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Ambiente e energie rinnovabili: le novità dal Giappone e dall’India

Creato il 11 giugno 2013 da Milleorienti

Mare e sole sono le grandi fonti di energia rinnovabile a cui stanno guardando con sempre maggiore interesse numerosi Stati asiatici. Tuttavia il mare, che per molti Paesi è una grande risorsa, per altri è un problema. Fra questi ultimi ci sono i 43 Stati membri dell’Aosis (Association of Small Islands States) di cui fa parte, per esempio, l’arcipelago delle Maldive. Perché il mare è un problema? A causa dell’innalzamento delle acque dovuto al riscaldamento globale. I dati sono ormai univoci: dal 1870 a oggi il livello degli oceani del nostro pianeta si è innalzato di almeno 17 centimetri. Che sembrano pochi ma sono molti per isole come le Maldive, spesso di pochi centimetri al di sopra del livello del mare. Se le previsioni di alcuni scienziati si avvereranno – cioè se nel 2100 il livello delle acque del pianeta si alzerà di una misura compresa fra i 40 e i 150 centimetri – gli atolli delle Maldive verranno completamente sommersi. Senza contare che già ora c’è, per tutti gli Stati che si affacciano sul mare (compreso il nostro) il problema del pH dell’acqua, che si sta abbassando, rendendo le acque sempre più acide (+30%) e quindi ostili alla vita.

Ma il mare non ci porta solo preoccupazioni perché, come dicevo, ci sono Paesi che cercano di sfruttare in modi innovativi le sue risorse. E’ il caso del Giappone, un Paese che ha un’enorme fame di energia, sopratutto dopo aver chiuso le centrali nucleari in seguito all’incidente di Fukushima. Dal Sol Levante è arrivata nel marzo 2013 una notizia sorprendente nel campo delle ricerche di nuove fonti energetiche: la Japan Gas and Metal National Corporation ha annunciato di essere riuscita – per prima al mondo – a estrarre gas da depositi sottomarini di idrato di metano. Si tratta del cosidetto “ghiaccio infiammabile”, cioè un composto dove il metano è racchiuso nel ghiaccio, e presenta una grande qualità e un altrettanto grande difetto.

La qualità e l’utilità della cosa sono evidenti: ottenere gas dai depositi sottomarini di idrato di metano può costituire una salvezza per un Paese come il Giappone che è poverissimo di risorse energetiche, tanto da essere il primo importatore mondiale di gas liquefatto. La “scoperta” acquisisce dimensioni ancora maggiori se si considera che secondo il National Institute of Advanced Industrial Science and Technology al di sotto delle acque giapponesi ci sono circa 7 trilioni di metri cubi di idrato di metano: è una quantità che permetterebbe di soddisfare il bisogno di gas del Giappone per i prossimi 100 anni!

Qual è il problema allora? Il “difetto” – non da poco – consiste anzitutto nei rischi del procedimento estrattivo durante il quale gli idrati di metano sono altamente instabili: per trasformare il metano ghiacciato in gas le trivellazioni producono fuoco (da cui il nomignolo di “ghiaccio infiammabile”) che potrebbe portare a una fuga di metano nell’atmosfera (capace di essere molto più dannosa del carbonio). Senza contare che l’estrazione stessa può provocare alterazioni dei fondali marini e crolli di sedimenti che in passato hanno provocato maremoti con onde alte decine di metri.

Dunque, il “ghiaccio infiammabile” è un’opportunità per il nostro fabbisogno energetico oppure un problema per la nostra sicurezza futura? Entrambe le cose, e starà agli scienziati valutare i pro e i contro. Intanto però – riferisce il quotidiano britannico The Guardian  – il “ghiaccio infiammabile” sta facendo gola anche a Cina, India e Stati Uniti, a causa degli enormi giacimenti presenti nel nostro pianeta: si calcola infatti che il metano custodito all’interno degli idrati nei fondali oceanici della Terra sia più del doppio dell’equivalente in metano di tutti i combustibili fossili messi insieme…

Anche l’India, come dicevo, è interessata alla questione per il futuro, ma per ora si volge a una fonte energetica molto meno rischiosa: il sole. L’India è un Paese in perenne crisi energetica, come sa chiunque l’abbia visitata, visto che spesso nelle città indiane si verificano dei black out di elettricità.  Perciò sta puntando decisamente sul fotovoltaico: sono previste installazioni di impianti fotovoltaici su un’area di 45.000 m2 entro il 2017, e un ulteriore piano di sviluppo nella città di Agra (quella dove sorge il celebre Taj Mahal) per fare di Agra la prima “città solare” dell’India grazie a un investimento pubblico/privato di 100 milioni di dollari. L’obiettivo per il 2017 è di ottenere 500 MW di energia solare nello Stato di Agra, l’Uttar Pradesh. Va rilevato che negli ultimi tre anni in India il settore fotovoltaico ha generato più di 50.000 posti di lavoro. L’appuntamento per tutti coloro che sono interessati al tema (aziende occidentali comprese) è all’Enertech, la Fiera dedicata alle energie rinnovabili che si terrà all’Exhibition Centre di Mumbai dal 10 al 12 febbraio 2014.

tuv

(Questo mio articolo che avete appena letto è stato pubblicato su Eco News, newsletter cartacea e online sulla sostenibilità ambientale, patrocinata dal Ministero dell’Ambiente).


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