Lo scorso lunedì 24 giugno, all’interno dell’elegantissima sala conferenze dell’Istituto Italo Latino Americano (IILA), è stato presentato il numero 4 del I° volume di Geopolitica, la rivista dell’IsAG, dal titolo America Latina: tentativi di unità. L’evento, organizzato congiuntamente dai due istituti interessati, ha fatto seguito al consiglio dei delegati dell’IILA tenutosi in quella stessa mattinata presso la sede dell’istituto, a margine del quale il Dott. Tiberio Graziani, Presidente dell’IsAG, ha conferito con il Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri Mario Giro, con l’Amb. Giorgio Malfatti di Monte Tretto e con il coordinatore della Conferenza Italo-Latinoamerica Donato Di Santo, ai quali ha illustrato le attività dell’IsAG, soffermandosi, in modo particolareggiato, su quelle relative al programma “America Latina”.
La conferenza ha riconfermato la tendenza degli eventi precedenti, attirando la presenza di un pubblico prestigioso, attento e partecipe. Presente tra gli altri nell’uditorio S.E. Torcuato di Tella, Ambasciatore della Repubblica Argentina in Italia. I lavori sono stati aperti dai saluti del Segretario Generale dell’IILA, Amb. Giorgio Malfatti di Monte Tretto, del Presidente dell’IsAG, Dott. Tiberio Graziani e dell’On. Fabio Porta, Membro della Commissione Affari Esteri presso la Camera dei Deputati.
Ad entrare per primo nel merito dell’oggetto dell’incontro è stato Donato Di Santo, Coordinatore delle Conferenze Italia-America Latina, che ha preliminarmente evidenziato che le proteste in corso negli ultimi giorni in Brasile possono e devono, a suo parere, essere lette come una diretta e inevitabile conseguenza dello stato di sviluppo e della raggiunta coscienza democratica della popolazione. Ciò detto, Di Santo ha fatto il punto sullo stato dell’arte dei rapporti sussistenti tra il nostro Paese e i Paesi latinoamericani e ha indicato quali siano le concrete prospettive delle relazioni future. In particolare, il relatore ha posto l’accento sulla consistenza di comunità italiane presenti nel continente, un fattore, questo, che indubbiamente costituisce una risorsa e uno stimolo per lo sviluppo di una partnership commerciale. A tal proposito ha informato sullo stato di avanzamento delle trattative e sui numerosi progetti al vaglio del Governo italiano finalizzati ad incentivare gli investimenti dall’Italia nonché a creare una piattaforma in loco che possa orientare ed assistere gli imprenditori italiani che si trovano già stanziati sulla regione.
A seguire è intervenuto il Prof. Enzo Rossi, ordinario di Economia politica presso l’Università Tor Vergata, il quale, partendo dalle rivolte che in questi giorni stanno infiammando il Brasile, ha tracciato un chiaro quadro dell’economia brasiliana mettendone in luce i punti di forza e di debolezza e, soprattutto, ha indagato sulle cause che hanno generato e tutt’ora contraddistinguono le forti diseguaglianze sociali all’interno della popolazione brasiliana. In particolare, il Prof. Rossi ha dapprima posto l’accento sul forte sviluppo economico raggiunto dal Paese nell’ultimo periodo precisando come lo stesso sia stato originato, principalmente, dalla domanda interna e supportato dalle politiche sociali che hanno incluso grandi masse di persone. Il relatore ha, quindi, evidenziato i punti di forza e quelli maggiormente problematici, questi ultimi potenzialmente fattori di arresto e di implosione dell’economia brasiliana. Tra i primi, l’accelerazione della crescita economica aumentata in pochi anni dal 2,3% al 4%, la diminuzione del tasso di disoccupazione, di diseguaglianza sociale e di povertà e la crescita degli investimenti economici sull’educazione. Tra i secondi, la ingente “sproporzione” tra crescita del Pil al 4% e quella dei consumi e degli investimenti che crescono rispettivamente del 5,3% e dell’8%. Secondo il relatore, infatti, «questo notevole incremento in eccesso degli ultimi due dati rispetto al primo potrebbe causare importanti scompensi». Il relatore ha poi soffermato la sua attenzione su un altro fattore di rischio rappresentato dalla circostanza che il Brasile ha finanziato il deficit della bilancia commerciale con finanziamenti di banche estere che, a seguito della crisi, hanno letteralmente inondato il mercato di liquidità che ha trovato nell’economia brasiliana un ottimo campo di investimento. Tale situazione potrebbe ritorcersi contro il Brasile nell’ipotesi in cui le banche dovessero alzare i tassi di interesse, con ciò causando la diminuzione della liquidità di denaro in circolazione. La drammaticità di questa eventuale situazione si evince anche dal fatto che in Brasile non vi è risparmio privato e le famiglie sono tutte indebitate. Questo crea debiti nei confronti delle banche e, ovviamente, rende deboli a loro volta le stesse e lo Stato. A tal fine, conclude Rossi, è importante che il Brasile adotti una strategia economica di lungo periodo per far fronte a queste più che evidenti carenze.
Il terzo intervento è stato reso dal Dott. Filippo Romeo, Ricercatore associato IsAG, il quale ha inteso trattare del tema dei “tentativi di unità” in America Latina partendo dall’importanza del ruolo assolto dai singoli Paesi latinoamericani nel progetto di integrazione della regione. In particolare, Romeo si è soffermato sul Venezuela “di” Chávez e su quanto il Paese possa o meno essere ritenuto uno dei principali motori trainanti del processo di unità tutt’ora in corso. Dopo aver brevemente tracciato l’escalation del Paese, specificando come la stessa sia stata favorita sia dall’abilità dell’allora Presidente di combinare abilmente fattori geografici con fattori energetici che dalla fase in corso di multipolarizzazione delle relazioni internazionali, il relatore ha evidenziato l’importante ruolo del Venezuela nella costituzione dell’ALBA e nella elaborazione dei programmi intrapresi all’interno dell’organizzazione. Ha poi fatto il punto sull’ardua eredità lasciata da Chávez al neoeletto Presidente Maduro e, infine, sulle effettive prospettive del Paese di rimanere un attore principale nel processo di integrazione. A tal proposito, ha focalizzato l’attenzione su due principali questioni irrisolte: il problema della mancata diversificazione del comparto economico che, ove perdurasse, potrebbe compromettere notevolmente la “tenuta” del Paese; e la piaga dell’inflazione che, ancora a due cifre, tiene in una morsa il Venezuela. Tuttavia, nel concludere, Romeo ha espresso fiducia sul compimento del processo d’integrazione latinoamericana sul presupposto che è un dato incontestabile che il quindicennio Chávez abbia rispolverato l’importanza del fattore sociale, culturale e identitario, elementi questi che hanno supportato la visione geopolitica dell’allora Presidente una visione che perdurerà nonostante la sua dipartita.
A seguire l’intervento del Dott. Francesco G. Leone, Direttore del programma “America Latina” dell’IsAG, il quale nel porre l’accento su una delle maggiori entità sudamericane che al momento animano il processo di unificazione in corso, ovvero l’UNASUR, ha focalizzato l’attenzione sulla “idea” che soggiace a questa organizzazione e che, sostanzialmente, coincide con l’idea di lotta per l’emancipazione e l’unità sudamericana. A tal proposito, il relatore ha messo in luce i differenti aspetti di tale processo offrendo ai presenti numerosi e interessanti spunti di riflessione. Più in dettaglio, Leone ha fatto un breve quadro dell’architettura istituzionale, per poi concentrarsi sulla visione geopolitica che contraddistingue l’operato di tale organismo che – ha chiaramente evidenziato – «si innesta perfettamente sia sul pensiero dei Padri fondatori dell’idea di indipendenza del continente – Simon Bolivar e Josè de San Martin – quanto su quella di Peron e, da ultimo, ma non certo per importanza, di Hugo Chávez» che fu uno degli animatori del processo di integrazione latinoamericana. Leone ha, infine, evidenziato l’importanza che riveste all’interno dell’organizzazione stessa la creazione del “Consiglio Sudamericano di Difesa”, che dà la misura della volontà dei Paesi latinoamericani di costituirsi in “unità”, rappresentando un forum di discussione e di scambio di informazioni, senz’altro utile a creare un’identità nel settore della difesa al fine di poter rafforzare il sistema democratico, lo stato di diritto e, soprattutto, la sovranità degli Stati, nonché di sviluppare la promozione del disarmo.
A margine degli interventi vi è stato un vivace dibattito che ha avuto ad oggetto, in particolare, l’attuale situazione di fermento registrata negli ultimi giorni in Brasile e all’interno del quale sono state analizzate ulteriormente le ragioni, oltre che economiche, anche sociali e culturali che animano la protesta.