Ammortizzatori sociali: equità e trasparenza

Creato il 25 febbraio 2012 da Leone_antonino @AntoniLeone
Per rimuovere le difficoltà dei lavoratori che si trovano in specifiche condizioni sociali occorre che il sistema degli ammortizzatori sociali sia equo e trasparente rispetto alla valutazione dell’azienda, allo status dei lavoratori ed all’erogazione dei sussidi. Le imprese durante la propria vita effettuano interventi di riorganizzazione, ristrutturazione e riconversione ed adeguano la pianta organica alla domanda dei consumatori per adattarsi ai cambiamenti del mercato e riprendere il cammino della crescita. Spesso le imprese che intraprendono tali interventi riducono la pianta organica e, di conseguenza, una parte dei lavoratori è sospesa ed ha bisogno di tutele. Più grave è la condizione dei lavoratori licenziati da imprese che decidono di cessare l’attività imprenditoriale. Lo status dei lavoratori che vivono tali condizioni può essere classificato nel modo seguente:1) Lavoratori che non lavorano per sospensione o riduzione dell’attività lavorativa per eventi aziendali temporanei (contrazione del mercato, intemperie stagionali). Tali lavoratori hanno diritto alla Cassa integrazione guadagni (Cig) ordinaria; 2) Lavoratori sospesi che conservano il rapporto di lavoro con l’impresa ma non hanno alcuna sicurezza di rientrare nell’azienda di provenienza. La sospensione dal lavoro avviene per ristrutturazione, riorganizzazione, riconversione aziendale, crisi aziendale e procedure concorsuali. Tali lavoratori sono posti in Cig straordinaria; 3) Lavoratori licenziati che sono costretti a trovare una nuova occupazione. Tali lavoratori hanno diritto all’indennità di disoccupazione o di mobilità. I casi indicati presentano degli elementi diversi rispetto allo status dei lavoratori (licenziati, sospesi) ed al sussidio (requisiti, durata, importo) di cui hanno diritto ed un elemento comune rappresentato dalla condizione di disoccupazione.
Il primo caso è interessato solo alle politiche di sostegno del reddito in quanto superata la fase di temporanea crisi aziendale i lavoratori rientrano in azienda.
Il secondo caso è complesso in quanto i lavoratori rimangono legati all’azienda, la quale non ha prospettive di ripresa dell’attività (es. Cig a zero ore), e sono collocati in Cig straordinaria per lunghi tempi per assicurare loro una forma di sostegno del reddito. Lo strumento della Cig non consente al lavoratore sospeso di riqualificarsi e rientrare nel mercato del lavoro.
Il terzo caso interessa i lavoratori licenziati, ai quali viene assegnato il trattamento di disoccupazione o di mobilità, il quale deve essere collegato con i servizi di outplacement e di riqualificazione professionale finalizzati agli sbocchi occupazionali esistenti.
Solo il primo ed il terzo caso sono trasparenti rispetto allo status dei lavoratori. Nei tre casi l’importo del sussidio è inferiore alla retribuzione percepita in costanza di rapporto di lavoro e basso per garantire ai lavoratori una vita dignitosa.
La recente riforma delle pensioni con l’innalzamento dell’età pensionabile non facilita la correlazione tra gli ammortizzatori sociali e la pensione (mobilità lunga, prepensionamenti) e, quindi, occorre trovare nuove soluzioni che risolvano lo stato di sofferenza dei lavoratori e rendano produttive le risorse impiegate dallo stato.
Un moderno Welfare del lavoro, cosi come avviene in molti paesi europei, deve essere organizzato su tre fattori essenziali: - il sostegno del reddito in misura adeguata alle necessità del lavoratore (1°, 2° e 3° caso); - la riqualificazione professionale mirata alle esigenze del mercato del lavoro (2° e 3° caso); - servizi efficaci di outplacement (2° e 3° caso).
La mera erogazione dei sussidi, cosi come avviene in Italia, riveste una funzione assistenziale che fa lievitare l’ammontare complessivo delle prestazioni e del lavoro nero e svaluta la professionalità ed il potere contrattuale dei lavoratori. La qualità dei servizi di outplacement e di riqualificazione professionale vanno controllati tramite alcuni parametri (es. il tempo medio di rioccupazione) che permettono di valutare l’efficacia della gestione ed il risparmio sul fronte dei sussidi economici.
In Italia il 72% dei disoccupati non gode di prestazioni a sostegno del reddito contro la media europea del 20-30% e la quota di Pil erogata ai disoccupati (0,7%) è la più bassa tra i maggiori Paesi dell’Unione Europea.
L’ammortizzatore sociale su cui maggiormente poggia la tutela dei lavoratori è la Cig, la quale permette ai lavoratori delle imprese industriali in crisi di ricevere un sussidio economico. L’indennità per Cig è pari all’80% della retribuzione che il dipendente avrebbe percepito per le ore di lavoro non prestate tra le zero ore ed il limite dell’orario contrattuale e comunque non oltre le 40 ore settimanali.
I lavoratori delle imprese non industriali, generalmente, non accedono alla Cig ed hanno diritto, in caso di cessazione del rapporto di lavoro e possedendo i requisiti stabiliti, all’indennità di disoccupazione d’importo più basso rispetto all’indennità per Cig. L'indennità di disoccupazione ordinaria, infatti, è così calcolata: - 60% della retribuzione media dei tre mesi precedenti il licenziamento, per i primi 6 mesi; - 50% per i successivi 2 mesi; - 40% per i 4 mesi successivi nel caso di lavoratori che alla data del licenziamento abbiano superato i 50 anni di età.
L’importo dei sussidi economici non può superare un limite massimo mensile stabilito ogni anno.
I lavoratori atipici non hanno diritto ad alcuna prestazione ad eccezione di una prestazione definita a partire dal 2009 e in via sperimentale dal DL 185/2008 a favore dei collaboratori coordinati e continuativi che si trovano in particolari condizioni (monocommittenza, reddito lordo conseguito l’anno precedente non superiore a 20.000 euro e non inferiore a 5.000 euro, contributi accreditati nell’anno almeno un mese e nell’anno precedente almeno tre mesi, senza contratto da almeno due mesi). L’indennità consiste in una somma liquidata in un’unica soluzione, pari al 30% del reddito percepito l’anno precedente e non superiore a 4.000 euro.
Il sistema di ammortizzatori sociali, il quale risale agli anni ’70, è stratificato per effetto di una serie di interventi normativi che nel tempo hanno gradualmente esteso le tutele iniziali per far fronte a nuove esigenze, senza, tuttavia, definire un sistema compiuto e aggiornato, ed è farraginoso con diversi soggetti istituzionali che a vario titolo intervengono nel finanziamento e nella gestione di tali interventi. La crisi economica è stata affrontata in Italia estendendo, dal 2009, la Cig in deroga, applicandola alle imprese che non contribuiscono alla Cig e ad alcune fasce di lavoratori atipici e rinnovando la Cig alla scadenza.
Il sistema degli ammortizzatori sociali è formato da numerose prestazioni, è diversificato per requisiti, importo e durata ed incompleto perché non mette nelle condizioni i lavoratori di rioccuparsi tramite un mix di servizi.
La riforma urgente degli ammortizzatori sociali deve porre attenzione alla persona e non al posto di lavoro, eliminando distorsioni e lacune del sistema attuale, e considerare i seguenti elementi:
- Politica attiva del lavoro. I sussidi economici vanno integrati da servizi efficaci di riqualificazione professionale e di outplacement finalizzati alla rioccupazione e condizionati alla partecipazione attiva alle iniziative di rioccupazione.
- Estensione degli ammortizzatori sociali. L’estensione degli ammortizzatori sociali può essere realizzata attraverso: - l’allargamento della platea delle imprese tenute a versare i contributi per finanziare il Welfare; - la ridefinizione del lavoro dipendente cosi come proposta da Ichino, Nerozzi e Madia nei loro disegni di legge (dipendenza economica, monocommittenza, livello di reddito) al fine di eliminare i falsi lavoratori autonomi ed allargare la base dei lavoratori dipendenti;
- Protezione uniforme e semplificata. L’unificazione delle prestazioni, con riferimento ai requisiti, agli importi ed alla durata, elimina i privilegi e le distorsioni del sistema e risponde alla domanda di equità sociale e di efficienza della spesa pubblica. La diversificazione dei sussidi è causa, oltre che di disparità di trattamento per lo stesso evento, di contrattazioni defaticanti e di difesa dello status quo. La durata e gli importi dei sussidi vanno unificati ed adeguati alle esigenze dei lavoratori ed alle migliori esperienze europee (Danimarca, Germania).
L’attuale sistema non sostiene adeguatamente i lavoratori e le imprese perché non prevede interventi che qualificano la spesa pubblica, mettano i disoccupati nelle condizioni di rioccuparsi e le imprese in crisi di effettuare chiare scelte di gestione che vincolano il livello di tutela per i lavoratori (es. lavoratori sospesi da aziende che non riprendono l’attività).
Lo status dei lavoratori, sospesi e licenziati, ci aiuta a delineare l’unificazione degli ammortizzatori sociali ed a classificarli in due categorie: - Cig ordinaria per i lavoratori sospesi; - Indennità universale di disoccupazione per i lavoratori licenziati.
Si potrebbero unificare gli ammortizzatori sociali in un’unica indennità universale di disoccupazione adeguata ed equa, superando i problemi che l’attuale sistema produce.
Condivido la proposta del Ministro del Lavoro, Elsa Fornero, sugli ammortizzatori sociali organizzati su due pilastri, Cig ordinaria per le crisi a tempo definito e sussidi di disoccupazione estesi, e del senatore Pietro Ichino di unificazione delle prestazioni di disoccupazione (90% del salario per il primo anno, 80% nel secondo e 70% nel terzo) e di attivazione di servizi efficaci di outplacement e di riqualificazione professionale.

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