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E' il primo film che vede collaborare Alejandro González Iñárritu e Guillermo Arriaga, al loro stesso esordio (se si escludono la regia televisiva di Detrás del dinero e il poco conosciuto El timbre per Iñárritu) con una poetica e un metodo che lascia incantati.
Storie corali, tematiche legate alla morte, intrecci.
Amores Perros è infatti composto tra tre episodi diversi che si vanno a intrecciare e scontrare a causa di un incidente stradale. Tre personaggi, tre protagonisti, legati dall'amore per i cani, e dal loro diverso rapporto con gli animali.
Abbiamo Octavio (interpretato dal già promettente Gael Garcìa Bernal), innamorato della moglie del fratello e alla ricerca di un modo facile per fare soldi in modo da scappare con lei. Ci proverà, invano e purtroppo, con le lotte clandestine tra cani, allenando e aizzando il suo contro i suoi simili.
Abbiamo Valeria, modella famosa che vedrà la sua vita sconvolta alla vigilia della convivenza con il compagno vedendosi amputare una gamba. Il suo amato e perfettissimo cagnolino in fuga e disperso sotto il pavimento diventerà il simbolo della sua depressione e gelosia.
Infine, abbiamo El Chivo, all'apparenza un vagabondo, in realtà un sicario che cura e accoglie con sé i cani randagi. Nel suo passato, doloroso e da guerrigliero, c'è l'abbandono della moglie e della figlia, ma una volta raccolto il cane di Octavio e perso drammaticamente i suoi compagni, con il suo ultimo lavoro deciderà di cambiare.
I tre si scontrano in un incidente stradale, e proprio da lì le loro vite subiranno una brusca svolta, che si completerà con l'amara e ricca di speranza vicenda di El Chivo.
Come poi riusciranno a fare in 21 grammi e Babel (che vanno a completare la trilogia della morte), queste tre storie si intersecano e si compensano a vicenda, mostrando anche tutte le contraddizioni del Messico, partendo da appartamenti lussuosi per finire ai bassifondi.
Le storie corali non sono certo una novità al cinema (basti pensare a Robert Altaman o alle commedia romantiche in stile Love Actually), ma la grazia e la potenza con cui Iñárritu e Arriaga le utilizzano (quest'ultimo anche poi come regista in The burning Plain, mentre Iñárritu in Biutiful abbandona lo stile) sono uniche e innalzano di molte tacche la filmografia sudamericana.
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