Il periodo delle sfilate è ricominciato. Gli street-phtographer sono a caccia di blogger con mise assurde, che le facciano apparire più bolse, gobbe e brutte possibili. Se hanno il gionocchio che sembra una noce di cocco, o le gambe storte, pure meglio.
Neanche le passerelle maschili sono immuni da queste sedicenti blogger che si aggirano tra le tramvie Milanesi o i boulevard Parigini. E quando le vedi, ti vergogni un po' per loro, ma soprattutto ti chiedi: "PERCHE'?" Cosa diamine c'entrano 'sti velociraptor con la moda da uomo!? Dio, perchè mi fai questo!? E, per reprimere tendenze omicide, ci dai giù pesante col cilicio.
Va un po' meglio quando cala il sipario , nessuno parla più delle sfilate (anzi, dei propri autfit alle sfilate), come se poi la stagione fosse passata da due ere geologiche, e tu ti puoi gustare le passerelle, il lavoro degli stilisti, senza aspettarti un video con Chiara Ferragni (che poi quella poveraccia ormai è il portabandiera di un certo tipo di FB, ma non l'unica nè la peggiore) che ti informa di come tutto sia amazing e del fatto che le sue scarpe le abbia disegnate lei, e che si possano trovare in quel negozio là a soli 300euro...
Ecco, visto che a Milano sembra arrivato il kairòs, il "momento opportuno", come dicevano i greci, mettiamoci un po' a parlare delle novità per il prossimo inverno e, parte più divertente, a sputtanare la Donatellona nazionale.
SABATO 12:
Apre le danze Corneliani, in un'atmosfera nebbiosa e di tenebra. Sfilano completi tagliati in modo impeccabile (torna di moda lo slim-fit, Deo Gratias), grigi, mentre per l'informale la palette è anche nera, bordeaux e cammello. Bello il knitwear, con motivi tridimensionali e colli importanti, alti o sciallati. Da segnalare un maglione un bel po' copiato dalla collezione di quest'inverno di Hermès (sì, proprio quello che piace a me!).
(La prima foto è rubata dal blog del Fiora, che, dopo essersi infilato addosso una giacca di pelliccia da Sciura 70enne, neanche meritava la mia citazione).
Zegna sempre di più si sta mettendo in campo nel settore della moda, e finora gli sta riuscendo egregiamente bene!
(A proposito, hanno pure sfilato due volte, una dietro l'altra: significa che c'è tanta domanda?)
Un 8-.
Costume National, come al solito, porta in passerella tagli precisi, colori scuri come nero e grigio, e tanta, tanta pelle. Di certo non è una rivoluzione, ma idisegni di Capasa sono sempre piacevoli, mettibili senza essere banali. E così si porta a casa un 7-. Anche il duo Dolce e Gabbana prosegue sul suo discorso di stereotipi siciliani. Le silhouettes sono sempre più esasperate, come con le casacche abbondanti, i modelli sono ancora "veri siciliani", ma stavolta il tema della sfilata è la religiosità. Ecco così stampe di santini dal gusto pacchiano, ricami opulenti e sciarpe broccate, che ricordano paramenti liturgici, o ancora le medagliette religiose alle asole dei revers. Immancabili anche i motivi tapestry di fiori, mentre quest'anno sono riusciti a infilare, tra le 88 (!!) uscite, anche una novità: le giacche di pizzo bianco! La passerella diventa occasione per uno sfoggio di artigianato, con una riflessione sulla religiosità che, devo ammettere, gli riesce particolarmente bene: ricchezza, opulenza e totale devozione sono, in un certo senso, trasmesse sugli abiti. Non metto il voto perchè, nonostante il tema sia affascinante, parto prevenuto verso questi due. E poi resta una, grande domanda: ma questa roba, se la metterà mai qualcuno!?
Da Burberry, sembra che Chris Bayley sia in una crisi creativa piuttosto nera da un anno a questa parte. Va in scena uno stile collegiale classico, con trench in cashmere un po' oversized e cappotti multitasche dal sapore militare. Torna anche il classico check della casa, di cui, ripulitosi dal passato chav, non ci si deve più vergognare. Per spezzare la monotonia di una sfilata piuttosto noiosa, Bayley decora dei trench con stampe leopardate qua e là e altri li fa in gomma translucida. Come stiamo messi... Un filino sotto la sufficienza.
Niente male Frankie Morello, che segue la moda con maglie e cappotti dal taglio boxy, color verde militare o nero, tante stampe piacevoli come l'interno di un loft, le scale antincendio di degli appartamenti Newyorkesi e una stampa parquet. Ogni tanto, su una palette dai toni principalmente scuri, sprizza l'arancio di maglie e dettagli. Nella parte finale lo stilista si lascia andare a stampe marmoree ed effetti argentati piuttosto kitsch, ma glielo perdoniamo. Una prova interessante, superiore al solito. 7+.
Stendendo un velo pietoso su tutte le altre sfilate della giornata, passiamo all'ultima di questo sabato di apertura di FW: Neil Barrett. Il talentuoso designer inglese, che prima snobbavo, mi piace sempre di più, e il suo show è decisamente uno degli highlight della fashion week (4 parole inglesi in una frase, record assoluto). Grafismi, blocchi di colore, accostamenti di materiali diversi sono alla base della FW 13-14. Una collezione intelligente, pulita, che non ha nulla da invidiare, che so, alla FW 2012-2013 di Cèline. Semplice anche la tavolozza dei colori, sobriamente cammello, nera, grigia, con sprazzi di blu o rosso. Molti i cappotti, dal taglio asciutto ma non attillato e con grandi revers stondati. Affascinante è l'effetto di contrapposizione tra materiali più lucidi, come la pelle o il nylon, con quelli opachi come lana o cotone.Sempre più bravo il nostro Neil Barret, che, tralaltro, fa il 90% dei suoi prodotti in Italia. Poco c'entra col talento stilistico, ma è comunque una carta in più che apprezzo! Un 8 e mezzo.
A domani (se ci riesco!) con il secondo e terzo giorno delle sfilate milanesi!
Ps.: Le foto, dove non specificato, sono di Vogue.it, tranne le foto dei look di Zegna, da Style.com.