A pochi giorni dalla guerriglia avviata dall’importante casa editrice Hascette, Amazon torna al centro dell’attenzione. Sul portale statunitense sarà possibile registrarsi a Prime Music, applicazione che consente l’ascolto di musica in streaming. Unica prerogativa essere abbonanti annualmente ad Amazon.com.
La notizia non è di banale importanza per diverse ragioni. Da mesi circolavano indiscrezioni e voci di corridoio riguardo tale novità del presidente, fondatore e uomo chiave del colosso dell’e-commerce Jeffrey Bezos, così l’annuncio del nuovo servizio giungerebbe in perfetto orario con il lancio, il 18 giugno, del primo smartphone targato Amazon.
Prime Music permetterà, oltre che agli abbonati, anche la fruizione dell’applicazione in maniera gratuita, e per 30 giorni, a i non paganti dell’annuale canone. Esattamente come prevede la superstar del servizio di musica streaming on demand, 10 milioni di utenti e 2,5 milioni di abbonati: Spotify. L’azienda svedese infatti prevede l’obbligo di abbonamento al servizio solo se attivi su dispositivi mobili (tablet e smartphone), rendendo però possibile un periodo di “prova” appunto di 30 giorni.
Amazon ha fatto già fatto sapere che l’obiettivo sarà permettere l’uso di Prime Musci anche su dispositivi Kindle Fire, iOS (Apple), Android, e Mac. E sicuramente anche sul prossimo smarphone di “casa” in uscita tra pochissimi giorni.
Spotify permette all’utente di poter scegliere tra 3 diverse tipologie di fruizione: una di base gratuita, che permette un ascolto totalmente gratuito di quantità illimitata di musica, ma con consequenziale bombardamento pubblicitario (visiva e sonora); Unlimited, che elimina la pubblicità durante e l’ascolto e la versione Premium, a pagamento (il doppio di Unilimited) e con servizi aggiuntivi: maggiore bitrate (fino a 320 kb/s), l’accesso anche offline e l’uso in dispositivi mobili. Dal 2012 è possibile creare un account direttamente sul sito Spotify, precedentemente era obbligatorio l’accesso via Facebook.
Dunque noto il “carattere” imprenditoriale di Amazon nel porsi sul mercato, l’astuzia e la spietatezza di Brezos, Prime Music a tutti gli effetti parrebbe un’ottima mossa, per sbaragliare la concorrenza di Spotify, e di Rdio, altra piattaforma di musica on demand.
L’oggetto del desiderio, ciò che porterebbe gli utenti (per ora solo statunitensi) a preferire Amazon a Spotify sarebbe la sinergia tra il servizio e-commerce e quello di musica streaming. Pigliare due piccioni con una fava, l’abbonamento all’azienda americana.
Concettualmente tutto vero, quantomeno molto plausibile, considerando anche il prezzo dell’abbonamento ad Amazon Usa, recentemente alzato da 79 a 99 dollari l’anno, che andrebbe a concorrere con i 10 dollari mensili di Spotify premium.
Si sta forse fantasticando un po’ troppo, affascinati dalle continue guerriglie tra i vari imperi del web e della tecnologie? O delle alleanze, si veda quella tra lo stesso Amazon e il social network Twitter di un mese fa http://retroonline.it/06/05/2014/attualita/patto-amazon-twitter/.
La realtà, o meglio la situazione prettamente attuale di Prime Music non parrebbe però spaventare Spotify.
Nonostante le anticipazione del New York Times avessero parlato di ”accesso gratuito a milioni di brani e centinaia di playlist” lo stesso giornale ha illustrato le lacune momentanee del nuovo servizio Amazon: il non possesso delle ‘hit’ del momento e del catalogo dell’etichetta Universal Music. Mancanze che agevolerebbero il più “completo” Spotify. Per ora.
Insomma, la “nuova terra di contesa” degli imperi internauti parrebbe chiamarsi ” musica streaming”, è chiaro. Non a caso Apple, già forte del catalogo Itunes ha appaena inglobato Beats, mettendo sul banco 3 miliardi di dollari. Beats è un’azienda fondata dal rapper Dr Dre, che oltre a distribuire le famose (e costosissime) cuffie, si era posta in maniera rilevante sul mercato della musica streaming. L’acquisto dell’azienda di Cupertino di Beats è stata l’operazione economica più massiccia degli ultimi di 38 anni. Un caso?