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America Latina sviluppo a rischio, colpa della società violenta

Creato il 09 maggio 2013 da Eldorado

I venti che hanno soffiato in questi ultimi anni a favore dell’America latina si stanno placando. L’avvertimento viene dalla Banca Mondiale che, nel suo annuale rapporto sulla regione, afferma che è venuto il momento delle riforme per affrontare i sintomi di ristagno delle politiche economiche.

Secondo il documento, presentato a Washington, le nazioni latinoamericane devono ora investire in competitività e, di conseguenza, in produttività. Il contesto globale è mutato e anche l’America latina, che aveva approfittato di una favorevole convergenza, deve ora trovare nuovi meccanismi per mantenere e, soprattutto rinnovare, il suo buon momento. La previsione per il 2013 è quella di una crescita del 3,5% a livello regionale, un dato considerato comunque accettabile ma che non deve trarre in inganno.

Su tutti i pericoli, la Banca Mondiale ne vede uno in particolare che potrebbe rendere vano qualsiasi sforzo. Il suo vicepresidente, Hasan Tuluy, non ha problemi ad identificarlo: ¨Dietro il boom latinoamericano si cela un’ondata di criminalità e violenza che mette a rischio un decennio di progresso e che colpisce tutti i cittadini, in particolare i più poveri che non hanno la maniera di proteggersi¨. L’insicurezza, insomma, come il tallone d’Achille dello sviluppo.

¨La criminalità è senza dubbio un fattore che incide negativamente al clima di investimenti in America Latina¨ indica a L’Indro Roy Zúñiga, docente ordinario della prestigiosa Incae Business School.

¨Nel 2012 le venti città più pericolose del mondo, secondo il Consejo Ciudadano para la Seguridad Pública con sede in Messico, sono risultate metropoli latinoamericane. È un dato incredibilmente sconvolgente, se si prende in conto che queste città sorgono in paesi dove non c’è una guerra in corso. Questa violenza ha conseguenze fatali per le economie¨.

Questo perché, in fondo, la dinamica è proprio quella di un paese in guerra. Continua Zúñiga: ¨il movimento dell’economia diminuisce, a causa di una società che ha paura di uscire e di consumare o comprare. Inoltre, questa situazione attenta alla sicurezza personale e giuridica delle aziende, che ha come risultato un’incidenza negativa sulla classificazione di rischio di un paese da parte delle società come JP Morgan o Standard & Poors, che utilizzano un modello che analizza fattori economici, sociali, politici e geografici. I fattori di rischio si incrementano e limitano così l’accesso ai prestiti bancari, mentre diminuiscono gli investimenti sul mercato interno e gli investimenti stranieri diretti sull’intera regione¨.

Il Banco Mondiale suggerisce riforme strutturali che non riguardino solo la materia economica, ma con un intervento diretto sulla società. L’esempio di El Salvador è significativo a questo proposito.

¨El Salvador¨ continua Zúñiga ¨nel 2009 registrava 71 omicidi ogni 100.000 abitanti, una cifra che si è ridotta leggermente a 69 nel 2011. L’economia del paese si è attestata al di sotto della crescita della regione centroamericana degli ultimi anni, perché la violenza minacciava lo sviluppo sociale e la crescita economica. La tregua raggiunta tra le pandillas nel marzo dello scorso anno ha abbassato l’indice a 25 omicidi su 100.000 abitanti. Questo dimostra che i programmi di inclusione sociale e di lavoro nei quartieri sono aspetti da sviluppare per migliorare gli indicatori del paese, per recuperare la fiducia degli investitori locali e stranieri e poter così riattivare l’economia locale¨.

Se la criminalità è il nemico da sconfiggere, la relazione del Banco Mondiale fa intendere anche che nell’America latina attuale non tutto è da buttare. Proprio il decennio appena passato, marcato da una ¨crescita eccezionale¨ come dice il documento dell’organismo finanziario, ha permesso a 73 milioni di latinoamericani di abbandonare la soglia della povertà. Tuluy ha indicato nelle solide basi delle politiche macroeconomiche e finanzarie le cause di questo miglioramento, confermato anche dalla crescita della classe media. Secondo le stime della Banca Mondiale paesi come Cile, Colombia, Perù, Panama e Bolivia continueranno a crescere, meno Argentina e Brasile, che hanno riportato uno stallo importante nella produttività e nell’ampliamento e modernizzazione dell’infrastruttura. 

L’imperativo però rimane uno solo, quello delle riforme strutturali: ridurre la violenza significa blindare lo sviluppo.

Articolo apparso in esclusiva sull’appzine L’Indro: http://www.lindro.it/


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