Ci possono essere diversi motivi per cui ci metto più di tre giorni a leggere un romanzo con meno di trecento pagine. O nel mentre mi sta succedendo altro che mi tiene lontana dalla lettura. O il romanzo è particolarmente intenso e per questo non semplice da leggere. Oppure è estremamente noioso, di quella noiosità che ti fa passare la voglia di prenderlo in mano e che rende la lettura pesante, faticosa al punto che ti porta a chiederti "ma chi me lo fa fare?"
Nel caso di "Amori imprevisti di un rispettabile biografo" posso escludere senza esitazione la seconda ipotesi. Scegliere quale sia stata più predominante tra la prima e la terza è invece molto difficile. Perché ammetto che forse non ho dedicato a questo libro tutta l'attenzione che avrei dovuto, leggendolo a volte con la testa altrove e non portandomelo appresso sempre e ovunque come faccio di solito con i libri che sto leggendo. Il fatto è che di solito, se un libro è bello e mi conquista, riesce a vincere anche sulla scarsa attenzione e sul poco tempo. Anzi, è un ulteriore conferma che sia un bel libro. Per cui temo che la prima ipotesi sia una diretta conseguenza della terza: il libro è noioso e pesante, quindi non avevo voglia, tempo, testa per leggerlo. Ma odio abbandonare le letture e quindi mi sono trascinata tra queste pagine, sperando che finissero in fretta.
Che poi la trama avrebbe anche parecchi spunti interessanti: la crisi di mezz'età e il rapporto tra marito e moglie dopo anni di matrimonio; il rapporto tra un biografo e il personaggio di cui sta raccontando la vita, fatto di scoperte sensazionali ma anche di remore nel mettere in piazza fatti solitamente privati; le differenze culturali e il conseguente snobismo che un po' ne deriva tra chi legge tanto e ha una cultura smisurata e chi invece ama curarsi delle sue piante e del suo giardino ed è felice così. L'amore, in ogni sua forma e bizzaria. Tanti elementi, tanti spunti, che avrebbero potuto essere approfonditi molto meglio ma, soprattutto, raccontati con un po' più di brio per renderli più interessanti. E invece Penelope Lively si perde negli stereotipi, che alla lunga risultano irritanti (vedi il personaggio di Carrie), e in un po' di autocompiacimento da scrittrice e donna di cultura che non so dire se siano presenti anche negli altri suoi romanzi ma che qui traspaiono da ogni pagina.
Insomma, questo libro non mi ha convinta. Può darsi non si sia creata empatia con i personaggi, di cui troppo spesso non riuscivo a comprendere logiche e motivazioni, o con lo stile dell'autrice. C'è qualche frase bella, qualche situazione divertente... di cui comunque avrei potuto fare anche a meno.
(Vi dico solo che persino scrivere la recensione mi ha annoiata... e se leggerla vi fa lo stesso effetto vi giuro che non mi offendo)
«Non ci si innamora delle persone per quello che hanno letto.» Purtroppo, pensò con amarezza.
Nota alla traduzione: del titolo avevo già parlato in una puntata di "Due titoli, un solo libro, ma perché?" quindi non mi ci soffermo più. Nel complesso direi ben fatta comunque.
Titolo: Amori imprevisti di un rispettabile biografo
Autore: Penelope Lively
Traduttore: C. Piazzetta
Pagine: 296
Anno di pubblicazione: 2011
Editore: Guanda
ISBN: 978-8860884206
Prezzo di copertina: 17 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Amori imprevisti di un rispettabile biografo
formato ebook: Amori imprevisti di un rispettabile biografo (Narratori della Fenice)