione “Che sarà di noi/ che siamo scappati dal guscio” conduce ad una genesi embrionale del sentire, avanzando, a passo ritmato, sulla terra scoprendo il fuori e il dentro, in un andirivieni di dissolvenze formative.

È molto piccolo quello che mi fa male,

come sabbia dispersa sulla pelle

lo devi guardare in controluce per vederlo,

è quasi invisibile

e allora pensi che ci sia sempre,

arriva da luoghi dove è accaduto mentre io non c’ero,

è impari la lotta con un corpo che insegue il nulla,

e allora cerco segni di innocenza

numeri capaci di perfezione

parole capaci di salvezza

 

Minuscole scoperte generano incertezze e domande, il piccolo genera il grande, che trova la sua essenza nel piccolo antistante, e così via, inizia il tragitto di ogni dissolvenza.

La seconda sezione “Orologio vivente” definisce ritmi naturali, esterni e preesistenti , ricalcati con la nettezza semplice e scandita dell’haiku, che dipinge versi stagionali.

La terza e ultima sezione “Amata voce/ riprendi la cura” funge da preghiera. La poetessa esprime la sua devozione verso la parola, riconoscendone il ruolo di veicolo tra vapori interni e nebbie esterne, veicolo familiare ed amabile.

Scrive ancora Antonella Giacon “È proprio questo, secondo me il tratto distintivo di questo libro: l’esistere non è più un’opzione, (…) ma è una sicurezza rappresentata dal ritrovamento del suo senso”. Tramite il verso poetico e la sua forza evocativa si giunge a questo ritrovamento essenziale e puro dell’uomo.

Una raccolta estremamente curata e dallo stile delicato tipico della lirica femminile. Con la grazia di una poetessa sensibilmente viva, Nicoletta Nuzzo avvicina il lettore alla sua devozione verso una voce lirica, con una raffinatezza estremamente coinvolgente.

IN ATTESA

Non sottrarrò parole al silenzio

lascerò che mi circondi d’ovatta

sentirò meno saprò meno

mi colmerà solo quel che è stato

e il sonno dentro al mio gomito.


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