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La comparsa di un Killer incappucciato metterà fine in maniera sanguinosa alla visita della coppia.
1964: Briarcliff è all'apice della sua attività. Gestito con pugno di ferro da Sorella Jude e dall'ambizioso e carrierista Monsignor Timothy, l'ospedale si è trasformato in un ricettacolo di tutto il dolore e di tutta la paura che sia umanamente possibile.
Molte sono le persone rinchiuse al suo interno: si va dal giovane Kit Walker, accusato di essere il Serial Killer "Bloody Face", la psicopatica Grace Bertrand che forse ha trucidato i suoi familiari fino alla giornalista Lana Winters la cui unica colpa è quella di essere lesbica.
Forse però sono coloro che dovrebbero vigilare e curare quelli ad essere più pericolosi, l'apparentemente ingenua ed innocente Sorella Mary Eunice in realtà è posseduta dal Demonio, il Dottor Arden compie esperimenti sui pazienti e si vocifera che abbia un passato da criminale Nazista, solo un medico, l'appena arrivato Thredson almeno inizialmente pare animato da buone intenzioni.
Tra omicidi, possessioni demoniache e rapimenti alieni la lunga notte di Briarcliff sarà interminabile.
Esattamente un paio di anni fa tra le serie che seguivo aggiunsi anche American Horror Story, esattamente due anni fa proprio di questi giorni recensii la prima stagione ( a proposito, la rece la trovate QUI ) promettendo di continuare anche con le stagioni successive.
Adesso, con i miei soliti "leggerissimi" ritardi mantengo anche quella promessa.
Penso che chi mi segue abitualmente sa già di cosa parlo quando nomino American Horror Story però, quindi non effettuerò nessun tipo di riepilogo, rimandandovi al post precedente limitandomi a ribadire che quello che mi ha appassionato dello Show creato dai bravi sceneggiatori Ryan Murphy e Brad Falchuk per la rete statunitense via cavo FX ( e poi trasmessa anche da noi su FOX) era l'idea di una serie antologica in cui ogni stagione fosse dedicata ad un diverso tema tipico del gotico U.S.A (dalla casa infestata fino alla stregoneria, passando attraverso i serial killers) ed in cui lo stesso gruppo di attori interpretasse stagione dopo stagione personaggi diversi.
La prima stagione di American Horror Story ribattezzata a posteriori come Murder House aveva rappresentato un antipasto di tutte queste intenzioni ed era stata oltretutto, un riuscito tentativo di revisionare quegli stessi temi alla luce della più crudele, disinibita e manichea sensibilità dei tempi odierni.
Un aggiornamento, certo non sempre riuscito, con qualche errore, con alcuni scivoloni in fase di sceneggiatura e dotato un finale forse sottotono e magari appiccicaticcio. Ma di sicuro nel contesto generale, l'intera stagione si era dimostrata un prodotto una spanna sopra rispetto alla concorrenza.
Ora, con la seconda stagione viene posto il piede sul pedale dell' acceleratore e quelli che erano i pregi ed i difetti vengono amplificati fino al loro massimo.
A.H.S: Asylum si rivela quindi un vero e proprio pugno nello stomaco, una visione non certo adattoa a tutti i palati, un delirio narrativo e visivo nel bene come nel male, ma anche una gemma dotata di una libertà creativa rara ed invidiabile.
Coadiuvata da un cast in stato di grazia.
Ma del cast parleremo poi.
Soffermiamoci un attimo sull'aspetto generale.
I toni di Asylum sono perfino, se possibile, ancora più cupi e crepuscolari rispetto a quelli già estremi di Murder House, il clima che si respira- episodio dopo episodio- è nella migliore delle ipotesi, estremamente claustrofobico, teso e malato. Scelta avvalorata a livello visivo dalla scelta avvenuta in molti episodi di impiegare in molte scene colori carichi tipici degli anni 60 s alternati in altri momenti da colori completamente desaturati.
Alternanza che sconcerta ed affascina al tempo stesso lo spettatore.
IAnche il contesto scelto dagli autori fa la sua parte; se l'ambientazione all'interno di un manicomio si rivela una scelta azzeccata vera catalizzatrice di ogni tipo di incubo. Bisogna anche dire che praticamente metà dei temi narrativi e culturali della coltura e delle varie sotto culture nord americane vengono sfruttati all'interno dei tredici episodi di Asylum. C'è spazio infatti per la descrizione delle lotte per i diritti civili e per il ricordo delle difficoltà affrontate dalle prime coppie inter-etniche ( o, degli omosessuali ) nel corso degli anni 60 s, per le ipocrisie e gli errori di una certa parte della gerarchia cattolica, il clima montante di paranoia dovuto alla montante guerra fredda, ma anche - per restare nell'ambito delle tematiche horror- le possessioni demoniache, i rapimenti alieni, la presenza di criminali nazisti all'interno della "civile" società americana.
Tutto questo viene shakerato da Murphy e Falchuk all'interno dello scenario di Briarcliff che finisce per diventare un luogo della mente oltre che un luogo reale e che si trasforma nel ricettacolo di tutte le storture e le colpe della società, quasi un anticamera di un inferno creato dagli stessi esseri umani.
Ci si rincorre così con l'eterno dualismo tra Bene o Male dove però i ruoli si scambiano in continuazione e dove i pochi personaggi presentati inizialmente come positivi vengono progressivamente "sporcati" e ridefiniti in continuazione, e lo stesso capita con quei personaggi con cui all'inizio lo spettatore farebbe fatica ad immedesimarsi nel corso delle prime puntate.
Fino al momento risulta difficile distinguere e separare in cui le motivazioni degli uni o degli altri.
La rigida Suor Jude in realtà è una figura tragica e fragile segnata da anni di alcolismo, da desideri carnali e da sensi di colpa infiniti; la giornalista Lana Winters colei che dovrebbe essere l'eroina della storia, dimostrerà più volte nella sua ricerca di successo di avere motivazioni molto meno idealistiche di quanto lei stessa immagini. La tenera e dolce ricoverata Grace molto probabilmente è stata responsabile della morte di parte dei suoi familiari.
C'è forse un' unica eccezione ed è rappresentata da Kit Walker il ragazzo, accusato di essere il serial killer Bloody Face che invece riuscirà a mantenere una certa innocenza di fondo per tutta la durata della vicenda, ed è singolare che il ruolo sia interpretato da Evan Peters (attore che nella precedente stagione rivestiva il ruolo del "cattivo")
Ecco, adesso è arrivato il momento di parlare del resto del Cast.
Una cosa chiara sin dall'inizio è che ci sarebbero stati alcuni nomi intoccabili ed altri meno ed infatti entrano nomi nuovi e non tutto il cast della prima stagione viene confermato: a parte lo stesso Peters e mantenuta la barra dritta sulla star Jessica Lange qui vera e propria mattatrice assoluta nel ruolo di Sister Jude ( e del resto, come si sarebbe potuto rinunciare ad una interprete del calibro della Lange?), Frances Conroy e il bravissimo Zachary Quinto che sembra divertirsi come un matto ad interpretare un altro ruolo della sua lunga galleria di personaggi fuori di testa, contraddittori e borderline
I due creatori però si divertono molto a rimescolare le carte, colui che era stato il protagonista indiscusso negli eventi di Murder House cioè quel Dylan McDermott criticatissimo in passato per la sua legnosità, qui si limita a comparire in un ruolo da comprimario (anche se va detto, che per una volta la sua recitazione si rivela leggermente più efficace del solito), mentre avviene il contrario per le brave Lili Rabe e Sarah Paulson in precedenza comparse in ruoli secondari e che qui in Asylum assurgono ad un ruolo di primo piano. La Paulson in particolare, ha buon gioco nell'interpretare la giornalista Lana Winters, un ruolo difficile, probabilmente uno dei meglio costruiti di tutta la stagione e che permette di osservare come nel corso dei decenni in America (ma non solo ) sia cambiata la percezione dell'omosessualità.
Per quanto invece riguarda i nuovi arriiv, va senza dubbio citata la solita ottima performance del veterano James Cromwell mentre invece risulta un po sottoutilizzato ed in ombra l'inglese Joseph Fiennes, che pur essendo un ottimo attore in certi momenti sembra quasi schiacciato dalla presenza (e dalla concorrenza) di tanti ottimi attori nel programma.
Con A.H.S: Asylum la serie offre forse quella che è la sua stagione più ambiziosa e riuscita, non mancano però i difetti.
Come in Murder House talmente tanti sono gli elementi e le sotto trame inserite nel corso della storia, che ad un certo punto i due creatori ed i loro sceneggiatori da loro assunti sembrano non riuscire più a seguirli tutti, e -specie negli ultimi episodi- il climax di tensione invece di essere spiegato sembra sgonfiarsi, anzi sembra accartocciarsi miseramente su sé stesso,
In alcuni momenti vengono rasentate punte di irriverenza quasi di blasfemia che potrebbero infastidire la sensibilità più di uno spettatore.
E credetemi, quei momenti non sono certo pochi.
Ma se riuscite a non lasciarvi condizionare da questi momenti troverete una serie valida, con tredici episodi decisamente ancora più validi.
Dopo la fine di Asylum, Murphy & Falchuk sono andati avanti con la loro creatura, con una terza stagione dedicata alla stregoneria ( Coven, di cui però non so se parlerò, dato che i pochi episodi che ho finora visto me l'hanno fatta paragonare ad una sorta di Harry Potter sotto Acido, magari sbaglio io, eh!) ed una quarta ribattezzata Freak Show.
La tendenza mano a mano che si va avanti sembra essere quella di aumentare il numero e l'impatto nella storia dei ruoli femminili riducendo quelli maschili al minimo indispensabile, tendenza sfociata in maniera evidente, sopratutto in Coven ma ben presente anche in AsylumEd anche se questo elemento nel'attuale panorama televisivo non è certo una novità, dal momento che ci sono numerosi esempi interessanti in circolazione, però bisogna riconoscere che la Lange continua a dimostrarsi una spanna sopra la concorrenza ed in Asylum fornisce una delle sue migliori interpretazioni di sempre.
Ricordate i tempi in cui gli Attori e la Attrici cinematografici rifiutavano di apparire in televisione?
Ne è passata di acqua sotto i ponti, vero?
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