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Di Gigi Di Fiore, giornalista de "Il Mattino"
CASTELLAMMARE DI STABIA - Quella mattina, sulla banchina c’era gran folla sin dalle otto. Il varo di una nave era sempre un rituale, una festa che coinvolgeva l’intera città da quasi due secoli. E quel giorno, Castellammare sembrava essersi concentrata tutta all’interno dei Cantieri navali: la nave scuola «Amerigo Vespucci» scendeva in mare. Era il 22 febbraio, oggi, ma di ottanta anni fa. Una data che fu scelta non a caso: il navigatore che dava il nome alla nave era morto proprio un 22 febbraio del 1522.
L’imbarcazione che è vanto della marina italiana compie gli anni, ma anche per i cantieri navali di Castellammare, in preda a crisi e annunci di ridimensionamento, è una data da ricordare. È la celebrazione della storia di una tradizione, di un caposaldo dell’abilità professionale stabiese nel settore cantieristico.
I giornali dell’epoca raccontano che quel giorno c’era tantissima gente. Comprese le famiglie di quegli operai che, con il loro sudore, avevano contribuito a quel miracolo. C’era il comandante marittimo Oscar Cerio, il direttore colonnello Odoardo Giannelli, il comandante Roberto Filangieri di Candida presidente della Lega navale. E poi il vescovo Pasquale Ragosta, che benedisse la nave dopo la cerimonia religiosa. La madrina, Elena Cerio, figlia del comandante Oscar, fu incaricata dell’atteso rito solenne: fu lei a spingere la classica bottiglia di spumante contro la chiglia della nave. Discorsi, applausi, poi la frase rituale: «In nome di Dio, taglia!». La scure fu abbattuta sulle trinche e la nave scivolò, nel silenzio generale e tra sguardi pieni di commossa meraviglia, in mare.
Fu l’inizio di una grande avventura per l’«Amerigo Vespucci», nave realizzata sul progetto di un vascello di fine Settecento. È la più antica imbarcazione in attività nella Marina italiana, utilizzata per crociere di formazione e addestramento degli allievi dell’Accademia di Livorno. I colori bianco e nero, i tre alberi, le vele riportano ad avventure e racconti di mare del passato.
L’equipaggio di 278 persone viene integrato, durante le crociere di addestramento, dagli allievi dell’Accademia fino a raggiungere ben 480 unità. In giro per il mondo, soprattutto nel periodo estivo, con addestramenti che dal 1931 al 2010 hanno attraversato 76 crociere di cui 40 nel nord Europa, 20 nel Mediterraneo, 5 nell’Atlantico, 7 in nord America, una in centro America e sud America. E poi due giri del mondo, tra il maggio 2002 ed il settembre del 2003.
Gli addestramenti sono tre mesi di magia, di sperimentazione di rischi e abilità tecniche, attraverso il fascino di una perfetta imbarcazione che riporta al passato della marineria. E in questa alchimia echeggia l’abilità dei tecnici e maestri dei Cantieri navali stabiesi. Una lapide in marmo, scoperta dall’amministrazione comunale il 23 giugno 2006, ricorda quel varo: «Dagli scali di questo cantiere scendeva in mare il 22 febbraio 1931 la nave scuola Amerigo Vespucci vanto della marina italiana superba realizzazione progettata dall’ingegnere Francesco Rotundi a riprova delle capacità e dell’ingegno dei figli di Stabia».
La nave fu costruita in soli dieci mesi, sotto la direzione del colonnello Odoardo Giannelli che tenne il discorso ufficiale la mattina del varo. Solcò il mare nei primi anni con il motto «Per la Patria e per il re». Altri tempi, si era in pieno ventennio fascista e a cinque anni dalla proclamazione dell’impero italiano in Africa. Smaltita la sbornia retorica, con lacrime e sangue, nel 1946 il motto della «Vespucci» divenne «Saldi nella furia dei venti e degli eventi». Trentadue anni dopo, nel 1978, si arrivò al motto attuale: «Non chi comincia ma quel che persevera».
Una storia che affascina chi nel mare vede avventura e appagamento di conoscenza. Anche la nave scuola gemella, la «Cristoforo Colombo», fu varata a Castellammare. Gemella sfortunata: fu ceduta all’Unione Sovietica come pagamento per i danni di guerra nel 1949, per essere smantellata nel 1963. Invece, la storia della «Vespucci», da quattro mesi comandata dal capitano di vascello Paolo Giacomo Reale, dopo ottant’anni continua ancora...
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