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AMY di Asif Kapadia (2015)

Creato il 14 settembre 2015 da Ifilms
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Scritto da Riccardo Tanco
Categoria principale: Le nostre recensioni
Categoria: Recensioni film in sala
Pubblicato: 14 Settembre 2015
AMY di Asif Kapadia (2015)

A distanza di quattro anni dalla scomparsa avvenuta il 23 luglio 2011, arriva nei cinema italiani per soli tre giorni (15, 16 e 17 settembre) Amy, documentario dedicato alla vita della cantante inglese Amy Winehouse, già presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes 2015 con un inevitabile strascico di polemiche sulla rappresentazione che il film farebbe dell'artista morta a soli 27 anni.

Diretto da Asif Kapadia, già regista dell'apprezzato e pluripremiato Senna, documentario sulla vita del celebre pilota brasiliano, Amy si premura, attraverso interviste e filmati, di restituire la figura della Winehouse per come viene ricordata dall'immaginario comune. Una ragazza dallo smisurato talento vocale, considerata pioniera del nuovo "soul bianco" ma soprattutto un animo fragile e sensibile sempre avvolto da una malinconia che nemmeno la fama ha potuto scalfire. Girato sotto forma di un diario privato e intimo e con un ampio uso di immagini d'archivio, Amy tenta di approfondire i lati meno conosciuti della cantante: ci vengono così mostrati i primi anni di gavetta nei locali londinesi, il desiderio di realizzare musica espressiva e personale contro un'industria musicale che tende a piallare la creatività, fino al rapporto conflittuale con il successo arrivato nel 2007 con l'album Back to Black e il singolo Rehab.

Ma seppure il documentario abbia l'ambizione di entrare in profondità nell'esistenza del personaggio preso in esame, Amy non riesce a uscire dalla superficie, o meglio non può carpire il segreto e l'anima di un'umanità così sfuggevole. E non è certo colpa della Winehouse, sorta di presenza/assenza incolpevole nell'opera nonostante Kapadia provi ad ingabbiarla in un racconto a tesi. Se il segmento dedicato alla carriera regala momenti suggestivi e teneri (con la possibilità di ascoltare alcuni inediti), meno riuscita è la più spinosa e complessa parte dedicata alla vita privata, cui Amy non sa come guardare. Perché la forma del diario intimo fa presto a trasformarsi in una ricerca morbosa dei mali che hanno afflitto la cantante. Un indugiare quasi pornografico sul dolore che appare invasivo e distaccato, nei toni dello speciale tv gossipparo e scandalistico e ovviamente totalmente disinteressato.

Così, pare di assistere a un dietro le quinte della tragedia che rilancia con fare ricattatorio con lo spettatore, ma che fatica a restituire o semplicemente ad omaggiare con il racconto il percorso professionale e privato di una persona. E probabilmente viene meno anche la dichiarazione dello stesso regista Kapadia: "Questo è un film su una persona che desidera amore e non sempre ne riceve. Amy è un film sull'amore". Alla fine i sentimenti di amore e del bisogno d'affetto vengono ripresi dalla stessa Winehouse in quei pochi momenti in cui non è divorata da una macchina-documentario che di amore ne mette pochissimo.

Voto: 2/4


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