Strano a dirsi ma per una volta mi ritrovo a concordare con la distribuzione all’italiana e con la tagline scelta, davvero appropriatissima per descrivere in due battute una pellicola tecnicamente (quasi) ineccepibile, ma vagamente scarsa quando si passa a parlare di contenuti.
Giusto per non generare equivoci, vi dico subito che American Hustle è sicuramente un film di altissimo livello, ma nonostante tutto, almeno per la sottoscritta, è stata una visione piuttosto deludente.
Indubbiamente si tratta di una confezione sfavillante (regia e cast eccezionale, dimensione visiva strabiliante), eppure non posso fare a meno di parlare di vuoto assoluto pensando alla storia narrata. Alcuni obietteranno dicendo che è un classico della gestione di David O. Russell, che preferisce spingere sulla condizione character driven piuttosto che sulla trama. Per me questo è un limite quasi insormontabile, soprattutto quando penso alle nomination per l’Original Screenplay e mi ritrovo davanti ad uno script debole e imbastito da una quantità di dialoghi improvvisati e che sembrano buttati lì a casaccio…
Fortunatamente il film gode di due aspetti positivissimi ed in grado di influenzare la percezione generale della pellicola, ovvero la gestione di cast/personaggi e tutta la resa dell’ambientazione, grazie ad una visione iperestetizzante che si declina alla perfezione su un comparto tecnico di scenografie, costumi, trucco e parrucco mozzafiato, vividi e vibranti nella riproposizione delle atmosfere anni ’70-’80 senza rinunciare ad un tocco di contemporaneità nella mise en place.
E per concludere parliamo dei personaggi e della potenza interpretativa di alcuni tra i migliori attori in circolazione che, a dispetto di qualche piccolo scivolone e di una “leggerissima” caricaturizzazione di se stessi, riescono ugualmente a regalarci delle caratterizzazioni irresistibili. Splendida Jennifer Lawrence, roboante, stupida e geniale più che mai, e straordinaria la nostra Amy Adams, che ancora una volta riesce a stupirci passando da un’estremo all’altro dello spettro di tutte le caratterizzazioni possibili ed immaginabili (da principessa Disney, a suora, a panterona sexy e chissà quante altre ancora). Infine, sempre magnifico l’adorato Christian Bale, qui trasformato per l’occasione in un ciccio-panzuto con il riporto che si lascia commuovere dai forni a microonde, ma anche veicolo di un’intensità e di una disperazione disarmante ed inaspettata in un film che gioca così fortemente sulla componente ironica…