Marco ha vissuto una prima infanzia che lui definisce abbastanza tranquilla, e ha ricevuto accudimento da entrambi i genitori che, a modo loro, gli hanno voluto sempre bene. In realtà poi si inizia a scoprire che Marco ha vissuto, sebbene in maniera molto "edulcorata" da rispetto e riverenza, un rapporto molto conflittuale con il padre, "dolcemente severo", sin da quando era molto piccolo. Sua madre non ha mai protetto Marco dagli attacchi paterni, e lentamente ha iniziato a costruire una propria identità caratterizzata da solitudine. Il padre proveniva da una famiglia "dolcemente competitiva" e con Marco è stato sempre molto severo, riprendendolo continuamente e tendenzialmente sempre molto attento che non sbagliasse, sempre lì a dire che sbagliava questo o quello, spesso anche davanti ad altri familiari. Marco non aveva spazio per ribattere. Si sentiva sempre solo, senza nessun appoggio. E un bambino non può mettere in discussione i genitori, se questo implica il fatto che potrebbe perderli. La madre, una donna depressa e confusa non era attenta ai bisogni emotivi di Marco e lo lasciava in pasto delle "ansie" che lentamente iniziavano ad alimentare la sua mente.
Chi non proverebbe ansia?
Per questo Marco soffriva molto e non capiva i motivi delle continue critiche e provava un sentimento che spesso chi soffre di paura prova: la vergogna. Solo qualcuno interveniva in suo favore. Una zia, che aveva capito quanto Marco soffrisse.
Marco ha attraversato le scuole elementari e ha attraversato il suo periodo peggiore, quello delle scuole medie. Si innervosiva per le critiche di suo padre, per tutto quello che gli diceva lui sarebbe dovuto essere, e per la poca attenzione di entrambi i genitori nell'accogliere invece cosa lui realmente voleva.
I genitori hanno concepito Marco quando erano molto giovani, quasi ventenni, e questo ha influito sul loro bisogno di dover essere dei bravi genitori, all’altezza di crescere il proprio figli o prima di tutto “come bravo ragazzo, educato e rispettoso” e, poi, anche in grado di saper fare le cose bene. Entrambi i genitori di Marco gli hanno trasmesso l’educazione, il rispetto dell’altro e l’osservanza delle regole, ma mentre la madre ha avuto un atteggiamento più sereno e permissivo, il padre è sempre stato molto severo e critico. Per questo il sentimento di attaccamento di Andrea nei confronti di suo padre è sempre stato conflittuale, in quanto da un lato lo vedeva come un modello di rettitudine, competenza, capace di dare amore e solidarietà al figlio, dall’altro, con le sue continue critiche, con il suo sottoporre a giudizio ogni comportamento del figlio, gli scatenava stati di tristezza, inadeguatezza e smarrimento, quando era piccolo, e sentimenti di irritazione e rabbia, via via che cresceva.
Oggi Marco ha 29 anni e presenta ansia elevata in diverse situazioni sociali e nello svolgimento di perfomance o semplici attività dinanzi altre persone. Tachicardia, tensione muscolare, sudorazione, agitazione, senso di oppressione, prima e durante l’evento ansiogeno, sono elementi del suo disagio psicologico accompagnati da paura di sbagliare o bloccarsi e di essere giudicato dagli altri come impacciato, stupido o inadeguato.
Possiamo parlare di Fobia Sociale quando la preoccupazione e l'ansia per la situazione che si sta per affrontare è tale da suscitare desideri di fuga e da indurre a cercare scuse e stratagemmi per non trovarsi nuovamente nella stessa situazione. La fobia sociale è una condizione che può essere adeguatamente superata. I principali sintomi emotivi della fobia sociale comprendono:
- Intensa paura di interagire con persone estranee.
- Nervosismo e apprensione verso situazioni in cui si può essere giudicati.
- Senso di colpa per il proprio imbarazzo/timidezza.
- Timore che gli altri si accorgano della propria paura.
- Impossibilità di controllare il terrore e l'ansia provata in contesti sociali.
- Evitamento delle situazioni che causano disagio.
- Interferenza della ansia provata con le attività quotidiane.
- Difficoltà a parlare in pubblico o con estranei
- Difficoltà a guardare negli occhi gli interlocutori.
- Rossori e vampate.
- Tremori e movimenti involontari.
- Accelerazione del battito cardiaco.
- Difficoltà respiratorie.
- Mal di stomaco, nausea.
- Crampi intestinali e diarrea.
- Alterazione del tono di voce.
- Tensione muscolare.
- Mani fredde e sudate.
- Confusione mentale.