ci sono alcuni elementi che ricorrono sempre nei film o nelle serie tv americane, e che sembrano essere dei capisaldi della loro cultura, o in qualche modo delle buone rappresentazioni, per quanto possano essere raffigurate con toni drammatici piuttosto che grotteschi.
Il
primo elemento è l’
highschool, l’equivalente del nostro liceo. mentre noi abbiamo i nostri film adolescenziali che raccontano di quel periodo della vita, e sono pochi e ben definiti, loro hanno una sterminata videografia a riguardo, con tanto di temi specifici come il football o il
prom, il ballo di fine anno. Ma soprattutto rappresentano -e magari sarà anche vero- quel periodo come terribile ai più, molto competitivo, assolutamente scorretto, frequentato da due classi sociali: dai belli e ricchi, e dai brutti e sfigati. Non sembrano esistere altre sfumature nei giovani americani, altri interessi. o lo shopping o l’
high-tech. E infine la competizione nell’essere primi in qualsiasi cosa: nei voti, piuttosto che in popolarità, nei loro gruppi di canto, danza e cose così, nello sport che praticano. non esiste aspetto della loro vita in cui non debbano primeggiare. è una competizione, per altro, senza regole in cui le scorrettezze si susseguono e le ferite inferte perdurano per anni. Insomma, non deve essere un bel periodo l’
highschool, per gli americani.
Il
secondo elemento riguarda sempre quel periodo lì, ma da un punto di vista più specifico. E’ per me incomprensibile la passione che hanno gli americani per le cheerleaders. Che saranno anche delle atlete formidabili, che faranno pure uno sport pericoloso e faticoso, ma insomma mi sembrano caratterizzate in un modo assolutamente fuori luogo e superato. Sembra una cosa anni ’50 che ancora mantiene un successo immutato. Il maschilismo che è alla base è evidente eppure accettato. Tutte le
cheerleader sono bionde, stupide e fidanzate con il
quarterback. Ma soprattutto frequentano le lezioni e vanno in giro per i corridoi della scuola con le divise da
cheerleader che non sono nemmeno tanto sexy, a volerla dire tutta. Sicuramente ci saranno un sacco di ragazze che fanno le
cheerleader, che ci tengono, molte altre che sono l’esatta rappresentazione di quelle che vediamo nei film e in tv. resta la mia totale incapacità a comprenderne il successo e il fenomeno.
Il
terzo elemento è quello che più mi infastidisce. perchè se i primi due riguardavano film o serie tv leggere, comiche, commediole, o grottesche, e quindi sono cose un po’ così, questo riguarda invece soprattutto i film drammatici, e spesso anche in molti film di genere. sto parlando dell’elemento scatenante le azioni del protagonista di turno di una qualsiasi narrazione americana:
la famiglia. non è importante che si tratti della moglie, o del marito, o del figlio, o della figlia, o di tutti contemporaneamente. viene una alluvione, ci sono i terroristi che ammazzano, il mondo è stato decimato da un virus, nessuno fa niente se non ha avuto un figlio morto o una moglie rapita per ricattarlo. il protagonista è l’unico che può salvare il mondo, o condurre la rivoluzione, o compiere battaglie per i diritti civili, bhè se non ha una figlia stuprata dal nemico, o un marito ucciso per intimorirlo, allora stiamo pur certi che nessuno di questi eroi americani si impegnerà mai. sembra quasi che gli americani non si muovano mai se non per un interesse specifico e personale, se non per un tornaconto -quale che sia, non solo economico- diretto. non esiste il fare qualcosa perchè è giusto che sia fatto. l’etica di fare una cosa giusta perchè è giusto farla viene usata “rappresentazione esterna”, non saprei come altro chiamarla; la motivazione specifica, invece, si trova sempre negli interessi personali e familiari, soprattutto. questa cosa vista da qui, poiché è molto frequente incontrarla, viene decisamente a noia, anche perchè spesso rovina delle ottime trame.