Amore e Cattiveria in Rete

Da Robven

Da più parti si sta notando un'evoluzione dei comportamenti in Rete. Qualcuno la chiama cattiveria, chi imbarbarimento, chi occasione mancata.  Di certo si nota un fenomeno di Social Media usati come sfogatoio. Si nota l'abbassarsi di freni inibitori, esprimendo opinioni con cattiveria, quasi odio.  Si nota un esacerbarsi dei commenti verso certi temi (in primis la politica, dove il livello dello scontro è ormai più sull'insulto che non sulla progettualità) ma anche verso certe aziende - che vengono sommerse da commenti anche molto critici a fronte di post talvolta assolutamente neutri - a esprimere una vera e propria antipatia per la marca - che non appare giustificata da nessun fattore visibile. Si vede sui Social un'ondata che si abbatte contro tutto ciò che possa sembrare anche vagamente "istituzionale", a volte etichettando qualsiasi organizzazione di un minimo di successo, visibilità e dimensioni come "casta".
Ci dobbiamo preoccupare? No. Nel senso che dobbiamo tenerne conto. Ma non dobbiamo farcene condizionare oltre il ragionevole.
Ci sono varie componenti che scatenano questo fenomeno.  Da un lato il progressivo allargamento della diffusione dei Social Media nella popolazione italiana,.

Diciamo una sua democratizzazione; di modo che i Social (in primis Facebook ma sempre più anche Twitter, che conosce forti crescite) sono passati da simpatici club per early adopter più o meno "colti" a uno specchio più rappresentativo della società italiana (dove i livelli di competenza culturale o anche solo di lettoscrittura sono abbondantemente sotto le medie europee - si veda anche:  Non ha senso, in Italia, fare gli intelligenti?Sono i media digitali che si sono imbarbariti o forse dobbiamo guardare un po’ meglio dentro la nostra società? ).
Dall'altro lato un generale inasprirsi dell'umore delle persone, alle prese con crisi economiche, chiari di luna politici, eventi ed incidenti che non facilitano avere la fiducia in qualcosa e qualcuno, su una matrice (reale ma anche molto percepita) di aziende che in nome del marketing hanno abusato dei loro consumatori.
Infine, da un terzo lato, il fatto che chi ha sentimenti "neutri" verso un tema difficilmente ne scriverà o parteciperà alle discussioni. Lasciando posto a gruppi più infervorati, in positivo o in negativo - dando quindi origine ad una visione distorta della realtà, in quanto potremmo dire che il fracasso è più facilmente visibile, mentre un brusio, fors'anche positivo ed esteso buca meno la nostra percezione se non supportata da strumenti di analisi. E molto spesso la minoranza vocale - proprio perché è minoranza, ha opinioni completamente diverse dalla maggioranza dei clienti (si veda anche: Ascoltare i Social: chi tace non dice niente )


La fuori c’è un sacco di amore On line e sui social, si sfogano in modo speculare anche grandi dimostrazioni di amore per certe marche e certi personaggi - in realtà un altro segnale del grande bisogno di avere un ambito in cui sfogare le proprie emozioni, positive o negative. Di avere un oggetto su cui / contro cui sfogare queste emozioni - in un contesto che invita più alla depressione che all'entusiasmo. Al cinismo più che all'ottimismo. Ed è in questo contesto che le nostre marche si devono muovere in un ambito ormai imprescindibile come il social.  Andando avanti con molto giudizio, fantasia e un grande coraggio. perché, non dimentichiamocelo, il personaggio meno amato dei Promessi sposi non era Don Rodrigo o il bravaccio di turno, ma Don Abbondio, vaso di coccio fra vasi di ferro, personaggio che cercava di svicolare senza prendere posizioni forti. Ed è proprio su quei personaggi che da che mondo è mondo si sono sfogati i bulli.
Di certo questo è un momento in cui fare le cose a caso o senza una strategia, senza cura, impegno e professionalità ci pone a un millimetro dall'ormai famigerato #epicfail. Mai come adesso, è imperativo fare le cose per bene - perché la pece e le piume non sembrano aspettare altro che un capro espiatorio.
[Branding & Marketing Blog / Venturini]

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