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Amianto merloni. l’inail: non è nostro dovere occuparcene. neppure informare le autorità?

Creato il 23 aprile 2013 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

di Stefania Piazzo

Danni da amianto alla Merloni denunciati dai lavorarori? “Non è compito nostro vigilare”, risponde l’Inail. Ah no? Ma forse forse girare la denuncia agli organi competenti… forse quello sì? O no? O si prendono 87 esposti e si lasciano lì un anno, “chiudendo” la faccenda dicendo che le note “saranno tenute nella dovuta considerazione per eventuali future attività di competenza”? Non c’era obbligo di segnalare le anomalie e i danni denunciati a nessuno? Sicuri sicuri? Evidentemente no. Tutto ok.

Merloni, punto e a capo. Risposte poche, domande molte. La prima, che spicca nel quadro di un sistema che va dalla vendita impugnata, dai criteri di cassa integrazione contestati, dalle 220 denunce in Procura sulle condizioni dei lavoratori, alla rideterminazione del prezzo d’acquisto, 5-6 volte tanto, stabilito persino dal Tribunale fallimentare di Ancona nella storica ispezione dell’8 aprile scorso, è, appunto, la domanda delle domande: che fine hanno fatto le 87 denunce-querela sui danni da amianto di altrettanti lavoratori inoltrate l’8 maggio 2012 all’Ispettorato e all’Inail? Dopo un anno, il nulla? Come mai? E’ vero che all’Inail addirittura non risulterebbero essere state istruite, protocollate? Lo avevano chiesto Il Comitato lavoratori Merloni e l’avvocato Federici che li rappresenta.

Per una decina di giorni di quelle denunce all’Inail “non sapevano dirci nulla. Non ne trovavano riscontro. Poi però è arrivata una loro risposta formale”, spiega il legale.

E ci dica: quale?

“Non è compito loro, non devono verificare nulla. E oltre al non sentirsi in dovere di istruire una pratica legata alla denuncia di infortuni sul lavoro, dopo un anno dall’arrivo di quelle carte, hanno scritto che le terranno in considerazione”.

Cioè l’Inail dice: non è roba che mi riguardi? I danni dei lavoratori sul posto di lavoro? ”Esatto”.

Comitato e Studio legale sono costretti a portare al dominio dell’opinione pubblica con una conferenza stampa il fatto che “non solo di quelle circostanziate denunce per giorni non ci è stato detto dove siano finite, né perché non siano state istruite. Di più: Inail e Ispettorato del lavoro dovevano coordinarsi con l’asl per andare a fondo dei fatti denunciati”.

Ma allora, l’Inail che doveva fare?

“Il sistema di vigilanza è in capo alla direzione dell’Ispettorato del lavoro, ma se un ispettore Inail viene a conoscenza di una denuncia, raccoglie una dichiarazione su una violazione, primo: non può dire di non averla ricevuta; secondo, deve interessare l’ispettorato tecnico regionale o trasmettere la denuncia agli ispettori provinciali del ministero del Lavoro. Dalla risposta che l’Inail ci ha fornito invece leggiamo che “le suddette note saranno tenute nella dovuta considerazione per eventuali future attività di competenza”. Ma come, non attivano gli organi ispettivi? 87 denunce archiviate? E poi, mi scusi, perché tanta fatica nel recuperare le carte? Mi risulta che la legge che istituisce il protocollo informatico, la 465, ci sia dal 2000. A distanza di 13 anni non è ancora del tutto operativa? Problemi? Ma dirò di più: allora, l’amianto è vietato dal giugno del 1992. E la presenza di amianto modifica il cosiddetto rischio della fabbrica. Tradotto: prevede per la ditta un premio assicurativo più alto da pagare all’Inail. Ho detto molto, credo”.

Poi, la conferenza stampa ripercorre tutta la vicenda Merloni, quella che piazzolanotizia.it ha anticipato nei propri servizi dell’8, 17 e 18 aprile scorsi. Con ulteriori approfondimenti, in vista della sentenza del 23 maggio prossimo, quando il giudice Ragaglia si pronuncerà sulla richiesta di annullamento della vendita.

Spiegano Gianluca Tofi, responsabile del Comitato dei lavoratori Merloni e l’avv.Federici:

“L’8 aprile assieme al perito del Tribunale, Luca Mandrioli, è stato verificata la presenza di amianto e la non presenza dell’attività produttiva. Per contratto, c’era l’obbligo della JP di Porcarelli di acquisire il complesso in cambio del riassorbimento di 700 unità lavorative. La vendita fu per 12 milioni su un controvalore stimato di 180 (stima dei periti delle banche creditrici, ndr)”.

Poi, però, l’impugnazione della vendita: “La cifra, avallata da istituzioni e sindacati, non era per noi e le banche che avevano prestato 980 milioni di euro alla Merloni, per sostenere l’attività, non era congrua. Tanto che il perito l’8 aprile nella prima valutazione provvisoria dei complessi industriali, ha fissato a circa 6 volte tanto il suo valore. Dunque, qualcosa non quadra. Deve dunque far riflettere che come controparte in tribunale abbiamo da una parte la Merloni, i sindacati e, dall’altra, gli ex dipendenti del Comitato dei lavoratori…”.

Quindi alla politica e ai sindacati quella vendita andava bene. Perché?

“Era stata promossa nelle modalità e nel prezzo, nella regolarità. Il giudice ci dirà come la pensa il 23 maggio ad Ancona. Oggi – prosegue il legale – noi la consideriamo nulla. La decisione dei commissari liquidatori di venderla a 12 milioni a Porcarelli, era vincolata inoltre all’accordo per garantire il mantenimento del livello occupazionale: 700 lavoratori. Con il perito quando siamo entrati negli stabilimenti, abbiamo contato 30 persone. E gli altri? Dunque, pago 5 volte meno un bene, non riassumo… L’Inail poi non risponde sugli esposti per i danni da amianto e quando lo fa afferma che non è compito suo… Qualcosa non quadra, non so a voi ma a noi le domande sorgono spontanee”.

Come avete trovato gli stabilimenti?

“Ci sono macchinari pronti per essere smantellati, destinazione Turchia ed Egitto. Ma come, se dovevo mantenere l’attività produttiva, do via le macchine? Su 280 macchinari, ne sarebbero usciti 55. Va bene anche questo? Si avalla tutto in Umbria?”.

Capitolo amianto. In attesa di avere risposte, dopo un anno, dall’Inail, che istruttorie ci sono in corso?

“L’8 aprile abbiamo documentato la presenza di amianto e fibre di vetro negli uffici e nei reparti di produzione. Il sostituto procuratore di Perugia, Petrazzini, ha autorizzato una prossima ispezione proprio per ulteriori accertamenti. Ma la procura si era già attivata sul rischio amianto – spiega il legale – già dal settembre scorso. Era stato chiesto all’Arpa di scavare là dove si sospettava fossero stati interrati rifiuti nocivi, ma l’Arpa rispose alla procura che non era il caso di procedere, non ve n’erano i presupposti”.

Ed oggi la procura è dello stesso avviso dell’Arpa, alla luce degli aggiornamenti?

“Sulla base della documentazione fotografica che abbiamo prodotto, si parla di un reincarico all’Arpa o ad altra agenzia specializzata. La questione è stata riaperta, per gli scavi verrà ridato un mandato”.

Che inchieste sono in corso?

“La Procura ha ricevuto 220 denunce per danni ai lavoratori, sono state acquisite previo sequestro le cartelle mediche dei dipendenti. Abbiamo segnalato patologie da amianto e decessi. In più c’è il filone dell’amianto nello stabilimento”.

La Procura si è attivata, e l’Inail?

“Attendiamo che l’Inail ci dica cosa ha fatto. Siamo curiosi”.

Perché contestate la riassunzione dei 700 lavoratori?

“Perché riteniamo – prosegue il Comitato – che in quelle 700 riassunzioni non siano state tenute presenti alcune regole del diritto del lavoro, dallo Statuto dei lavoratori. Andiamo a vedere se è stata seguita l’anzianità, il numero di figli… nei criteri di riassunzione. Noi riteniamo che su questo non vi sia stata adeguata vigilanza del rispetto delle norme. Se ci verrà data ragione, quelle 700 assunzioni decadono e si riaprono i criteri”.

Ipotizziamo che il 23 maggio il Tribunale dia ragione alla vostra tesi. Che accade?

“La proprietà in quel caso tornerebbe agli amministratori giudiziali, cioè al Tribunale di Ancona. In questo caso si apre lo scenario per un nuovo compratore”.

Potrebbe essere lo stesso Merloni?

“E chi lo sa… Girano voci di corridoio di un interessamento”.

Per chiudere, l’accordo di programma per la riassunzione degli ex dipendenti. Che ne è stato?

“Un pasticcio dietro l’altro. Prima nel 2010 si prevedevano 35 milioni per il ricollocamento degli operai esclusi. Poi hanno rivisto l’accordo nell’ottobre 2010 è stato esteso a tutto il territorio e al 25% per la riassunzione degli ex dipendenti Merloni. Ora si sono accorti che ancora non va bene e lo vogliono rivedere. Ma a quale rappresentanza siamo in mano in questa regione, mentre attendiamo ancora di essere ascoltati dall’assessore regionale competente?”.

Competente?

“Sì, quello competente”.

fonte: www.piazzolanotizia.it 



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