Amsicora: il trionfo sardo nell’hockey prato

Creato il 15 giugno 2015 da Alessandro Zorco @alessandrozorco

E' strano ritornare a vedere una partita di hockey prato dopo tanti anni. Ti ritrovi a parlare con i compagni di squadra con cui ti allenavi tre volte alla settimana, condividevi trasferte e viaggi all'estero e stranamente lo fai come se fossero passati soltanto un paio di giorni. E' come se lo sport blocchi il tempo. Riesca a fissarlo. Come quella targa che qualche giorno fa è stata sistemata su una strada cagliaritana per ricordare il Cagliari Campione d'Italia che nel 1970 vinse lo scudetto giocando allo stadio Amsicora.

In questo weekend, dimenticate le disavventure dei rossoblù dell'era Giulini, Cagliari è diventata la capitale dell'hockey prato italiano: tre squadre sarde sulle quattro che sabato e domenica hanno disputato allo Stadio Amsicora i play off per l'assegnazione dello scudetto erano sarde. Oltre i verdi dell' Amsicora, che contro i piemontesi del HC Bra hanno vinto meritatamente il loro ventiduesimo scudetto (anche se con un solo gol di scarto a cinque minuti dalla fine e dopo una partita molto nervosa ed equilibrata), c'erano anche la Ferrini e il Suelli che hanno disputato la finale per il terzo e quarto posto, vinta dalla Ferrini.

Ha vinto l'Amsicora, che da ieri ha un'altra coppa nella sua bacheca di Ponte Vittorio. Ma, al di là dei campanilismi e delle prevedibili delusioni e recriminazioni degli sconfitti, quella di ieri è stata soprattutto una festa dell'hockey sardo che ha piazzato tre squadre tra le prime quattro più forti d'Italia. Ecco l'articolo del Corriere dello sport: L'hockey prato è sardo.

Eppure nonostante risultati sportivi di altissimo livello, in Sardegna l'hockey prato continua ad attirare soltanto gli addetti ai lavori. Lo segue chi chi gioca, chi allena o chi fa il dirigente. Chi ha giocato e magari, come me, va a vedere solo qualche partita ogni morte di Papa. E chi, pochi per la verità, si è appassionato visceralmente a questo sport dalla personalità così forte. Ma non il grande pubblico. Di hockey sui giornali non si parla molto, la stampa sarda lo considera uno sport di serie B e ricorda di scriverne in prima pagina solo quando l'Amsicora vince lo scudetto (quest'anno due volte perchè hanno vinto il titolo nazionale anche le ragazze dell'Amsicora femminile).

Ma forse è meglio così, forse è meglio che questo sport rimanga nella penombra. Anche se, a quanto pare di capire, a livello internazionale sembra che qualcosa stia cambiando. Le nuove regole introdotte da cinque anni per velocizzare il gioco (chi batte una rimessa laterale o una punizione può iniziare l'azione da solo senza passare obbligatoriamente la pallina al compagno) sembrano essere dettate soprattutto da esigenze televisive: che i nefasti diritti televisivi che hanno dato la mazzata finale al calcio stiano facendo ingresso anche nel mondo fatato dell'hockey prato italiano?

Solo chi lo ha praticato e amato può capire a fondo lo spirito dell'hockey prato, così diverso da quello del calcio, dove i ragazzini già a dieci anni sono spinti dai genitori ad essere dei campioni. Da sempre chi gioca ad hockey su prato lo fa per passione, ritagliando faticosamente dagli impegni di lavoro o di studio il tempo per allenarsi. E' il bello dello sport dilettantistico. Attorno all'hockey su prato non sono mai girati troppi soldi, almeno per quanto ne sappia io. I tanti sacrifici fatti dagli atleti per allenarsi sono ricompensati solo dalle soddisfazioni in campo. E dalla possibilità di viaggiare, andare in trasferta, fare tornei internazionali e conoscere tante persone.

L'hockey prato è un gioco spettacolare. Certo, una finale di torneo come quella disputata ieri tra l'Amsicora e l'HC Bra non può mai essere una gara spettacolare. E' normale che due squadre forti che arrivano in finale giochino contratte, abbiano paura di fare anche solo un passaggio sbagliato per non prendere un gol che potrebbe essere decisivo. Ma di solito l'hockey è un gioco spettacolare, fatto di continui capovolgimenti di fronte, dovuti anche al fatto che, a differenza del calcio, non esiste la regola del fuori gioco.

Lo spirito vero dell'hockey non lo trovi soltanto in una partita che mette in palio un titolo importante. Lo trovi soprattutto nelle partitelle all'ultimo sangue che si fanno in allenamento dopo le sessioni di atletica e quelle di tecnica, in cui veramente ci si diverte insieme e si impara a giocare e a stare con gli altri. Forse è per questo quando dopo tanti anni ritrovi i tuoi vecchi compagni di squadra la sensazione è che, a parte i capelli più radi, dello spirito goliardico di quelle partitelle ben poco sia cambiato.

Onore dunque all'Amsicora che quest'anno - dopo un periodo di appannamento - si è riconfermata la migliore squadra d'Italia vincendo sia il titolo maschile che quello femminile e che adesso dovrà misurarsi con le migliori squadre europee. Onore ovviamente agli sconfitti del Bra, squadra solida ed esperta. Ma onore anche alle altre squadre sarde, La Ferrini e il Suelli, che si sono qualificate ai vertici dell'hockey prato italiano. E soprattutto onore a tutti quelli che continuano a vivere l'hockey come uno sport sano e pulito, fatto di soddisfazioni ma anche di tanto impegno e sacrificio. E che conservano anche nella vita lo spirito di quelle partitelle giocate all'ultimo sangue divertendosi da matti in allenamento prima di andare a fare la doccia.


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