Bisogna “solo” capire quanto e come il tentativo di superare l’impasse artistica da parte di Kim risulti strutturato, cavo, pieno, pensato, riuscito. Appurata (fortunatamente) l’assenza di quella fastidiosa autocommiserazione che impregnava Arirang, il Kim di questo film ritorna a fare ciò per cui è diventato famoso: fa cinema, certamente con mezzi spartani ed iper-economici (probabilmente una camera digitale e tanto olio di gomito), ottenendo un risultato che non si può definire privo di incertezze, tutte derivanti dalla modestia globale dell’opera, soprattutto per ciò che concerne il comparto tecnico dove l’audio, forse ulteriormente manipolato in fase di montaggio, è di bassa qualità e si esprime in un minestrone acustico-urbano di dubbia piacevolezza, inoltre, giusto per rimarcare il tentativo di riappropriazione dello status di Regista, Kim lascia intravedere ciò che normalmente non si vede, scopre leggermente i meccanismi ed allora eccolo col braccio teso con cui stringe l’attrezzo mentre corre e si riprende frontalmente, oppure eccolo lasciarsi volutamente sfuggire l’ombra sul terreno che disegna con chiarezza la sagoma di un uomo che filma. Questi passaggi anche se si iscrivono nelle ambizioni del regista nato a Bonghwa non mettono a tacere una certa, avvertibile e voluta (quindi fastidiosa), ingenuità.
Poi se aggrada c’è anche un filo tramico che sebbene lievissimo coagula la breve durata di Amen; i dialoghi sono inesistenti, viene giocata la carta della ripetizione (non senza risultare un goccio stucchevole) e del tenue mosaico di questa giovane donna si carpiscono i frammenti: c’è la ricerca di un qualcuno (parallelo dell’intento personale di Kim?), c’è una gravidanza, c’è una misteriosa figura maschile con tanto di maschera antigas che segue la protagonista, ci sono rapide e non troppo chiarificatrici interazioni tra i due e ci sono dettagli religiosi immortalati di sovente (ed è interessante notare come la resurrezione kimmiana si sia affidata ad icone cristiane), ma l’impressione è che tutto ciò conti poco per un Ki-duk assolutamente concentrato a riprendere le redini del ruolo professionale, il parto sarà più completo (senza estirpazione di capelli) con Pietà, qui è una roba for fans only, ma la domanda è: per Kim ce ne sono ancora di ammiratori?