Il noto critico musicale RobertoFormigoni, che sta alle note come Silvio alla morigeratezza, ha definito “Gente della libertà” (il nuovo inno del Pdl) una canzone “splendida, orecchiabile e con belle parole”. Se non fosse stata copiata da un brano degli Articolo 31 (“Gente che spera”) del 2002, potremmo dire che la vena di canzonettista di Silvio è inesauribile, ma chiaramente così non è, a qualcosa e qualcuno deve sempre rifarsi, soprattutto se il fido Apicella è confinato sull’Isola dei Famosi. Ma la gente di spettacolo è così, oggi c’è, domani è in tournée, dopodomani chissà. La “splendida” canzone è stata presentata dallo stesso Silvio al termine degli stati generali del Pdl che l’Imperatore ha tenuto a Villa Gernetto, un castello a pochi chilometri da Arcore che sembra essere diventato la nuova sede al Nord dei berluscones. Si racconta che ai partecipanti Silvio abbia prima fatto da cicerone, poi da ospite delizioso a cena e infine da intrattenitore impareggiabile nel teatro della villa. Perché la villa ha un teatro, come a Versailles e a Buckingham Palace. Motivo della riunione, le prossime elezioni amministrative, e le strategie sulle alleanze da porre in atto per non essere travolti dalla disaffezione con la quale l’elettorato (lo dicono sondaggi sempre più spietati) segue ormai il Pdl. La tentazione di rianimare “Forza Italia” è grande, ma alla respirazione bocca a bocca si oppongono con tutte le loro esigui energie gli ex aennini, tanto che a un certo punto l’ex ministro della difesa Gnazio La Russa, ha tirato fuori la soluzione ad effetto: “Chiamiamola Forza Italiani”, ha bofonchiato addentando un panino con la porchetta. Proposta bocciata da Alemanno, giunto al Nord con un gatto delle nevi, e dalla signora Polverini arrivata direttamente con un elicottero della Protezione Civile causa Ponentino che ha impedito il decollo dell’Air Force Two. L’obiettivo principale di tutto questo sommovimento interno al partito di maggioranza relativa è ritrovare il feeling con la Lega senza la quale al Nord il Pdl è destinato praticamente a scomparire. Dopo le parole di Calderoli: “L’alleanza con il Pdl è morta e sepolta”, che equivale a dire “Silvio non preoccuparti noi ci saremo sempre basta che ti chiami in un altro modo”, Berlusconi sta prendendo seriamente in considerazione il cambio del nome del partito. Naufragato “Forza Gnocca”, fortemente osteggiato dal cardinale Bertone che gli ha detto: “Come faccio a dire a una suora di votare ForzaGnocca?”, il Cavaliere ha attivato tutto il suo pensatoio privato ma le soluzioni prospettate non lo hanno affatto convinto. “Forza Silvio” non ha più l’impatto mediatico di qualche anno fa. Il PdM, ovvero il Partito della Mazza creerebbe equivoci, anche se la Santanchè e la Brambilla hanno fatto sapere che a loro non dispiacerebbe. Il PdC, Partito del Culo (inteso come fortuna) farebbe venire un coccolone a Giovanardi. Il PdS infine, cioè il Partito della Sorte, potrebbe apparire come una specie di ultima speranza per gli italiani che si sono però stufati di sperare. Qualunque sia il nome del partito, Silvio sa che deve recuperare il rapporto con la Lega e tentare un ultimo approccio con Pierfy Casini e, quindi, all’Udc. La cosa non è affatto facile. Pierfy ha alzato la posta e poi ha dalla sua il fatto che il Pd non lo molla e sta stringendo sempre di più la corte già serrata nei suoi confronti. Il modello Marche, checché se ne dica, sta per essere esportato in altre regioni e in altre situazioni. L’Abruzzo è la prossima vittima tanto che, nelle realtà dove si voterà in primavera, le varie direzioni provinciali del Pd stanno spingendo perché a livello locale l’alleanza con l’Udc inizi da subito. A Casini il Pd sta dando un potere che il buon Pierfy non si sarebbe mai aspettato, e lo sta facendo in barba a qualsiasi tentazione di portare avanti una parvenza di discorso di sinistra. Questi dell’Udc, maestri di intrallazzi e di strategia di bassa politica, sono anche degli inarrivabili attori in grado di interpretare più parti in una stessa commedia. Spesso fingono di correre da soli poi, con in tasca già un accordo con il Pd, finite le elezioni si ritrovano ad occupare posti di assoluto rilievo nelle amministrazioni locali. Lo scopo di togliere voti alle alleanze di centrodestra è raggiunto e loro (gli udicini) non si sono macchiati della colpa di aver stretto patti con la sinistra, cioè con Belzebù. E il Pd puntualmente, ogni volta, si adegua. Incapaci ormai di interloquire con le altre componenti della sinistra, abiuratori di ogni fede di sinistra, convinti assertori dell’inutilità dell’articolo 18, il Pd preferisce avere a che fare con i moderati ai quali basta assicurare la governance dei piani regolatori, il commercio e la intoccabilità dei crocifissi nelle scuole per farli contenti. Senza l’Udc, il Pd si sente perso e poi diciamolo, si è stancato di perdere ogni volta le primarie. Meglio un patto con Casini che dialogare con quegli scassacazzi di Vendola e di Di Pietro perché mentre i leader di Sel e dell’Idv pensano, Casini governa. Volete mettere la differenza.
Magazine Politica Italia
Amministrative 2012. Il Pdl, la Lega, l’Udc e quei sor Tentenna del Pd.
Creato il 22 febbraio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Il noto critico musicale RobertoFormigoni, che sta alle note come Silvio alla morigeratezza, ha definito “Gente della libertà” (il nuovo inno del Pdl) una canzone “splendida, orecchiabile e con belle parole”. Se non fosse stata copiata da un brano degli Articolo 31 (“Gente che spera”) del 2002, potremmo dire che la vena di canzonettista di Silvio è inesauribile, ma chiaramente così non è, a qualcosa e qualcuno deve sempre rifarsi, soprattutto se il fido Apicella è confinato sull’Isola dei Famosi. Ma la gente di spettacolo è così, oggi c’è, domani è in tournée, dopodomani chissà. La “splendida” canzone è stata presentata dallo stesso Silvio al termine degli stati generali del Pdl che l’Imperatore ha tenuto a Villa Gernetto, un castello a pochi chilometri da Arcore che sembra essere diventato la nuova sede al Nord dei berluscones. Si racconta che ai partecipanti Silvio abbia prima fatto da cicerone, poi da ospite delizioso a cena e infine da intrattenitore impareggiabile nel teatro della villa. Perché la villa ha un teatro, come a Versailles e a Buckingham Palace. Motivo della riunione, le prossime elezioni amministrative, e le strategie sulle alleanze da porre in atto per non essere travolti dalla disaffezione con la quale l’elettorato (lo dicono sondaggi sempre più spietati) segue ormai il Pdl. La tentazione di rianimare “Forza Italia” è grande, ma alla respirazione bocca a bocca si oppongono con tutte le loro esigui energie gli ex aennini, tanto che a un certo punto l’ex ministro della difesa Gnazio La Russa, ha tirato fuori la soluzione ad effetto: “Chiamiamola Forza Italiani”, ha bofonchiato addentando un panino con la porchetta. Proposta bocciata da Alemanno, giunto al Nord con un gatto delle nevi, e dalla signora Polverini arrivata direttamente con un elicottero della Protezione Civile causa Ponentino che ha impedito il decollo dell’Air Force Two. L’obiettivo principale di tutto questo sommovimento interno al partito di maggioranza relativa è ritrovare il feeling con la Lega senza la quale al Nord il Pdl è destinato praticamente a scomparire. Dopo le parole di Calderoli: “L’alleanza con il Pdl è morta e sepolta”, che equivale a dire “Silvio non preoccuparti noi ci saremo sempre basta che ti chiami in un altro modo”, Berlusconi sta prendendo seriamente in considerazione il cambio del nome del partito. Naufragato “Forza Gnocca”, fortemente osteggiato dal cardinale Bertone che gli ha detto: “Come faccio a dire a una suora di votare ForzaGnocca?”, il Cavaliere ha attivato tutto il suo pensatoio privato ma le soluzioni prospettate non lo hanno affatto convinto. “Forza Silvio” non ha più l’impatto mediatico di qualche anno fa. Il PdM, ovvero il Partito della Mazza creerebbe equivoci, anche se la Santanchè e la Brambilla hanno fatto sapere che a loro non dispiacerebbe. Il PdC, Partito del Culo (inteso come fortuna) farebbe venire un coccolone a Giovanardi. Il PdS infine, cioè il Partito della Sorte, potrebbe apparire come una specie di ultima speranza per gli italiani che si sono però stufati di sperare. Qualunque sia il nome del partito, Silvio sa che deve recuperare il rapporto con la Lega e tentare un ultimo approccio con Pierfy Casini e, quindi, all’Udc. La cosa non è affatto facile. Pierfy ha alzato la posta e poi ha dalla sua il fatto che il Pd non lo molla e sta stringendo sempre di più la corte già serrata nei suoi confronti. Il modello Marche, checché se ne dica, sta per essere esportato in altre regioni e in altre situazioni. L’Abruzzo è la prossima vittima tanto che, nelle realtà dove si voterà in primavera, le varie direzioni provinciali del Pd stanno spingendo perché a livello locale l’alleanza con l’Udc inizi da subito. A Casini il Pd sta dando un potere che il buon Pierfy non si sarebbe mai aspettato, e lo sta facendo in barba a qualsiasi tentazione di portare avanti una parvenza di discorso di sinistra. Questi dell’Udc, maestri di intrallazzi e di strategia di bassa politica, sono anche degli inarrivabili attori in grado di interpretare più parti in una stessa commedia. Spesso fingono di correre da soli poi, con in tasca già un accordo con il Pd, finite le elezioni si ritrovano ad occupare posti di assoluto rilievo nelle amministrazioni locali. Lo scopo di togliere voti alle alleanze di centrodestra è raggiunto e loro (gli udicini) non si sono macchiati della colpa di aver stretto patti con la sinistra, cioè con Belzebù. E il Pd puntualmente, ogni volta, si adegua. Incapaci ormai di interloquire con le altre componenti della sinistra, abiuratori di ogni fede di sinistra, convinti assertori dell’inutilità dell’articolo 18, il Pd preferisce avere a che fare con i moderati ai quali basta assicurare la governance dei piani regolatori, il commercio e la intoccabilità dei crocifissi nelle scuole per farli contenti. Senza l’Udc, il Pd si sente perso e poi diciamolo, si è stancato di perdere ogni volta le primarie. Meglio un patto con Casini che dialogare con quegli scassacazzi di Vendola e di Di Pietro perché mentre i leader di Sel e dell’Idv pensano, Casini governa. Volete mettere la differenza.
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