Avete mai visto il capolavoro di Michael Moore: “Bowling a Columbine”? E’ un documentario che ci mostra, dati alla mano, il confronto tra le varie nazioni in termini di morti per arma da fuoco.
In media, in Paesi Europei come l’Inghilterra, la Germania o l’Olanda la mortalità annua dovuta alle armi da fuoco si aggira sulle 40 persone più o meno; e negli Stati Uniti invece? 80, 100, 200? No, ve lo dico io, negli Stati Uniti si aggira intorno agli 11000 morti ogni anno. Si, avete capito bene.
Si era ipotizzato che probabilmente i dati erano dovuti al fatto che ogni individuo in possesso delle sue piene facoltà mentali ha il diritto di possedere un’arma, ma poi vediamo che anche in Canada vige la stessa legge, e i morti annui sono circa una cinquantina all’anno in media.
Allora dove sta la causa primaria di questo disagio? La causa primaria ci viene sbattuta in faccia proprio qui, in questo film capolavoro diretto da Tony Kaye: “American History X”.
Ve lo dico subito, per quanto è bello non ho parole per descriverlo, ma vi scrivo lo stesso un accenno della trama.
Derek Vinyard (Edward by EnormouSales"> by EnormouSales"> by EnormouSales"> by EnormouSales">Norton
Viene usato il bianco e nero per raffigurare gli eventi passati, e il colore per le scene che mostrano il presente, ed è davvero un accostamento vincente; quest’opera vive delle grandi interpretazioni, come quella di Edward by EnormouSales"> by EnormouSales"> by EnormouSales"> by EnormouSales">Norton
(che, come in “Birdman”, anche qui meritava l’Oscar, senza vincerlo), o quella di Edward Furlong (Terminator 2), o quella di Ethan Suplee (Randy di “My name is Earl”).E’ una pellicola che ci mostra direttamente l’odio razziale che è riverso negli Stati Uniti, un paese che è il risultato dell’unione di molte etnie, come quella africana, o quella ispanica, o quella ariana.
Il disagio è rappresentato nello stato d’animo dei cosiddetti “bianchi originari”, che altri non sono che la maggioranza della popolazione, la popolazione inglese.
Ma non sono forse stati anche gli inglesi ad essere immigrati? Non sono forse stati loro a cacciare via e sterminare i nativi americani, gli Indiani d’America? E non sono forse stati loro poi a portare la popolazione africana (nel caso dell’odio razziale verso i neri) in America, tramite la schiavitù?
Questo è quello che il regista ci vuole mostrare per tutta la durata della pellicola, la totale insensatezza dell’odio razziale.
E’ per questo che ci sono tutte queste morti per arma da fuoco negli Stati Uniti, per la convivenza forzata di più etnie, alcune privilegiate, alcune più disagiate, per questioni di denaro, di stile di vita, o, a volte, semplicemente di religione (ma comunque, tralasciando i numeri, è così in tutto il pianeta Terra).
Ma andiamo con ordine: si parte subito con la scarcerazione di Derek, e con suo fratello Danny che a scuola consegna un tema di elogio al Mein Kampf (per chi non lo sapesse, è il saggio in cui Hitler espone le sue idee politiche, ed è servito per la propaganda e il consenso nazista); il preside è un uomo di colore (Avery Brooks, grande interpretazione), che gli impone di consegnare per il giorno successivo un compito su cosa lui abbia imparato da suo fratello, sulle motivazioni che hanno portato suo fratello a compiere determinate azioni, dal titolo: Storia Americana X (American History X).
Di fatto già si vede che alla sua uscita di prigione Dereck è un uomo cambiato, quindi ci vengono mostrati gli eventi passati che lo hanno portato a finire dentro.
All’inizio lo vediamo palestrato e tatuato con svastiche e inneggi all’Olocausto, che insieme ai suoi amici-seguaci gioca una partita a basket contro dei ragazzi di colore (probabilmente appartenenti ad una gang, e quindi alla parte disagiata della società), vince e li caccia per sempre dal campo.
Seduto ai bordi del campo c’è Cameron Alexander, il fondatore del gruppo di neo nazisti di cui Dereck fa parte (e nel quale è a capo), e proprietario di una casa editrice; è lui in primis che muove i fili, è lui la mente, Dereck capeggia la rivolta, ma come accade sempre nelle guerre, i generali vanno a combattere insieme ai soldati, i presidenti stanno seduti a decidere.
Col progredire degli eventi, ci viene mostrato che una notte Dereck viene chiamato in fretta e furia da Danny, avendo sentito che gli stavano rubando l’auto; il nostro protagonista esce con una pistola, e vede due malviventi: due dei ragazzi contro i quali aveva giocato a basket, e cacciati dal campo.
Li uccide entrambi (la scena dei denti sul marciapiede è rimasta un cult immortale), arriva la polizia e viene arrestato.
Dentro il carcere capisce subito che gli conviene trovare “i suoi”, gli ariani, i nazisti, o non sarebbe sopravvissuto, vista la moltitudine di etnie presenti e i suoi tatuaggi che non lasciano molto spazio all’interpretazione; così li trova, e si unisce al loro gruppo.
Col tempo però vede che si scambiano favori con gli ispanici riguardo lo spaccio di droga, capisce che non hanno ideali in cui credono davvero (come lui invece), sono criminali come le altre razze da lui odiate e pensano solo al proprio tornaconto, al dio denaro, così comincia a discostarsi sempre di più; parallelamente fa by EnormouSales"> by EnormouSales"> by EnormouSales"> by EnormouSales">amicizia
Questo non va giù ai compagni nazisti, che un giorno lo stuprano sotto la doccia: sarà un evento terribile per lui, che segnerà definitivamente la svolta.
Ora ha capito che sono tutti uguali, nessuna distinzione riguardo alla cultura, alla religione o all’etnia, è sempre l’individuo a fare la differenza.
Da lì in poi riga dritto, anche con l’aiuto del suo ex preside, che mai lo ha abbandonato e che comunque, nonostante le sue idee integraliste riguardo al popolo nero, è sempre stato una persona dalla profonda influenza su di lui.
Esce sulla parola qualche tempo dopo, torna dalla sua famiglia, capiscono subito che è cambiato, e rivedendoli ricorda un episodio che aveva avuto durante una cena a casa sua con il nuovo compagno della madre, che era ebreo, sfociato in una sfuriata dove Dereck lo caccia di casa e maltratta la sorella, salvo poi pentirsi di ciò; ora è di nuovo con loro, con sua madre, con sua sorella, con suo fratello, e vuole fare di tutto per far sì che siano al sicuro.
Quando Seth lo va a trovare capisce che non è più lo stesso, così come la sera anche la sua ex ragazza lo capirà, in un party organizzato per festeggiare la sua scarcerazione, poi lo capiranno tutti gli altri, quando aggredisce Cameron Alexander, tramite il quale il movimento nazista aveva assunto dimensioni consistenti, e porta via suo fratello dalla festa.
Dissociandosi dal loro credo tutti gli altri non lo vedono più come un leader ora, ma solo come un nemico.
E’ in pericolo, e deve mettere in salvo la sua famiglia, ma non prima di tentare un ultimo appello in memoria di ciò che aveva rappresentato per i suoi seguaci un tempo, sotto pressione del suo ex preside e della polizia, al fine di scongiurare una guerra tra il movimento nazista e le altre etnie.
Danny intanto ha concluso il tema e lo ha consegnato, ma poco dopo, nel bagno della scuola, viene ucciso da un ragazzo di colore al quale aveva fatto uno sgarro il giorno prima, con un colpo di pistola.
Dereck abbraccia il suo corpo, tra le lacrime e la disperazione, e ci viene mostrato cosa effettivamente c’era scritto nel compito, i motivi che avevano portato il fratello maggiore a diventare ciò che era stato: il loro padre era un vigile del fuoco, ucciso da un immigrato straniero, ma la scintilla dalla quale tutto era partito risaliva a più tempo addietro, quando nella sua scuola era arrivato il preside che lui stimava, un preside di colore, e parlando con suo padre di un libro che l’uomo gli aveva consigliato di leggere (riguardante i diritti del popolo nero) il genitore si era mostrato insofferente e piuttosto irritato nei confronti della popolazione afro-americana, culminando il suo discorso dicendo: “E’ solo uno sporco negro”.
Il comportamento dei genitori, nel bene o nel male, influenzerà sempre il comportamento dei figli.
Così si conclude l’opera.
Ma c’è una domanda che riecheggia nella mia testa, una domanda fondamentale, una domanda in base alla quale è retto tutto il film, una domanda che si impone non solo nella vita di ogni essere umano, ma in quella di ogni essere vivente e pensante, la domanda che il preside fa a Dereck quando è in prigione, dopo aver subito lo stupro, quando gli dice che vivere non è facile, e nessuno ti insegna le domande da porti, ma questa era quella giusta, alla quale anche lui era arrivato dopo molte vicissitudini: “Quello che hai fatto ti ha reso la vita migliore?”
EDOARDO ROMANELLA