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Amo troppo la vita per riuscire a viverla di Lorenzo Raffaini: finalista a Masterpiece

Da Leggere A Colori @leggereacolori

Apprendo attraverso il blog Masterpiece de Il Corriere della Sera che l'opera di Lorenzo Raffaini è arrivata in finale, poi eliminata, a Masterpiece, la trasmissione per autori esordienti. Premetto che non seguo la trasmissione, ma ho letto l'articolo di Lorenzo sul blog sopra citato.

Lo "scrittore"con appena la licenza media, mal fatta "dove non è riuscito ad imparare nemmeno il conteggio delle sillabe"(parole sue) ha scritto un' opera pedestre sotto il profilo grammaticale-sintattico, che tuttavia ha riscosso successo perché autentica nei sentimenti. Qui racconta anche la sua passata esperienza di tossicodipendente. Nasce un interrogativo per me angosciante: come fa a piacere un'opera che, per stessa ammissione dell'autore, è mal scritta? Che egli non sappia scrivere lo si desume anche dall'articolo che si trova nel blog di cui sopra, tanto è vero che si fatica seguirne il procedimento logico e, posso immaginare, che qualcuno glielo avrà pure corretto. La risposta la darebbe lo stesso autore: l'opera piace perché racconta una storia reale, importante, vissuta in prima persona. Ma viene da rispondere che di storie reali, vissute in prima persona e ben scritte, oltretutto, è pieno il mondo. Io stessa ho scritto un toccante diario autobiografico, che non ha avuto lo stesso successo, perché, dicono, troppo ben scritto e con profondità culturale. Non è quindi che ci dobbiamo preoccupare? Non è che cominciano a piacere quelle opere in cui il lettore ignorante si può rispecchiare nel suo quasi analfabetismo, che dilaga grazie anche ai social network, come fb, dove gli errori e le citazioni errate sono all'ordine del giorno?

Masterpiece: errori o orrori?

Amo troppo la vita per riuscire a viverla di Lorenzo Raffaini: finalista a Masterpiece
Non è che il libro di Lorenzo solletica quell'insano gusto di guardare dentro le case della gente, come ci ha diseducatici Amici e Il Grande Fratello? Non è che vince quella che il filosofo Galimberti chiama "la bancarella emotiva", per cui l'uomo, anziché degnamente conservare le sue emozioni, le svende al mercato mettendole in pasto alla gente? Le mie domande sono tanto retoriche quanto provocatorie; fatto sta che non mi va giù che libri sgrammaticati e asintattici balzino agli onori della cronaca, e mi sembra che i casi siano sempre più frequenti. In qualità di critico letterario mi confronto quotidianamente con questa realtà e mi sento di dire che scrivere è creare con tecnica, disciplina e conoscenza unite ad un naturale talento.

Lorenzo afferma che il suo libro piace perché si sottrae alla superficialità dilagante, in cui si ride di tutto e che invece la sua è cultura umana e induce alla riflessione, alla fine si contraddice pure sostenendo che tra l'altro il suo libro fa anche ridere, quindi sembrerebbe di capire che l'autore auspichi un riso moderato. Ora che un libro faccia ridere non mi disturba affatto, ma che le risate debbano nascere dall'ignoranza crassa di chi scrive mi turba. Inoltre-dice Lorenzo- il libro non deve essere "pesante", forse vuole dire impegnativo? Ebbene, caro Lorenzo, anche qui non sono d'accordo, i libri possono essere impegnativi, purché si facciano comprendere con un ottimo uso della lingua. Difendo sempre i libri dell'impegno, altrimenti perché celebrare, ad esempio, la giornata della memoria il 27 gennaio, per imparare a ricordare attraverso la voce di chi ha vissuto esperienze devastanti o di chi ci ha tessuto mirabili opere, come Grossman. Schultz ,Aleichem, Appelfield, Primo Levi, Cassola, Pavese...Difendo la cultura e la difenderò sempre, la cultura dell'impegno e della determinazione anche ad imparare la grammatica se non la si conosce. Il caso Lorenzo Raffaini conferma un'opinione alquanto comune: alla trasmissione Masterpiece vengono invitati a concorrere "scrittori" che spesso non sanno neppure parlare, e finiamola con questa storia alla Lorenzo Tramaglino che " tutti possono essere poeti" !La scrittura è una cosa seria e dalla lettura si apprende a scrivere. Quindi io a scuola faccio leggere Manzoni, Hesse, Flaubert, Verga, Pirandello e ad libitum , ma non certo Lorenzo Raffaini. Il docente deve dare gli strumenti della conoscenza.


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