Una cosa mia uscita ieri su ilfattoquotidiano.it. Qui.
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Giorni fa parlavo con una persona e a un certo punto ci siamo chiesti: perché i grandi Outlet vengono costruiti lontano dalle città, spesso in mezzo al nulla, in luoghi però lambiti da un’autostrada? E la risposta che ci siamo dati è che un consumatore, dopo aver percorso decine di chilometri per visitare un Outlet, spendendo soldi in benzina e pedaggio autostradale, per nessuna ragione al mondo se ne tornerebbe a casa senza aver fatto acquisti. Il motivo per cui i grandi Outlet vengono costruiti lontano dalle città, quindi, ha evidentemente qualcosa a che fare con la psicologia dei consumi.
Lo stesso giorno, girando tra le pagine web, ho letto un articolo in cui si sostiene che è merito di Dostoevskij se la letteratura europea è diventata un campo psichico in cui a dominare è la dimensione interiore dell’individuo. Questa affermazione è senz’altro vera. O meglio, è vera la seconda parte dell’affermazione, quella secondo cui la letteratura europea è un campo psichico. Se poi il merito sia effettivamente da attribuire a Dostoevskij ho qualche dubbio. Diciamo che sono più orientato a pensare che il merito (se di merito si tratta) non sia ascrivibile al solo Dostoevskij, e soprattutto non sia confinabile al puro alveo della letteratura, semmai a una condizione del pensiero più estesa che risale a Cartesio e alla sua suddivisione tra res cogitans e res extensa.
Che sia o meno il padre del romanzo psicologico, mi sono chiesto cosa penserebbe Dostoevskij della psicologia commerciale e degli Outlet, e mi sono ricordato che in Delitto e castigo a un certo punto viene posta una domanda: “Ma cos’è che fa potente il denaro?” e la risposta è: “L’uomo che sta nel denaro”.
Si tratta di un problema filosofico enorme e di una risposta sensata alla domanda sulla dislocazione dei grandi Outlet. In pratica, se Dostoevskij potesse dire la sua sulla questione, probabilmente sosterrebbe che i grandi Outlet vengono costruiti lontano dalle città perché le merci non sono al servizio dell’uomo, ma è l’uomo a essere al servizio delle merci.
Questa concezione economica sembra stare agli antipodi, per esempio, della filosofia di Amazon, che prevede la consegna a domicilio delle merci acquistate. Dico “sembra” perché in realtà neppure nel caso di Amazon le merci sono al servizio dell’uomo.
Amazon e gli Outlet sono due modelli commerciali apparentemente contrapposti. Per acquistare negli Outlet il consumatore deve spostarsi per molti chilometri, paga il suo desiderio di shopping sostenendo delle spese aggiuntive, in altri termini spende del denaro per guadagnarsi il diritto a spendere. Con Amazon invece non ci si sposta da casa, si ordina un prodotto attraverso una connessione a internet, e per ricevere il prodotto si pagano delle spese di consegna. Anche in questo caso si spende del denaro supplementare per guadagnarsi il diritto a spendere.
In entrambi i casi, come del resto in tutto il sistema economico e produttivo occidentale, sono le merci che si impongono sull’uomo, mentre un uso molto raffinato della psicologia fa sì che l’uomo percepisca questa imposizione come un soluzione per lui vantaggiosa. È esattamente ciò che intendeva Dostoevskij sostenendo che l’uomo è dentro al denaro. Perciò, al di là delle riflessioni su Amazon, sugli Outlet e su Dostoevskij, al di là delle abitudini di spesa di ognuno di noi, sarebbe bene che ogni volta che ci chiediamo “Quanto denaro ho?” formulassimo la domanda in un altro modo: “Quanto ha, di me, il denaro?”