Il Rinascimento è, per sua natura, speculare. Una spinta verso l’Alto e l’altra verso il Basso. Come nella Scuola di Atene di Raffaello, dove ammiriamo un Platone leonardesco con il ditino in su e un Aristotele corrusco pronto ad indicare in giù. L’Amore non è uno. E’ celeste e sensuale. Platonico e fisico. Ma l’opera in sé va ben oltre: basta perdersi nei rilievi che ornano una vasca dall’aspetto sepolcrale (eppure è vita) oppure nei dettagli paesaggistici di un mondo quotidiano probabilmente perso in un’aurea età di perfezione e buona convivenza. Ma gli Umanisti lo sapevano bene e indagavano sui limiti dell’uomo. Perfetto no, ma perfettibile sì. [R.S.]
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