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“American Horror Story Hotel”: nella quinta stagione tutta la storia del cinema

Creato il 11 ottobre 2015 da Alessiamocci

È iniziato negli USA American Horror Story Hotel. Citazioni random: bambini gemelli (o no?) che appaiono in fondo al corridoio (con il tipico disegno ad ottagoni rossi) e una stanza (in questo caso la 64) maledetta.

Bela Lugosi’s Dead a fare da sottofondo a una coppia di vampiri sexy, una coppia impalata nel letto in una posizione spettacolare.

La camera si muove di continuo su se stessa, a darci un senso di claustrofobia. C’è di tutto, di tutto, e più che seguire la storia si passa il tempo a scovare le citazioni, a dire “Questo è…“.

Nella prima puntata ci sono Shining, Miriam si sveglia a mezzanotte, la serie tv Hannibal, Nosferatu, echi del Chelsea Hotel (si veda Sid & Nancy).

Poi Suspiria, il Villaggio dei Dannati (i maledetti bambini dai capelli bianchi. Sul serio?!), Se7en (il serial killer che sceglie le vittime in base a un suo codice morale), Ascensore per l’Inferno, A Venezia … un dicembre rosso shocking.

Omaggi a Lynch, all’impressionismo tedesco e al già citato Murnau ed a Fincher sono meno evidenti ma comunque si colgono, perché di certo AHS Hotel non è che voglia lasciare qualcosa sottinteso. Fa il primo della classe: guarda ho studiato tutta la storia del cinema e ora te lo mostrerò, ci dice.

La prima puntata è ricca, vivace, incasinata, opulenta, con abiti da diva anni ’40, un senso da noir anni ’50 che si mischia con la decadenza dei ’70 e un sacco di prodotti Apple.

Ci sono uomini vestiti da donna, sangue, droga (tanta droga, l’eroina. È forse tornata di moda?), sesso ma molto glam.

Fish eye, inquadrature da angoli acutissimi, o dall’alto, camera mai ferma, tanta crudeltà, morti su morti che alla fine perdiamo il conto. Ma d’altro canto, forse solo il personaggio di Kathy Bates è vivo, tra tutto il mondo che formicola nell’Hotel.

Dolente il tasto Hypodermic Sally (Sarah Paulson). Perché togliere Jessica Lange dal cast per far fare alla Paulson la Lange? Non sarebbe stato meglio avere l’originale a interpretare se stessa? E perché in ogni caso la Paulson ricorda Elsa Lanchester??

Guardate come la Paulson fuma, come si guarda attorno, masticate frasi come “I took the same shit and I am more than fine“. È la Lange, diamine.

Inoltre, troppo goth, troppi anni ’80, troppa, troppa musica.

Troppa slow motion.

Guardate, e non fate indigestione.

Written by Silvia Tozzi


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