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Amrita - Banana Yoshimoto | Recensione

Creato il 17 gennaio 2014 da Xab @Xabaras89
Banana Yoshimoto - Amrita Cover
Poetico e avvolgente, denso, introspettivo senza per questo essere criptico...Amrita è uno di quei romanzi che, leggendolo, sembra autentico:
Un diario vero e proprio di persone reali, piuttosto che figure partorite dalla fantasia di uno scrittore.

La Storia di Sakumi

Seguendo il lungo discorso, o meglio la lunga serie di discorsi che Sakumi tesse piano piano sotto gli occhi del lettore, ci si sente un po' come se stessimo effettivamente parlando con lei, magari di fronte ad una tazza di caffè.
C'è un'estrema plausibilità di fondo e un calore umano minuziosamente descritto, in questo Amrita, quasi a sfatare l'immagine un po' stereotipata del Giappone freddo ed efficiente (immagine che tuttavia non manca di una sorta d'autoanalisi, offerta in diversi punti del libro)

Banana Yoshimoto

Banana Yoshimoto

Le vicende di Sakumi, la sua "famiglia allargata" al femminile con l'eccezione del fratellino Yoshio ed i rapporti con il paranormale vengono gestiti con un'ottica ben precisa, estremamente personale e molto originale:
Che si parli di amore, poteri ESP, morte e senso della vita, piuttosto che di argomenti quotidiani quali lavoro, cibo e viaggi, lo sguardo e la sensibilità di Sakumi restano inalterati, rendendo il suo personale approccio incredibilmente reale, autentico.
Il merito sta forse sopratutto nell'abilità della Yoshimoto di riuscire a descrivere sorprendentemente bene e in minimi termini luoghi e sensazioni che così risultano estremamente naturali da immaginarsi:
il sorriso della defunta sorella Mayu, il mare e le spiagge di Saipan, il canto di Saseko...sembrano tutte come fotografie sviluppate a parole scritte.

Italian Factor

Oltre al PS dedicato all'edizione Italiana:
Poiché non sono riuscita a scrivere questo romanzo come avrei voluto, sentivo di non amarlo. Eppure credo che forse mai più in tutta la mia vita potrò scrivere qualcosa con lo stesso abbandono, la stessa spontaneità.
Nel pensare a questo, la mia gratitudine va a Giorgio (Armitano, il traduttore, ndr) che ha amato Amrita molto più di me, e che traducendolo in italiano, una lingua che adoro, ha cercato di infondergli una nuova vita
c'è un interessante aneddoto che "ci" riguarda, in una frase estrapolata dalla lettera che Sakumi scrive a Ryuichiro:
"Ce l'abbiamo nel Dna. Mia madre, io, Mayu, mio padre, siamo sempre stati dichiaratamente avidi di piacere, di benessere. Qualcuno ci potrebbe prendere per italiani."
chi lo sa, forse è vero, anche se di sti tempi forse si nota meno :-)

Conclusioni

Amrita mi è piaciuto davvero moltissimo, molto più di quanto mi sarei immaginato e mi aspettassi prima di leggerlo: vi alberga un velato romanticismo poco ostentato e naturale, mai stucchevole, e interessanti riflessioni sull'esistenza (seppur "giovanili")  in cui potenzialmente può rivedersi qualsiasi essere pensante.
Consigliatissimo!

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