Giovane brillante che sfrutta il suo fascino inesorabile e quasi infallibile per farsi strada con le donne e nel mondo di tagliagole del commercio farmaceutico, Jamie Randall (Jake Gyllenhaal) incontra Maggie Murdock (Anne Hathaway), spirito libero refrattario a qualsiasi legame, compresa una relazione stabile.
Basato sul testo di Jamie Reidy Hard sell: The evolution of a Viagra salesman, quindi, anziché partire dall’amore per arrivare al sesso, intraprende il percorso inverso questa commedia romantica diretta dall’americano Howard Zwick, regista, tra gli altri, de L’ultimo samurai (2003) con Tom Cruise e Blood diamond-Diamanti di sangue (2006) con Leonardo Di Caprio, il cui più significativo titolo originale è Love and other drugs.
Commedia romantica che vede Jamie trovare la sua nicchia come informatore scientifico di un nuovo farmaco chiamato Viagra, mentre i focosi rapporti con Maggie s’intensificano sempre più e, a fare da contorno, ci sono anche Josh (Josh Gad) e Bruce (Oliver Platt), rispettivamente fratello pornodipendente e capo e mentore di lui.
Ma, al di là di una non disprezzabile regia capace di rendere meno noiosi del previsto i 112 minuti di visione, tutto appare troppo finto e studiato a tavolino per risultare commovente, nonostante voglia mostrarsi realistico e originale, tenendo anche in considerazione il fatto che viene tirata in ballo la tematica del morbo di Parkinson (sembra quasi lo stratagemma tipico dei lacrima-movie nostrani).
D’altra parte, tanto per cambiare, ci troviamo dinanzi ad una storia d’amore i cui due protagonisti, come di consueto, sono giovani e belli (lui, inoltre, ha la bella macchina!), in questo caso anche abbondantemente svestiti.
Protagonisti ottimamente incarnati da Gyllenhaal e la Hathaway, ma decisamente odiosi, al servizio di uno script – per mano dello stesso Zwick insieme a Charles Randolph e Marshall Herskovitz – che sfoggia volenteroso situazioni e volgarità verbali degne del peggior cinepanettone (abbiamo anche il pene eretto di Jamie scambiato da Josh per il cambio delle marce!).
Con l’unico scopo di condurre ad un banalissimo epilogo, capace soltanto di spingere a pensare che esistono sicuramente film migliori per apprendere che ognuno di noi ha bisogno di qualcuno accanto e, soprattutto, che a volte ci succede ciò che non ci saremmo mai aspettati.
Potrebbe piacere giusto a una buona fetta di spettatrici femminili, più propensa a questi spettacoli basati sulla facile morale conseguente all’abbondanza di carne mostrata, e ai soli maschietti desiderosi di ammirare Anne Hathaway come mamma l’ha fatta.
Francesco Lomuscio