American mary, stay away from me

Creato il 24 agosto 2013 da Cannibal Kid
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American Mary (Canada 2012) Regia: Jen Soska, Sylvia Soska Sceneggiatura: Jen Soska, Sylvia Soska Cast: Katharine Isabelle, Antonio Cupo, Paula Lindberg, David Lovgren, John Emmett Tracy Genere: rifatto Se ti piace guarda anche: Nip/Tuck, Excision, Pathology, Denti
American Mary è stata la più grande delusione cinematografica della mia vita!
No, non è vero, quella è stata Alice in Wonderland di Tim Burton. Per questo American Mary non nutrivo aspettative così elevate e il risultato non è poi tanto disastroso, eppure mi ha deluso abbastanza. Mi aspettavo un film estremo, trasgressivo, in grado di rappresentare qualcosa di nuovo. Invece non c’è niente che non si sia già visto, e fatto in maniera più incisiva e geniale, in un qualsiasi episodio, anche il peggiore, di Nip/Tuck. Come già sottolineato dal blogger Bradipo a suo tempo, non si può infatti non avvicinare questa pellicolina alla storica serie firmata da Ryan Murphy.
Il paragone impegnativo e proibitivo con Nip/Tuck non è però che il primo dei problemi del film. Quello maggiore è la mancanza di una logica. Nel film tutto sembra succedere in maniera piuttosto casuale. Le scene sono montate insieme alla buona ma l’insieme risulta sfilacciato. Ad apparire casuale è soprattutto il legame con la religione. Da un film che si intitola American Mary, la Maria americana, uno si aspetta qualche legame, possibilmente destabilizzante e provocatorio, con la religione cattolica. Ancora di più dopo che i titoli di testa suonano proprio l’Ave Maria in colonna sonora. Invece di grosse connessioni con la Maria Vergine e la poco vergine protagonista a parte il nome non ce ne sono. O forse sono io che non le ho viste.
American Mary… Non sarà la Maria Vergine, ma sarà almeno americana, no?
No. La protagonista arriva dall’Est Europa e la pellicola, per quanto apparentemente di ambientazione americana, è una produzione canadese. American Mary fin dal titolo sembra quindi un prodotto in cui le cose sono messe lì a caso. Vai col random! Una pellicola poco ragionata e se a questo punto fosse un film tutto istinto sarebbe una bella cosa. Invece è anche una pellicola fredda, glaciale, come e persino più del citato Nip/Tuck.

"Cannibal, guarda qua sotto cosa capita a chi osa parlare male del nostro film..."

Dalle Sorelle Soska, trasgressive filmmakers canadesi e nuove paladine dell’horror femminista, mi aspettavo poi un film più spinto. Più hardcore. Sia nel senso erotico e violento del termine, sia a livello cinematografico. Le due dirigono invece con un taglio televisivo glamourous, ci condedono qualche momento splatter che comunque appare più forzato che altro, e lasciano l’erotismo anch’esso molto patinato unicamente nelle mani e soprattutto nel corpo della protagonista Katharine Isabelle, già vista in Licantropia Evolution. Gran bella femmina chiamata da sola a reggere il peso di tutta la pellicola sulle sue spalle. Peccato si ritrovi con un personaggio che avrebbe tutte le carte in regole per essere cool, una specie di Christian Troy al femminile, ma che invece risulta costruito malamente e piatto (e non mi riferisco alle forme dell’attrice).
Presentato al Frightfest e annunciato come un nuovo cult movie, questo American Mary si rivela troppo vuoto, privo di qualunque tipo di contenuto. Avendo a disposizione un tema come quello della chirurgia estetica, ci si aspetterebbe almeno una qualche riflessione sulla società dell’immagine, oppure sulle insicurezze che portano una persona a cambiare radicalmente il proprio aspetto fisico. Invece assistiamo solo a una parata di personaggi freaks che non vengono minimamente indagati, al contrario di quanto avveniva in ogni episodio di Nip/Tuck (okay, adesso la smetto di menzionarlo!). C’è la tipa che vuole diventare in tutto e per tutto una bambola, c’è la simil Betty Boop, ci sono le gemelle che vogliono scambiarsi un braccio per essere legate per sempre. Gemelle interpretate tra l’altro dalle stesse registe, le Soska sisters. A ciò si aggiunge uno strupro, un omicidio che poi diventa più di uno e qualche altro elemento al confine tra thriller e horror, senza però riuscire a intrigare o a mettere tensione come da un buon thriller ci si aspetterebbe, e senza spaventare o inquietare come dovrebbe fare un valido film dell’orrore. Tutto quello che resta è una pellicola che punta tutto sulla confezione, nemmeno troppo curata o pregiata, in cui si può intravedere giusto stando a guardare molto attentamente un potenziale in chiave futura per le Soska sisters. O forse il vero messaggio del film sta proprio in questo, nello specchiare una società di plastica che vuole apparire bella, crede di essere bella, ma non è bella. È solo finta. (voto 5/10)


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