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Amicizie negative

Da Deni
Fino a quando è lecito spronare una amicizia?
Quale è il limite tra una semplice amicizia (o buona amicizia) e amicizia morbosa da rendere la stessa negativa?
Mi spiego meglio.
Enrico ha "un migliore amico" o meglio "un amico preferito" all'asilo. Si vogliono proprio bene e durante questa estate ogni tanto ci siamo visti. Abbiamo legato anche io e sua mamma, i nostri mariti si sono conosciuti...insomma, abbiamo cercato di coltivare questa amicizia.
Tutto è nato dall'anno scorso, dalla difficoltà sia di Enrico che di S. di ambientarsi a scuola. Si sono uniti e poi nella cerhia si è unita anche MV, dolce bimba che veniva un pò "snobbata" dagli altri compagni. E' nato un bel trio...insomma.
S. è figlio unico, con una mamma che non lavora e che è molto protettiva. Debole di salute purtroppo è spesso malato, e quindi in reatà non si è mai ambientato proprio bene all'asilo. Un pò per le tante assenze, un pò perchè la madre asseconda molto i suoi capricci, un pò perchè lei essendo a casa spesso lo va a prendere dopo il pranzo.
Quest'anno lui è cresciuto, e forse ha capito che basta piangere e far capricci che ottiene quello che vuole. Quasi tutti i giorni, uscendo da scuola, la madre gli fa trovare dei regalini. A scuola piange tutto il giorno, contagiando anche chi gli sta attorno...leggasi mio figlio.
All'inizio del mese per l'influenza mio figlio è stato a casa per ben 10 giorni da scuola....anche il suo amico S. è stato a casa perchè, ufficialmente, aveva un pò di tosse, in realtà non essendoci Enrico a scuola, per evitare ulteriori capricci la madre di S. ha pensato bene di tenerselo a casa per lo stesso tempo.
Durante questi 10 giorni ogni tanto S. mi telefona chiedendomi di passargli Enrico....non ho mai ascoltato le loro telefonate pensando che fossero "discorsi tra 2 sordi" nel senso che essendo piccolini spesso uno parla di una cosa e l'altro risponde su di un argomento che non c'entra nulla. Poi un giorno stufa delle sue telefonate ho risposto che in quel momento Enrico non poteva rispondere. Lui  (S.) si è messo a piangere, mi ha detto che non vuole più andare all'asilo....e tutta una scenata. Non ho mai pensato che quelle stesse cose gliele dicesse anche a mio figlio....e come mi sbagliavo!!!!
Ora che hanno ricominciato a frequentare la scuola ho visto parecchi cambiamenti su mio figlio. Non ci va volentieri, o meglio....è molto contento di andarci al mattino, ma non vuole più stare al pomeriggio con la scusa che tanto lo fanno solo dormire e lui non vuole.
Io che non mi faccio impietosire lo mando a scuola lo stesso, pensando a semplici capricci. Poi inizia al piangere ogni mattina, pregandomi di andarlo a prendere dopo il pranzo. Non ho mai collegato al fatto che potesse essere condiziona dal suo amico. Cerco di spiegargli che il mio compito è quello di andare a lavorare, il suo quello di andare all'asilo. Cerco di passare più tempo esclusivo con lui, provo a dargli più attenzione ma questo non basta.
Inizio pure a pensare che patisca il fatto che quest'anno io non riesca più ad andare a prenderlo, uscendo lui alla stessa ora di MIlena. Così mi organizzo diversamente ed ogni tanto gli faccio la sorpresa di andarlo a prendere.
Giovedì, riunione dei rappresentati di classe all'asilo. Tra mille corse partecipo, e proprio mentre sto andando via le maestre di Enrico mi chiedono di potermi parlare. Tutte 3 insieme. Anche la maestra di sostegno che, in teoria, con mio figlio non c'entra proprio nulla.
Solo commenti positivi su Enrico. Davvero. Non pensavo che fosse così ben visto, sia dalle insegnanti che dagli altri bambini, un sacco di complimenti che lodano la sua intelligenza, la sua capacità di elaborare testi e pensieri. Insomma....devo ammettere che mi sono sentita una mamma molto molto orgogliosa.
Se non che....per loro S. è una amicizia negativa per Enrico ed a scuola hanno iniziato a dividerli. Non li fanno più mangiare insieme, li controllano durante il gioco libero, li separano durante le attività di laboratorio.
Ultimamente Enrico piange anche a scuola. E loro, le maestre, si chiedono come mai, visto che poi è partecipe, si impegna e, fondamentalmente, è un bambino sereno. Più quest'anno che l'anno scorso.
Mi hanno detto di non creare più molte situazioni in cui si possano vedere fuori dalla scuola...insomma...di prendere un pò le distanze non solo dal bimbo, ma proprio da tutta la famiglia. Inoltre hanno consigliato alla mamma di S. di prendere appuntamento con la psicologa della scuola, perchè loro non riescono proprio a gestire queste crisi del bimbo. E visto che la mamma non collabora, hanno bisogno di una persona "esperta".
Poi la svolta....Enrico mi ha detto che a scuola ha pianto, ma non sapeva spiegarmi il motivo. Gli ho detto che quando uno piange, generalmente, è perchè è triste. E se uno è triste è perchè gli è successo qualcosa di brutto, o magari a bisticciato con qualcuno. "pensaci" gli ho detto "pensa se avevi qualche motivo per essere triste, e quando lo hai trovato me lo dici che vediamo un modo per risolvere la cosa". E lui ci ha pensato "ho pianto perchè S. piange sempre perchè vuole la sua mamma. Lui va sempre via dopo mangiato". Eccolo li. Le maetre avevano ragione. Sta condizionando anche mio figlio.
Quindi mi chiedo....fino a quando il piccolo S. non riscirà a superare tutti i suoi problemi è davvero una "amicizia negativa". E' giusto allontanarlo? Abbiamo provato tutti a spiegargli che la scuola è bella, che ci sono tanti amici con il quale condividere i giochi. Gli abbiamo spiegato che non c'è solo Enrico....ma nulla. Non l'ho ha capito lui, e, quello che è peggio, non lo ha capito sua mamma.
Oggi andrò io prendere Enrico a scuola. Parlerò dinuovo con le maestre perchè non sono ancora al corrente dei miei ultimi dialoghi con Enri, e cercheremo di trovare una linea guida comune da tenere loro a scuola ed io a casa.
Mi spiace proprio, davvero, ma una amicizia deve essere costruttiva...non recare danno.

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