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Doveva ammetterlo, tra il non leggerlo e l’averlo letto era lo stesso. Elogi inutili, di buoni sentimenti il più delle volte non protagonisti nel mondo.«Beh! Cos’è quella faccia? Non pensi che sia vero?». Angela non era intenzionata a cedere, però… c’era rimasta male, nel percepire il più totale disinteresse in quei due occhi scuri che adorava. «Vediamo se riesco a trovare il modo di strapparti un sorriso. Te l’ho mai detto, che quando sorridi sei bellissimo?». Riccardo gliene regalò subito uno, ma Angela voleva vedere le stelle. Strappò un pezzo di carta dal fondo della piccola rubrica telefonica, che aveva cura di portare sempre con sé, qualora il cellulare avesse deciso di darle forfait all’improvviso, per scongiurare il pericolo di rimanere senza contatti a portata di mano.Trovò in fretta anche una penna e scrisse veloce.«Ecco… tieni!».Riccardo l’aprì e lesse ad alta voce: «T puntato, A puntato».
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Un attimo di silenzio, poi: «Cosa vuol dire, T puntato, A puntato?».«Vuol dire Ti Amo… no?!?».«E… perché non lo hai scritto per esteso?».Angela sorrise.«Perché, in quel caso, tu non mi avresti chiesto niente e io non avrei potuto dirtelo ad alta voce… che ti amo… ti amo, più di quanto abbia mai amato qualcuno».«Ripetilo ancora, allora. Voglio sentirlo di nuovo».«Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti amo….», Angela avrebbe potuto continuare a dirlo all’infinito, se Riccardo non fosse riuscito a zittirla con un bacio.Niente cioccolato fondente, niente nocciole intere e croccanti. Solo l’incontro di quattro labbra, vogliose di non perdersi mai.«Anche io ti amo… tantissimo!», Riccardo sorrise. Fu in quel sorriso, fatto anche dagli occhi luminosi e fissi, immobili su di lei, che Angela riuscì a vedere le stelle.«Io… di più».