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Amici scrittori: Gianluca Albanese

Creato il 10 settembre 2010 da Vidi

Amici scrittori: Gianluca Albanese

Dopo tanto tempo, ritorna la mia rubrica 'Amici scrittori'.
Ed è un piacere riaprirla con il primo libro di un caro amico di blog, Gianluca Albanese,
 giovane e valente giornalista di Calabria Ora nonché cronista sportivo.
Taranta revolution, edito da Laruffa, è la storia di una pacifica invasione del nord,  effettuata a colpi di genio e al suono della taranta di Mimmo Cavallaro.
Gli eroici, pacifici invasori controcorrente, partiti da Riace, risalgono con mezzi di fortuna lo stivale, lasciando il segno ad ogni approdo, a cominciare dalla Puglia dove al primo nucleo di avventurosi naviganti si uniscono i fedelissimi della pizzica.
E vanno, sospinti dallo spirito che così bene è descritto dalle parole della canzone 'Che il Mediterraneo sia' di Bennato:
Andare, andare, simme tutt'eguale
affacciati alle sponde dello stesso mare
e nisciuno è pirata e nisciuno è emigrante
simme tutte naviganti

La strada per Venezia si apre alla brigata, che dalla Serenissima passerà poi a Padova, a Pontida, a Imola, a Bologna, a Genova, in un crescendo di ritmo e di trovate che culmineranno con l'arrivo a Milano e, non ancora domi, con l'occupazione dell'Oktober Fest, lasciando dietro di sé la scia di un sud sano, fiero, dalle radici forti e gloriose, con un passato ricco di storia e cultura, da raccontare e rivendicare a ritmo di taranta.
Il libro ha uno stile giornalistico: sembra di vedere Gianluca, stile Enrico Ameri, dietro ad un microfono a far la cronaca degli eventi che man mano coinvolgono la banda dei tarantati!
Nella letteratura il viaggio, reale o fantastico, è stato sempre un tema molto usato: rappresenta in genere l’esaltazione del desiderio di conoscenza, del desiderio dell’uomo di superare i propri limiti e dare significato alla propria vita, anche di liberarsi da legami, pregiudizi e false convenzioni, trovando la propria stabilità nell'andare verso nuovi lidi.
Nei 150 anni dell'unità d'Italia questo viaggio all'incontrario di un gruppo di musicisti, immigrati e emigranti ha un sapore quasi di riscatto post-garibaldino.  Ha il sapore della fierezza di un popolo stanco di essere confinato lì, in fondo allo stivale. Stanco di essere solo terra di conquista. Di un popolo che, come tutti i popoli, ha figli di cui vergognarsi, ma ne ha tanti e tanti di più di cui essere fiero. Di un popolo che ha ritrovato la sua voce e, al ritmo della chitarra battente e delle tammorre, la veicola lontano, fino alle orecchie di chi finora non ha voluto sentire.
Un'idea semplice ma geniale, quella di Taranta revolution.
Complimenti e avanti così, sempre in direzione ostinata e contraria, caro Gianluca: alé!
 


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