C'è un Christian Bale che porta sullo schermo la sua ennesima mutazione fisica, sempre convincente e degna di plausi. C'è l'immobile Amy Adams che affida alla sua sensualità la forza del personaggio, muovendo quasi solamente le labbra e offrendo una intensità recitativa degna di nota. C'è Bradley Cooper, rivelazione di quest'ultimo periodo cinematografico, coi suoi ricci perfetti e la sua esuberanza fastidiosa. E poi c'è lei, Jennifer Lawrence, che compare di meno rispetto al trio presentato poche righe fa, ma che fa sentire la sua assenza ogni volta che non è in scena. Istintivamente nata per questo lavoro, la Lawrence cattura l'attenzione dello spettatore (merito anche del suo personaggio stravagante) e risolleva la storia da quella linearità così didascalica. Sì, perché American Hustle è in realtà un continuo monologo fuori campo atto a raccontare sensazioni e riflessioni dei propri protagonisti, ovvero la coppia di truffatori interpretati da Bale e dalla Adams, che narrano allo spettatore le loro mosse cercando di renderlo partecipe ma trasformando le performance attoriali in qualcosa di più distaccato e meno coinvolgente. Ogni momento narrato in voce fuori campo smorza i toni e rallenta la narrazione, distogliendo lo spettatore dal racconto e lasciandolo lì ad aspettare che Jennifer Lawrence e i suoi capelli tornino in scena. I capelli sono poi uno degli elementi più importanti e curiosi di questo film: sempre lì ad essere sistemati (Bale che cura con minuziosità il suo riporto, la Adams e Cooper con i bigodini, la Lawrence che si fa la messa in piega per la festa con il sindaco), i capelli sono forse la chiave di lettura più particolare di questa pellicola. Tramite essi notiamo infatti l'intenzione dei personaggi di mascherarsi, di apparire diversi da ciò che sono (non a caso Amy Adams si confesserà a Cooper con i bigodini in testa, e non in un momento in cui la sua perfetta maschera è al top), sempre pronti a nascondersi dietro ad un altra verità che non appartiene alla loro vera natura (Bale), allestendosi in testa una esuberante chioma riccioluta laddove in realtà i capelli sono lisci (Cooper). E forse, sotto sotto, si aspetta con ansia il ritorno di Jennifer Lawrence in scena perché, con i suoi smalti che odorano di fiori e spazzatura, con i suoi capelli quasi sempre un po' sfatti e con i suoi atteggiamenti da adolescente, è probabilmente l'unico personaggio vero e onesto di questo quartetto.
C'è un Christian Bale che porta sullo schermo la sua ennesima mutazione fisica, sempre convincente e degna di plausi. C'è l'immobile Amy Adams che affida alla sua sensualità la forza del personaggio, muovendo quasi solamente le labbra e offrendo una intensità recitativa degna di nota. C'è Bradley Cooper, rivelazione di quest'ultimo periodo cinematografico, coi suoi ricci perfetti e la sua esuberanza fastidiosa. E poi c'è lei, Jennifer Lawrence, che compare di meno rispetto al trio presentato poche righe fa, ma che fa sentire la sua assenza ogni volta che non è in scena. Istintivamente nata per questo lavoro, la Lawrence cattura l'attenzione dello spettatore (merito anche del suo personaggio stravagante) e risolleva la storia da quella linearità così didascalica. Sì, perché American Hustle è in realtà un continuo monologo fuori campo atto a raccontare sensazioni e riflessioni dei propri protagonisti, ovvero la coppia di truffatori interpretati da Bale e dalla Adams, che narrano allo spettatore le loro mosse cercando di renderlo partecipe ma trasformando le performance attoriali in qualcosa di più distaccato e meno coinvolgente. Ogni momento narrato in voce fuori campo smorza i toni e rallenta la narrazione, distogliendo lo spettatore dal racconto e lasciandolo lì ad aspettare che Jennifer Lawrence e i suoi capelli tornino in scena. I capelli sono poi uno degli elementi più importanti e curiosi di questo film: sempre lì ad essere sistemati (Bale che cura con minuziosità il suo riporto, la Adams e Cooper con i bigodini, la Lawrence che si fa la messa in piega per la festa con il sindaco), i capelli sono forse la chiave di lettura più particolare di questa pellicola. Tramite essi notiamo infatti l'intenzione dei personaggi di mascherarsi, di apparire diversi da ciò che sono (non a caso Amy Adams si confesserà a Cooper con i bigodini in testa, e non in un momento in cui la sua perfetta maschera è al top), sempre pronti a nascondersi dietro ad un altra verità che non appartiene alla loro vera natura (Bale), allestendosi in testa una esuberante chioma riccioluta laddove in realtà i capelli sono lisci (Cooper). E forse, sotto sotto, si aspetta con ansia il ritorno di Jennifer Lawrence in scena perché, con i suoi smalti che odorano di fiori e spazzatura, con i suoi capelli quasi sempre un po' sfatti e con i suoi atteggiamenti da adolescente, è probabilmente l'unico personaggio vero e onesto di questo quartetto.
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