Peter Brook a Milano con "Un flauto magico" dal Flauto magico di W. A. Mozart.
Il regista, drammaturgo londinese già in passato si è cimentato con l'opera lirica mettendo in scena Carmen e il Don Giovanni, portando i suoi lavori un pò in tutto il mondo.
Meraviglioso come sempre, Peter Brook, ha anche questa volta, modernizzato il libretto d'opera, ha come dice lui stesso, "... liberato l'opera dall'accumulo di tutte le convenzioni imposte negli anni".
In questo lavoro, gli attori - cantanti, sono accompagnati musicalmente solo dal pianoforte suonato da due musicisti che si alternano a seconda delle serate.
L'autore continua dicendo:" L'idea di questo Flauto è far sì che i cantanti - giovani cantanti - procedano in modo naturale, vivo e sentito, nello svolgimento della trama, senza l'imposizione di proiezioni, video o scene che girano..."; vero! I giovani cantanti si muovono occupando tutto lo spazio scenico, tutt'altro che impacciati in vestiti pesanti o in bilico su strutture come succede spesso nelle opere liriche. La scenografia (come sempre negli spettacoli di Brook) è essenziale, lunghi giunchi movibili si alternano e creano le scene; le luci, grandi protagoniste di questo spettacolo, creano e mutano le ambientazioni.
Sul palco anche i due storici attori della compagnia: William Nadylam e Abdou Ouologuem.
Ieri sera l'emozione, per me, è stata fortissima, soprattutto nel constatare che, se guidati da mitici maestri, i giovani cantanti, attori, artisti, possono strabiliare e coinvolgere il pubblico, possono ammaliare lo spirito di chi li ascolta, di chi li osserva.
Raramente un'opera lirica è stata così leggera e fluente, raramente le situazioni sono state così chiare nonostante il lavoro di riadattamento sul libretto d'opera.
Tutto questa meraviglia, forse, è data dal fatto che si tratta di un lavoro di Peter Brook, oppure perchè lo spettacolo è stato realizzato da (scenografi, costumisti, coreografi, maestri di canto...) grandi professionisti, oppure ancora perchè la musica di Mozart, oggi come allora è in grado di sublimare ogni singolo evento.
MOZART CI FA SENTIRE MENO DISPERATI. "Il mondo intorno a noi oggi è disperato. Se ci affidiamo alla guida di Mozart, colui che aveva compreso le esperienze più misteriose e segrete dell'essere umano, opere come il Flauto Magico ci consentono di collocarci di fronte alla vita. Né Mozart né Schikaneder intendevano comporre un'opera didascalica, che impersonasse un'idea filosofica e pretendesse di illustrarla al pubblico: la musica parla di qualcosa che oggi non si rintraccia per strada, né purtroppo, nelle arti contemporanee. E' qualcosa che possiamo scorgere solo attraverso la voce di Mozart che, in quest'opera, ci mostra come si possa andare oltre la disperazione per ritovarci un poco meno pessimisti".
(dall'intervista a Peter Brook a cura di ARTE in occasione del debutto di Un flauto magico, novembre 2010)