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“Amleto Sartori scultore” in mostra per il centenario della sua nascita, dal 7 novembre al 17 gennaio 2016, Padova

Creato il 26 novembre 2015 da Alessiamocci

Nel novembre 2015 ricorre il centenario della nascita di Amleto Sartori (Padova 3 novembre 1915 – 18 febbraio 1962), scultore e poeta, celebre soprattutto per i suoi studi sulla maschera teatrale e le conseguenti realizzazioni.

La città veneta gli dedica una mostra organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova e dal Centro Maschere e Strutture Gestuali di Abano Terme (Pd).

Dal 7 novembre 2015 al 17 gennaio 2016 il visitatore troverà esposte in Galleria Cavour più di 80 opere dello scultore padovano, che nel secondo dopoguerra ha dato inizio ad un fervido periodo di studi sulla maschera della Commedia dell’Arte, giungendo a realizzare una tecnica di modellazione di maschere in cuoio su stampo in legno, diventata poi celebre.

Amleto Sartori ha praticamente inventato la moderna maschera teatrale; importante la sua collaborazione con Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano. Le sue creazioni sono state indossate dai massimi attori di teatro della rinata commedia dell’arte.

L’Assessore alla Cultura Matteo Cavatton afferma:Rendere omaggio ad un grande artista padovano, che attraverso la creazione della maschera teatrale ha portato il nome della nostra città in tutto il mondo, significa anche tornare a considerare anni assai critici e difficili, ma pure ripercorrere un periodo vivace di storia cittadina, in cui si assiste alla ripresa dell’attività industriale, urbanistica e artistica sulle macerie della seconda guerra mondiale”.

La produzione di Amleto Sartori spazia dall’arte sacra, alla mitologia, alla ritrattistica, al teatro e impiega una grande varietà di tecniche: dal disegno alla pittura, dalle incisioni ai graffiti.

Anche i materiali utilizzati sono molteplici, e passano dal legno alla pietra, dal marmo al bronzo – ho visto persino un piccolo crocefisso intagliato nel legno di rosa.

Padova celebra quindi un artista eclettico alla massima potenza, dalla vasta produzione, sebbene sia morto nel 1962 senza neppure aver compiuto 47 anni.

Alcuni ritratti sono molto delicati, come quello in cera di Lina Meneghetti, elegante e poetico nel suo genere, che sembra “avvolgere” la figura nel calore della stessa materia che l’ha generata.

I volti in legno sono di un vigoroso realismo, quali ad esempio il ritratto del pittore Antonio Menegazzo; oppure bozzetti di rara tensione plastica e forza espressiva come quello per le statue del Ruzante e di Arlecchino.

Le maschere in legno, le “grottesche”, quali Maschera di uomo urlante, ad esempio, possiedono una struggente forza espressiva. Esse sono rudimentali “prototipi” di quelle che poi saranno le maschere vere e proprie.

I personaggi della Commedia dell’Arte sono presenti nell’esposizione in varie versioni; mentre i temi mitologici riportano l’attenzione sull’energia narrativa. Qui mi riferisco al magnifico bronzo Ercole e Anteo o Centauro e ninfe. I bozzetti per le grandi opere sacre, come il gesso per gli Angeli reggi icona di Santa Giustina, testimoniano la vasta produzione a carattere religioso. Alcune piccole sculture, di Madonne con bambino e Crocifissioni mostrano il grande valore attribuito dal Sartori alla condizione umana. Suggestivi anche i grandi scudi con narrazioni mitologiche, talvolta scolpiti in cavo.

Che Amleto Sartori scolpisca o disegni, che crei modelli imponenti o di piccole dimensioni, quello che salta all’occhio – e che potremmo definire la sua impronta – è la fisiognomica marcata delle figure. Bocche spalancate in espressioni teatrali, movimenti decisi ed eloquenti, volti stupiti oltre ogni limite: niente è mai lineare o pacato. Tutto è energia, movimento. O meglio, drammaticità.

I suoi cavalli, dalle froge dilatate e i musi posti di scorcio, danno l’impressione di avere un carattere e di essersi appena imbizzarriti.

A tal proposito, fondamentale è stato l’incontro con il mimo francese Jacques Lecoq che gli ha consentito di affinare i temi inerenti alla mimica facciale. Caratteri peculiari maturati nell’interiorità dei personaggi, che li trasformano in veri e propri “tipi”.

Durante la mia visita alla mostra, mi sono soffermata a lungo ad osservare questi volti. Essi mi sono apparsi “vivi”. Mi hanno raccontato una storia.

Written and Photo by Cristina Biolcati


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