La trama (con parole mie): Irving Rosenfeld di professione fa il truffatore. Ingannare le persone è il suo mestiere e la sua vocazione nella vita, fino a che lui e la sua socia in affari e in amore vengono ingannati a loro volta ed incastrati dall’agente dell’FBI Richie DiMaso. Quest’ultimo però, invaghito della socia di Irving, propone loro un accordo. In cambio dell’immunità, i due dovranno aiutarlo ad incastrare un gruppo di politici corrotti, in un gioco di inganni che si fa sempre più complesso e stratificato. Chi trufferà chi?
La vita sa sorprenderti. A volte ti inganna e ti frega, altre volte riesce a stupirti in una maniera positiva come mai avresti immaginato. Le cose migliori, come quelle peggiori, sono quelle che non ti aspetti. Io ho vissuto i miei anni adolescenziali e post-adolescenziali come uno sbandato. Come un ribelle senza causa che vuole solo una vita spericolata, come quelle dei film. Non dovevo rendere conto a niente e a nessuno, ma poi è capitata una cosa. È capitata la vita. Sono arrivati una donna, una moglie, una mamma, Julez, e un figlio, il Fordino unchained. Tutto è cambiato, la routine quotidiana così come anche il mio rapporto con il Cinema. Il rituale della visione di una pellicola in santa pace senza pause adesso ad esempio può essere interrotto dal cambio di un pannolino, ma è così che vanno le cose ora. È la vita.Anche il cinema sa sorprenderti. Ti inganna e ti frega. Proprio come questo film. American Hustle dal trailer e dalle immagini promozionali è venduto come la nuova pellicola con protagonista Jennifer Lawrence, che poi alla fine dei conti compare giusto qua e là ogni tanto. Lasciando il segno in alcune delle scene più memorabili. Un’altra grande prova d’attrice, la sua, che ci fa dimenticare la sua partecipazione a Hunger Games, la saghetta per teenager in crisi ormonale come il mio rivale Cannibale, che ormai dovrebbe essere troppo vecchio per certe stronzate.Non è certo l’unico inganno del film. Anzi, è soltanto uno tra i tanti. La pellicola si apre con l’immagine non proprio bellissima di Christian Bale che si sistema il riporto dei capelli, con tanto di pancetta di fuori. Forse qualche allenamento insieme a me gli farebbe ritrovare la forma dei tempi della serie nolaniana di Batman. Da questa apertura sembra che ci aspetti una commedia, poi arriva una scena più da film di truffa e poi ancora si torna indietro, con un racconto di formazione esistenziale del protagonista. Non è che l’inizio. American Hustle ci offre tutta una serie di svolte repentine, di cambi di narratore, di cambi di registro stilistico e narrativo. Il regista David O. Russell, apprezzato qui al saloon per Three Kings, The Fightered il sorprendente Il lato positivo, sembra gestire il tutto in maniera molto precisa e puntuale. Anche quello non è però che un inganno. Russell si diverte un mondo a giocare con zoom e carrellate come fosse un novello Martin Scorsese e a ricreare ambientazioni anni Settanta che riportano alla memoria il Paul Thomas Anderson di Boogie Nights, altra pellicola amatissima da queste parti. L’apparenza però inganna. Lo dice un noto detto popolare e lo dice anche il sottotitolo italiano della pellicola, per una volta non così campato per aria. Via via che si procede con il minutaggio, il grande spettacolo d’intrattenimento imbastito nella prima ora comincia a perdere colpi. Si cambia ancora tono e generi cinematografici, passando dagli accenni di intrecci romantici alla commedia gangster, con tanto di apparizione di un ormai onnipresente ma non onnipotente come un tempo Robert De Niro.American Hustle inserisce al suo interno di tutto e di più. Lo spettacolo in alcune parti funziona alla grande, soprattutto per merito di un cast in formissima. Oltre alla già citata sempre splendida Jennifer Lawrence, Christian Bale ingrassato e parrucchinato gigioneggia alla grande e non si rende per fortuna ridicolo come il Nicolas Cage degli ultimi tempi. Amy Adams convince e ammalia come non mai, mentre Bradley Cooper, dimenticato il dimenticabile Limitless, si conferma nelle mani di Russell attore sorprendentemente valido, così come un Jeremy Renner che per una volta non fa da riserva panchinara di Matt Damon in qualche action movie. Una serie di attori che si sfidano in una gara recitativa, una bella atmosfera da Cinema anni ’70 ed una ottima colonna sonora anch’essa naturalmente legata a quel periodo che sfoggia gli America così come Elton John, oltre ad una grande “Live and let die” dei Wings di Paul McCartney “interpretata” dalla Lawrence.Eppure le apparenze ingannano. Nonostante gli ingredienti per creare uno dei cult dell’anno ci siano tutti, non tutto funziona alla perfezione. La trama è troppo ingarbugliata e man mano che si va avanti con la visione, l'ispirazione a fatti realmente accaduti perde di interesse. I personaggi sono tutti ben costruiti e accattivanti, ma poi non vanno da nessuna parte. Questo film intrattiene bene per una buona metà del suo percorso ma non riesce mai a diventare il grande film che in apparenza sembrava destinato ad essere, finendo per risultare solo un bell’imbroglio. Divertente ed accattivante fin che si vuole, ma pur sempre un imbroglio. David O. Russell all’inizio sembra controllare tutti i fili della narrazione come un perfetto burattinaio, poi si perde clamorosamente nella confusione generale della pellicola. E noi spettatori insieme a lui.E voi lettori pure…Pensavate che questo post fosse stato scritto dal grande e potente Ford?Invece no. Sorpresa!L’ho scritto io, Cannibal Kid, quel pusillanime del suo acerrimo blogger nemico. C’eravate cascati?D’altra parte ve lo detto e ripetuto: le apparenze ingannano.
“But if this ever changing world in which we live inmakes you give it a cry, say live and let dielive and let die, live and let die, live and let die” Paul McCartney & Wings - “Live and let die”