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Ambasciatori delle Città del Vino

Da Trentinowine
Ambasciatori delle Città del Vino

Comunicato stampa

Sette nuovi Ambasciatori delle Città del Vino

Giornalisti, ex sindaci e amministratori pubblici. L'Associazione Nazionale dei Comuni durante la Convention di Genzano ha annunciato i nomi delle personalità che con il loro lavoro si sono distinte per la valorizzazione, la tutela e la conoscenza dei territori vinicoli. Per la prima volta quattro giornalisti-Ambasciatori delle Città del Vino: Anna Scafuri, Beppe Bigazzi, Tiziano Bianchi e Giovanni Picuti. Gli altri Ambasciatori sono l'ex sindaco di Lonigo (Vi), Giuseppe Boschetto; l'ex amministratore del comune di Colognola ai Colli (Vr), Giovanni Verzini; e l'ex assessore al comune di Perugia, Giuseppe Lomurno

, giornalista TG1. Non solo una giornalista che registra i fatti intorno all'economia del mondo del vino e dell'enogastronomia, ma una vera cronista delle eccellenze , grazie ai numerosi servizi condotti per il TG1 e alle pubblicazioni realizzate. Grande promotrice dei valori culturali del vino e narratrice di personaggi che hanno segnato la storia recente dell'enologia e dell'enogastronomia in Italia. Tra i tantissimi lavori degni di nota ricordiamo la Rubrica settimanale "Terra e Sapori" della redazione economica del TG1. Alla carriera della giornalista, Città del Vino aveva già conferito un riconoscimento nel 2006, proprio per l'impegno nella promozione e comunicazione delle eccellenze italiane.

, giornalista. Dal 1995 si occupa di giornalismo e gastronomia in Tv, con la semplicità e il modo diretto che solo i "toscani veraci" sanno avere, parlando di viticoltura, enologia, gastronomia e turismo di qualità. Ha condotto la rubrica "La borsa della spesa" all'interno del programma di RAI 1 e dal 2000 è stato co-conduttore dela fortunata trasmissione , sempre in onda su RAI1.

, giornalista . Ideatore del portale www.skywine.it, fortunato contenitore di notizie, eventi e di iniziative di approfondimento legate al mondo del vino trentino e non solo, promuove con puntualità, e anche con una certa dose di originale ironia, tutto quello che ruota intorno all'enogastronomia del proprio territorio, proponendosi come fedele custode delle tradizioni locali e della cultura del vino.

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Nacque a La Fratta nella seconda metà del XIII secolo, oggi nel comune di Sinalunga (SI). Figlio del conte ghibellino Tacco di Ugolino e di una Tolomei e fratello di Turino, era un rampollo della nobile famiglia Cacciaconti Monacheschi Pecorai, e insieme con il padre, il fratello e uno zio commetteva furti e rapine, nonostante la caccia che gli veniva data dalla Repubblica di Siena. Una volta catturati, i membri maggiorenni della banda vennero giustiziati nella Piazza del Campo di Siena, mentre Ghino e il fratello si salvarono grazie alla loro minore età. Rifugiatosi a Radicofani (SI), una rocca sulla Via Cassia, al confine tra la Repubblica di Siena e lo Stato Pontificio, Ghino continuò la sua carriera di bandito, ma in forma di "gentiluomo", lasciando ai malcapitati sempre qualcosa di cui vivere. Boccaccio, infatti, lo dipinge come brigante buono nel suo Decameron parlando del sequestro dell'abate di Cluny, nella II novella del X giorno: Ghino di Tacco piglia l'abate di Clignì e medicalo del male dello stomaco e poi il lascia quale, tornato in corte di Roma, lui riconcilia con Bonifazio papa e fallo friere dello Spedale. Dante, invece, gli concede un posto tra i personaggi citati nel sesto canto del Purgatorio della sua Divina Commedia, quando parla del giurista Benincasa da Laterina (l'Aretin), giureconsulto a Bologna, poi giudice del podestà di Siena, ucciso da un fiero Ghino di Tacco.


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