Che le condizioni di lavoro in Amazon non siano proprio ottimali era voce che girava da tempo.
Ma, lo ammetto, dopo aver letto l’inchiesta di Jean Baptiste Malet in merito alle condizioni di lavoro in Amazon.fr, qualche scrupolo ho iniziato a farmelo anche io:
“Work hard, have fun, make history“ dice lo slogan Amazon posto sotto forma di targa in tutti i dipartimenti della logistica.
A quale prezzo ?
Devo dire che il servizio offerto da Amazon è veramente ottimo: prezzi competitivi, spedizione veloce, servizio post-vendita e reso ineccepibile (provato in prima persona) e lo stesso dicasi per le contestazioni: ho ottenuto il rimborso di un oggetto non ricevuto in sole 3 ore dalla segnalazione !
La domanda però è sempre la stessa: a quale prezzo ?
E’ innegabile che l’e-commerce rappresenta un probabile futuro per gran parte dei beni di consumo, ma quale garanzia offre in merito ai diritti sul lavoro ? Nessuna.
Quanto siamo disposti a risparmiare sul prezzo di un oggetto pensando che, dietro di esso, ci sono lavoratori sfruttati e sottopagati ?
Davvero, per pochi euro, siamo disposti ad ignorare tutto questo ? Ignorare, in particolar modo, l’aspetto etico che deve esserci dietro ogni forma di commercio ?
Come stakeholder del mercato sono moralmente obbligato ad indirizzarlo, attraverso le mie scelte, verso aziende più rispettose dei diritti umani e del lavoratore. Perché anche questa è politica, ed ognuno di noi la compie ogni giorno, ogni volta che scegliamo un prodotto rispetto ad un’altro.
Le citazioni sono tratte dalla traduzione italiana dell’articolo di Jean Baptiste disponibile qui: http://www.vice.com/it/read/en-amazonie-jean-baptiste-malet-inchiesta-amazonÈ stata una bella trovata. Quello che non sanno, forse, è che ex clienti di Amazon mi scrivono per dirmi: “Il suo libro è l’ultimo articolo che ho acquistato su Amazon prima di chiudere definitivamente il mio account.“