Anno: 2015
Durata: 134'
Distribuzione: Warner Bros Italia
Genere: Drammatico
Nazionalita: USA
Regia: Clint Eastwood
Data di uscita: 01-January-2015
Cecchino infallibile?? Nel suo nuovo lavoro il regista 84enne torna a descrivere il confine tra coraggio e cinismo
Alla base c’è l’omonima autobiografia di Chris Kyle, il più efficiente tiratore scelto della storia militare americana rimasto banalmente ucciso, quasi per una legge del contrappasso, in un poligono di tiro per mano di un giovane reduce affetto da stress post-traumatico. Un eroe o un assassino? Un modello o un millantatore?
Prima affidato e poi rifiutato da Steven Spielberg, lo script di American Sniper è finito quasi per caso sulla scrivania dell’84enne 5 volte Premio Oscar Clint Eastwood. Tratto dal libro autobiografico “American Sniper: The Autobiography of the Most Lethal Sniper in U.S. Military History“, il film rende omaggio al Navy SEAL Chris Kyle, passato alla storia come il più letale cecchino d’America. 160 uccisioni da lunga distanza, a suo dire ricalcolate e diventate addirittura 255, che lo resero un’autentica leggenda in Iraq, con tanto di taglia da 200.000 dollari sulla sua testa.
Eastwood sarà volutamente inciampato su una sceneggiatura che trasuda patriottismo? Pura e semplice propaganda bellica?
Aderendo al percorso emotivo/soggettivo di Chris, Eastwood non mette mai in dubbio la legittimità degli interventi militari, nè la necessità della guerra, nè l’inevitabilità del male necessario. Non è solo questione di ideologia personale, ma anche di rispetto per un uomo che in quegli ideali ha creduto. Allo stesso tempo, Kyle è svuotato di ogni spacconeria, e Cooper interpreta questo aspetto con molta accortezza: Chris Kyle concilia meglio di altri suoi colleghi la macchina per uccidere con la coscienza dell’essere umano, ma a Eastwood bastano alcune scene chiave per zavorrare i facili superficiali entusiasmi con una cupezza di fondo, una claustrofobia di emozioni, di cui nè lo spettatore nè lo stesso Kyle riescono più a liberarsi.
Retorica e propaganda, mistificazione storica e verità accuratamente dimenticate. Clint e Jason Hall, hanno delineato i tratti di una guerra nata tra le menzogne, proseguita nel sangue e di fatto mai realmente finita. Il regista delinea il rapporto bene-male attraverso espedienti narrativi come l’educazione violenta (“Esistono i lupi cattivi, le pecore e i cani da pastore. Voi sarete cani da pastore”) e tramite una rivalità cromatica esplicitata nelle due fazioni soldati Usa e ribelli. I primi uccidono per difesa o prevenzione, i secondi, vestiti di nero, sembrano giustiziare solo innocenti. Dopo Flags of Our Fathers e Lettere da Iwo Jima, il regista 84enne torna a dire la sua sulla società americana, e lo fa attraverso un personaggio controverso come Chris Kyle. Forse non sarà il miglior film di Eastwood, vittima degli standard troppo elevati ai quali ha abituato il pubblico, ma indubbiamente risulta essere un’opera di alto profilo, originale e coraggiosa.
Sonia Serafini