A volte all’interno dei cinema accadono strane cose. Soprattutto nel periodo di Natale, quando persone che solitamente non frequentano questi luoghi, improvvisamente affollano le poltrone dei multisala. E quindi può capitare che nel pienone della sala il tuo posto a sedere sia adiacente a quello dell’uomo dai commenti sorpresi, quello che quando vede una scena particolare non può esimersi dal gridare “Porco Giuda!!”, o peggio del peggio quello a cui piace fare da starter agli applausi, che quando accade qualcosa di particolarmente toccante o trionfale da quei due o tre colpetti di applauso in modo che la folla lo segua (ma anche no). Tutto questo mi è accaduto proprio ieri sera, quando a distanza di un giorno di riposo sono tornato al cinema a vedere un nuovo film biografico. Questa volta niente di cervellotico, anzi tutto il contrario: muscoli e testosterone per American Sniper.
La pellicola è tratta da un libro biografico scritto dallo stesso protagonista delle vicende, Chris Kyle, il cecchino dei Navy Seal americani con più vittime confermate sul campo e un curriculum militare da fare invidia a Rambo. Nei panni di Chris c’è un tozzissimo Bradley Cooper, che ha preso 20 chili per fare questo film, di cui una decina sono finiti sul collo taurino. Chris nasce in Texas, allevato col fratello da un padre che probabilmente ha la bandiera americana tatuata sul braccio. Da grande fa il cowboy nei rodei, ma dopo un attacco terroristico decide di arruolarsi nei Seal, uno dei corpi speciali dell’esercito. Diventa un cecchino, si sposa e parte per l’Iraq, dove mette alla prove le sue abilita di soldato per sradicare il terrorismo.
Ecco in brevissimo la trama del nuovo film di Clint Eastwood, che torna a raccontare gli effetti della guerra sul popolo americano dopo Lettere da Iwo Jima e Gran Torino. Il film è l’esaltazione stessa del mito americano. Il padre di Chris è l’emblema del maschio alpha che cresce i suoi figli non come pecore o come lupi, ma come cani da pastore, coloro che si battono contro i lupi per difendere chi non sa farlo da solo. Chris cresce e diventa l’uomo più saggio del mondo, non dice mai nulla fuori posto, non alza mai le mani più di tanto, è un mito. Quando è in guerra diventa l’idolo di tutti. E’ il super soldato americano: dio, patria e famiglia. La cosa mi ha piuttosto infastidito…ma gli americani son fatti così.Nonostante la buona recitazione di Cooper e di Sienna Miller, però, il film ha qualche ingranaggio guasto. Lo scopo dovrebbe essere far vedere il cambiamento degli uomini durante la guerra, ma il focus è centrato male e il centro della storia sembra essere semplicemente un semplice spara spara contro i cattivoni terroristi (tanto che ogni ragazzino terrorista che viene ucciso fa esultare il pubblico, mentre ogni volta che muore un americano il pubblico parte con i “che bastardi”). La storia alterna momenti in guerra con momenti a casa, ma i secondi sono troppo veloci e non danno il tempo di capire il peso che il soldato porta sulle spalle quando non combatte. Servirebbero maggiori approfondimenti sulle relazioni umane fuori e dentro la battaglia. La moglie è l’unico personaggio ad avere una certa tridimensionalità, per quanto blanda, mentre gli altri personaggi sono di un piatto che veramente fa paura. Il regista dagli occhi di ghiaccio esalta il soldato e uccide l’uomo, facendo così perdere senso alla sua storia. Le scene cruente in guerra sono ottime e giustificate dal tema, ma la lentezza con cui si svolgono costringono il film ad accelerare tutto il resto, rendendo la sindrome da stess post traumatico del protagonista una cosa piuttosto superficiale che viene superata in circa 5 minuti di pellicola.
Forse proprio a causa delle tante aspettative che questo film si portava dietro, la delusione per la sua visione è stata tanta. Certamente non un film brutto, anzi a un primo impatto è anche abbastanza gradevole, ma che quando si va ad analizzare perde consistenza e si sgretola nelle sue mancanze e lacune. Forse gli 80 anni di Clint iniziano a farsi sentire.