Oggi voglio parlare di cibo. No, non di tipicità italiane, o piatti della festa.
Ne avrò tutto il tempo nel nuovo blog che aprirò sulle Marche.
Parliamo di CUCINA AMERICANA.
Io sono stata là due volte, e prima ho viaggiato molto con film, articoli e libri. Sapevo già che non avrei trovato solo Mc cose gommose da mangiare.
Ma molti dei miei connazionali, testardi come muli, continuano a sventolare i soliti quattro stereotipi, ogni qualvolta si parli di tavola “Stripes and Stars”, chiudendo ,con una grassa risata da comari linguacciute, su come gli spaghetti batteranno sempre qualsiasi cosa- anche i loro avi cinesi, of course-.
Se è vero che io farò con gran passione un lavoro di promozione della mia terra all’estero, con le paure e le remore, però, di quando fai conoscere la tua famiglia ai tuoi amici più cari: speriamo che nonno non rutti alla fine della cena, e che zia non tiri fuori quei suoi gustosi proverbi popolari, così vividi, ma anche sboccacciati…
Se è vero questo, è vero pure che farei lo stesso lavoro per gli Stati Uniti- parlo sempre di prodotti validi e di qualità, selezionati dal mucchio- anche gratis.
Già lo faccio.
Cucina americana.
Le grandi correnti della loro cucina tradizionale sono:
-Cajun e Creola nel sud-est,
-Tipica del New England (Connecticut, Maine, Massachusetts, New Hampshire, Rhode Island, Vermont) nel nord-est,
-Tex Mex nell sud-ovest.
La Cajun e la Creola sono spesso accomunate. Entrambe trovano il loro centro in Louisiana e hanno origini francesi. Ma la Cajun si è sviluppata con i primi insediamenti, si caratterizza di ricette semplici, l’utilizzo di ogni parte dell’animale, spezie locali. Tipica cucina povera.
La Creola è la fusione di elementi francesi, africani e caraibici. Grande uso di frutti di mare e riso.
La cucina del New England, oltre ad avere forti radici inglesi, ha come ingredienti principi i crostacei: aragosta e granchio. Un modo tipico è cuocerli in una buca, con pietre arroventate, sulla spiaggia.
La cucina Tex Mex unisce elementi caratteristici di entrambi gli stati (Texas e Messico). E’ una cucina speziata, con la sostituzione della tortillas di mais al pane, che cura molto la presentazione.
Ora facciamo un volo d’uccello sui prodotti tipici di alcuni stati, tanto per farci un’idea molto generale.
Maine e New Hampshire: aragosta,
Connecticut: apizza- versione autoctona della pizza napoletana-,
Massachusetts: pesce, mele, cranberries- mirtilli neri-,
Vermont: formaggio Cheddar- giallo e duro, a differenza dell’originale inglese, che è più chiaro e morbido-,
Virginia: prosciutto,
Kentucky: pesce gatto (fritto), pane di mais, pomodori verdi (fritti), fagiolini e cavoli, montone (fatto sul barbecue). Focus particolare sui piatti di Lousville. Uno su tutti il sandwich chiamato Hot Rown (pane tostato, carne di tacchino e bacon, salsa Mornay).
Carolinas (nord e sud): riso, salsa barbecue (più forte e meno dolce di quella tipica della cucina Tex-Mex),
Texas: carne di manzo (con fagioli diventa il chili di carne).
E ci fermiamo qui.
I punti di unione, in questa vastità di terra sono:
- l’uso del barbecue, come modo per cucinare le pietanze e per aggregare le persone.
- il burro, usato al posto dell’olio, dovuto al fatto che non ci sono grandi coltivazioni di ulivi, ma molto bestiame da mungere.
- l’idea del piatto unico invece della suddivisione in primo, secondo e contorno. Il piatto, solitamente, comprende la pietanza principale, con due contorni.
- i condimenti onnipresenti. In America non passa l’idea di assaggiare un cibo così com’è. Anche l’insalata ha le sue salse di accompagnamento, e tutto deve essere TASTY, saporito, gustoso, anche se il risultato può essere un po’ finto, o forzato.
- l’apertura totale alle cucine di ogni etnia, senza chiusure mentali di alcun tipo.
Per concludere, diamo un’occhiata a cosa il resto del mondo ha portato là, in quel grosso sesto di terra emersa.
Degli inglesi facciamo prima a dire cosa non hanno influenzato, essendo i primi insediamenti di coloni costole fresche della Great Britain.
I tedeschi sono arrivati, con gli irlandesi, a metà del diciannovesimo secolo.
Hanno portato la birra nei loro insediamenti del Midwest - Mlwaaukee ne è diventata la capitale americana, con la sua Miller-.
Poi, naturalmente, i wurstel. Cosa avrebbero messo, se no, i newyorkesi dentro i loro hot dog?
Gli italiani, insieme ai paesi dell’est Europa, sono arrivati i primi del novecento.
Noi siamo tra le popolazioni che più hanno influenzato la cucina americana.
Spaghetti, maccheroni al forno e pizza sono,per ogni americano, cibi quotidiani, non esotici.
I contadini italiani hanno contribuito alla diffusione di ortaggi come il carciofo e la melanzana. Per un bel po’ di tempo gli americani pensavano che la pasta fosse solo al sugo, finchè non è scoppiata, negli anni 70, la passione per il pesto.
Nota bene: l’immigrazione degli italiani è stata da tutte le regioni, con enormi ondate dal nord. L’idea che molti hanno, che in America si conosca solo la cucina del meridione, è un’altra fregnaccia.
Si arrivò al punto che la passione della cucina europea- francese e italiana in testa- era diventata così dilagante, che la California, Stato sempre all’avanguardia, si pose in controtendenza. Basta con cucine che richiedono prodotti d’importazione, spesso fuori stagione. E diedero così vita, con il motto di nothing but fresh, a una cucina che ustilizzava solo prodotti di stagione e del luogo- cosa che qua da noi era la norma-.
Fortunatamente il loro clima permetteva di coltivare senza forzature prodotti di tutti gli angoli del luogo, dando vita a cucine fusion, spesso azzeccatissime.
Terminiamo il giro del mondo con i cinesi.
Essi arrivarono con la corsa all’oro (19°sec.). Vennero subito presi come manodopera perché costavano molto meno dei loro pari americani, e sopportavano orari di lavoro lunghi e faticosi (un deja vù…)
Si arrivò a un’esasperazione tale della questione che, il 24 ottobre del 1871, un gruppo di manovali bianchi e ispanici, stanchi delle mille difficoltà lavorative, entrarono nel quartiere di Chinatown a Los Angeles e uccisero gran parte degli abitanti. Negli anni successivi si decise per una soluzione drastica: il Chinese Exclusion del 1882, che chiuse le frontiere a tutti i cinesi.
I rapporti si distesero dopo Pearl Harbor, essendo l’odio nazionale focalizzato sui giapponesi, che finirono in campi di prigionia.
I cinesi comunque, soprattutto provenienti da Canton, portarono la loro cucina, tutt’oggi apprezzata in ogni angolo degli Stati Uniti.
No, non c’entra nulla con il “bambù,funghi e pollo;pollo,bambù e funghi” che troviamo da noi. Per questo ho già pronto un video per il blog.
Finiamo questa carrellata, lunga, ma davvero poco esaustiva, con i Nativi Americani, che troviamo in tavola con le tecniche d’affumicazione della carne e le focaccine di legumi e cereali, ad esempio.
E ora possiamo iniziare a esplorare. Con le idee un po’ più chiare.
Si, il prossimo grande, grandissimo progetto di viaggio, tra qualche anno, sarà proprio questo: un giro degli Stati Uniti, per assaggiarli tutti. Ho già l’acquolina in bocca.
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