Gli Stati Uniti sono il paese delle contraddizioni, il paese in cui è possibile tutto e il contrario di tutto. Se hai un progetto avrai sicuramente la tua occasione per realizzarlo, ma studiare in un’università di medio livello ti costerà almeno 50mila dollari annui. Puoi trovare facilmente un lavoro, ma se possiedi una casa, dovrai versare allo Stato oltre 10mila dollari all’anno di tasse, senza contare l’assicurazione. Puoi pagare in contanti o con carta di credito, ma attenzione al prezzo: quando arriverai alla cassa, il conto sarà di qualche dollaro in più rispetto alla cifra indicata dal cartellino. Niente paura, sono ancora le tasse. Si pagano a parte e sono sempre una (s)piacevole sorpresa. Così come il conto del ristorante, al quale viene applicata una maggiorazione del 30%, che spetta al cameriere come mancia.
Insomma, questa è l’America.
Per molti rappresenta ancora la terra promessa, la meta agognata da chi sogna una vita migliore.
Ma è davvero migliore la vita degli americani? Tanto affannarsi per pagare tasse, assicurazioni, servizi vari e molto poco in cambio.
Tanto per rimanere in tema economico, parliamo di soldi. Ciò che più mi ha stupito, è la monetina da 25 centesimi, il quarter, come lo chiamano loro. Il dollaro è cartaceo, a differenza di quanto avviene per molte monete internazionali, e il 2 dollari non esiste, così come non c’è la moneta da 50 centesimi.
Capitolo cibo. Ero abituata a disprezzare il Mc Donald’s ma ho dovuto ricredermi. Il cibo negli Stati Uniti è talmente ricco di salse, di grassi e calorie che gli alimenti venduti nella grande catena internazionale sono quasi di qualità se paragonati a quelli offerti in altri posti. Morale della favola: puoi anche mangiare quasi niente e camminare tanto, tornerai a casa comunque con qualche chilo in più.
Una cosa favolosa degli States sono le autostrade: a quattro, cinque, sei, addirittura sette corsie. Strade del genere ti invitano a schiacciare il piede sull’acceleratore e andare, ma attenzione ai limiti di velocità. Il massimo a cui andare, anche su autostrade a sette corsie, è 70 miglia all’ora, circa 120 km/h. Un’altra assurdità del popolo americano.
Espressioni come libertà, uguaglianza, accoglienza sono dappertutto ma, sinceramente, non ho gradito molto l’accoglienza che mi è stata riservata, né il modo in cui sono stata salutata alla partenza. All’arrivo negli Stati Uniti bisogna non solo compilare l’immigration card, ma anche sottoporsi al rito della foto segnaletica e del rilievo delle impronte digitali, trattamento generalmente riservato ai delinquenti. Prima di lasciare il paese, invece, si viene scannerizzati ai raggi X e attentamente esaminati dalla polizia. Evviva l’accoglienza, la liberà e l’uguaglianza!
America, terra delle opportunità e delle contraddizioni. Terra ricca di lati positivi ma sicuramente anche di tanti lati negativi. Sulla mia personalissima bilancia delle prime impressioni, i contro sono sicuramente più pesanti dei pro. Può darsi che mi sbagli, o che invece abbia ragione ma per me, questa è l’America.
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