American sniper
Creato il 14 gennaio 2015 da Veripaccheri
American Sniper
di Clint Eastwood
con Bradley Cooper, Sienna Miller
Usa, 2014
genere, biografico, drammatico
durata, 134'
Nel mestiere di critico
cinemagrafico
come in quello di chiunque abbia a che fare con macrocategorie capita
spesso di generalizzare nel tentativo di comprendere la complessità dei
fenomeni osservati. Per
fortuna, almeno nel cinema, esistono ancora i cavalli di razza,
esponenti di un
eclettismo naturalmente riottoso a questo tipo di semplificazione. Se
non fosse così Clint Eastwood da par suo rischierebbe la schizofrenia,
tante sono state nel corso degli anni le interpretazioni che di lui e
della sua arte sono state fornite. Revanscista e misogeno al tempo della
new hollywood, progressita e umanitario a partire dagli anni
novanta (con "The Unforgiven" a rappresentare tale cesura), il cinema del
regista americano, almeno in Italia,
non ha mai avuto una lettura
equilibrata, per motivi in parte riconducibili alle simpatie politiche
del regista, in parte per la scelta di sceneggiature caratterizzate
da un protagonismo maschile dominante e risoluto. Per fortuna l'arte
cinematografica nelle sua migliori espressioni è frutto di ben
altri estri, e soprattutto orgogliosa di una libertà - di pensiero e
d'espressione - che Eastwood conferma ancora una volta con "American
Sniper",
autobiografia del cecchino più letale della storia americana - al secolo
Chris Kyle, navy seals impiegato in Iraq - e nuovo capitolo su
uno dei momenti più drammatici della recente storia americana, quello
seguito alla tragedia dell'11 settembre - puntualmente ricordata nelle
immagini d'archivio presenti nel film- con la crociata proclamata dalla
nazione americana rappresentata dallo spirito guerriero e dagli ideali
dell' irrequieto protagonista.
Dopo il
nostalgico revival di "Jersey Boys" Eastwood torna dunque
al presente, "complicandosi" la vita con la storia di un uomo che, non
solo decide di vendicare il suo paese schierandosi dalla parte del più
forte, ma che nel farlo si dimostra scevro da qualsiasi accenno di
dubbio o pentimento. Una visione del mondo
unilaterale e manichea che
appartiene alla biografia del personaggio, e che Eastwood trasporta
sullo
schermo in una forma (classica) certamente impeccabile, ma senza la
consueta (e a
dire il vero da un pò di tempo assente) capacità di riflessione.
Mancanza d'ispirazione, o, se diamo retta alle accuse
scatenatesi dopo la presentazione del film, omissione volontaria, quello
che qui importa non è constatare il fatto che "American Sniper"
abbia più di una similitudine con certo cinema di guerra votato all'azione, come
attesta l'inserimento nella parte centrale del film di un'affannosa caccia
all'uomo ("Il macellaio", sniper iracheno che fa strage di marines) non
presente nel libro di memorie da cui è tratta la storia; ne di rilevare il cambio
di prospettiva adottato nell'approccio ad un genere come quello
biografico, che Eastwood aveva affrontato in passato con una lente sin troppo
deformante (ci riferiamo soprattutto a J Edgard) e che oggi, almeno per
quello che riguarda la vita di Chris Kyle, si attiene alla
realtà dei fatti senza interpretarli. Interessa invece rilevare una
continuità di temi e contenuti rispetto alla carriera dell'autore che
"American Sniper" ribadisce soprattutto nella parabola esistenziale di
un uomo che non riesce a salvare
ne se stesso ne gli altri. Ennesima figura di paternità mancata, lo
Sniper Eastwoodiano diventà così l'emblema di un cinema che attraverso
la sconfitta del super uomo confessa al mondo la sua impotenza.
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