Amanti - da Storia dell'amore in Cina.
Molti sono stati i periodi storici in cui in Cina c'è stata una attrazione morbosa verso l'occidente. Accade spesso così anche nel resto del mondo, quando un modello culturale più forte "invade" e si sovrappone ad uno più debole; ogni cosa che ne proviene è considerata bella, buona e giusta e soprattutto va di moda in maniera irreparabile. Naturalmente viene subito assimilato il peggio del peggio e anche i McDonald vengono uniformati a templi di modernità da ammirare. All'opposto magari vengono invece demonizzati oltre i loro demeriti. Ma rimaniamo nel nostro amato regno di mezzo, quando nel debolissimo periodo di fine dell'impero della seconda metà dell'800, i costumi occidentali, irruppero con un fragore epocale nelle abitudini secolari di raffinata consuetudine che vigeva in tutte le classi sociali. L'impatto fu devastante e tutto l'ordine pratico ne venne sovvertito, come illustra bene la Buck nei suoi libri. In particolare il rapporto uomo-donna rese obsoleto quanto insegnato a generazioni di fanciulle cinesi addestrate fin dalla nascita a servire il loro futuro signore in tutto e per tutto, con una totale dedizione e un pedissequo adeguamento al formalismo confuciano, se pur nel segreto delle cortine del talamo nuziale, prevalesse l'insegnamento taoista che privilegiava, lodandoli, i piaceri del sesso.Quando si trattò di preparare gruppi di funzionari da inviare all'estero per imparare ogni cosa e successivamente modernizzare il paese (un po' come adesso che vengono mandati eserciti di studenti per le università di tutto il mondo) si pose il problema delle mogli che li avrebbero dovuti accompagnare. Portale le legittime consorti a Parigi, Londra o Roma? Si sapeva che in tutte le occasioni e ricevimenti ufficiali, ambasciatori e seguiti di mezzo mondo venivano accompagnati dalle rispettive signore che si occupavano della parte formale delle cerimonie e della accoglienza degli ospiti stranieri. Tassativa era poi la necessità di fare bella figura, con l'obbligo sacrosanto di "non perdere la faccia", altro assioma cinese, mostrando a tutto il mondo l'arretratezza del paese. Ma che figura avrebbero fatto i teneri fiori di loto, le mogli cinesi che non spiaccicavano una parola in una qualunque lingua straniera, in maggioranza addirittura analfabete, che non si sapevano conformare agli usi occidentali, che sarebbero arrossite come gamberetti se solo un uomo avesse rivolto loro la parola in pubblico? Figuriamoci se qualche dignitario avesse loro fatto addirittura il baciamano, sarebbero probabilmente svenute in pubblico con grande vergogna di tutti. Si imponeva una soluzione pratica, in linea con il più classico pragmatismo cinese.
Fu così che un grande numero di funzionari in procinto di essere spediti all'estero furono inviati a Shang Hai, la città da sempre più viziosa e cosmopolita della Cina a girare per le "case fiorite" dove poter scegliere qualche avvenente "gallina selvatica" (questa era la definizione ufficiale), attraenti prostitute con una infarinatura di modi e lingue occidentali, ben contenta di salpare per l'Europa. Quindi sembra che per un certo periodo i ricevimenti d'ambasciata delle capitali europee fossero popolati da queste disinibite fanciulle, accolte con tutti gli onori spettanti alle ambasciatrici. Va da sé che la naturale esuberanza delle donzelle procurasse ai sedicenti mariti, notevoli guai ed imbarazzi allorché le stesse, come si può dire, facevano le carine con l'intero corpo diplomatico internazionale, così che diversi ambasciatori si dovettero dimettere. Questo è poi il problema di quando il potere fa entrare, anche se a diverso titolo, la prostituzione nelle stanze del governo. E' prassi non così rara anche sotto altri cieli, ma alla fine si finisce inevitabilmente per essere sputtanati del tutto e bisogna andarsene obtorto collo dopo essersi ricoperti di ridicolo.
Refoli spiranti da: C. Leed - Storia dell'amore in Cina - SEA -1966
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