amo le differenze

Creato il 14 settembre 2011 da Silvie

Amo le differenze

Sì amo le differenze, le amo profondamente, le amo, le desidero, le cerco. Sì proprio quelle differenze che tanto quell’omino triste pensava di eliminare con la divisina, io le adoro.

Ce l’abbiamo fatta. Dopo giorni di ricerche disperate e telefonate ad asili zeppi con bambini in lista d’attesa fino al 2020 abbiamo trovato il nostro posto  e abbiamo sfanculato le suore.

Il nostro posto è un piccolo asilo a duecento metri da casa nostra, il nostro posto è una piccola passeggiata per Trastevere che la mattina ha un fascino che solo negli anni ’50. Il nostro posto è un edificio antico appena rimesso a nuovo dove stava prima l’Opera Pia per l’Infanzia e oggi c’è uno spazio per bambini dagli zero ai tre anni. E’ completamente gratuito, gestito da un equipe di psicologhe e pedagoghe che trattano i bambini con la cura e la tenerezza necessaria e li accolgono nel grande passo che è la prima separazione dai genitori. E’ uno spazio semplice, i giochi sono vecchiotti e portati dalle famiglie, il pranzo lo si porta da casa, sui bagni c’è il riduttore e una volta al mese le madri a turno partecipano alle pulizie. Ma vi giuro è il posto più dolce e accogliente che abbia visto in mesi di ricerca di asilo.

I bimbi in tutto sono dieci, quindi con un rapporto di uno a cinque con le due insegnanti. L’inserimento non è quella carrettata di 80 bambini tutti insieme che è stato il primo giorno dalle nostre care vecchie datrici d’asilo che sei vivo o sei morto non se ne accorgeranno mai, no l’inserimento è una cosa seria. Un bambino al giorno (compresi quelli dell’anno passato che ovviamente si devono reinserire), il primo giorno con la madre, il secondo tentando di far uscire la mamma dalla porta a vetri per qualche minuto, il terzo per un’ora e così via.

I bambini non piangono. Soffrono certo al distacco ma la crisi viene gestita con un’attenzione e una cura incredibili.

Il nostro posto, è un posto dove come noi amano le differenze. E lo abbiamo capito subito che era il posto giusto per noi. Perché c’è la bimba indiana con dei vestiti particolari e un tondo rosso nel centro della sua bellissima fronte, che l’Inuit ha fissato per un quarto d’ora, c’è un bimbo rumeno che porta calzini lunghi su scarpe estive e parla rumeno misto a italiano, c’è la piccola italiana dai vestiti di garza figlia di una ricchissima famiglia del centro che (piuttosto che la scuola privata), c’è il figlio della mia amica scozzese che fa la mamma a tempo pieno da due anni e mezzo e ora vorrebbe riprendersi qualche ora per sé. Ci siamo noi.

Solo in un posto così potevano accettare senza stranirsi un filo, un Inuit italiano che parla quasi solo inglese

Che problema c’è? Noi amiamo le differenze. Noi delle differenze facciamo la nostra ricchezza, il nostro pane quotidiano.

Bimbo mio gli vorrei dire, fuggi a gambe levate e diffida sempre di chi ti dice che le differenze vanno eliminate, che dobbiamo essere tutti uguali, che è meglio appiattirci in una tutina blu invece che spiccare  ognuno dei propri colori e della propria storia. Fuggi e non voltarti.


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