Magazine Società
Ben un anno è passato da allora, e mi stupisco di quanto rimangano vivide nella mia mente quelle ultime immagini di vita Erasmus - o semplicemente da fuori sede, dopo un anno e mezzo. Ma ancora di più mi meraviglio, pensando ai ritmi frenetici che avevamo, alle avventure trascorse, alla fantastica libertà di vivere nel mondo e, allo stesso tempo, al di fuori dal mondo, al sentirsi padroni di una realtà a se stante, e a come nel corso di un anno tutto sia tornato, lentamente, inesorabilmente, alla normalità. E' incredibile quanto il tempo abbia la capacità di diluire i propositi e i caratteri delle persone. Molto di ciò che mi ero prefissato non è stato compiuto, la costanza nello studio è venuta meno, ho trascorso pomeriggi interi a dubitare un po' di tutto, tesi (quale?), giurisprudenza (fa per me?), vita (che cosa voglio io veramente?).
Se la vita all'estero ti costringe, sotto certi aspetti, a far tabula rasa delle tue convinzioni, delle abitudini e - anche e soprattutto, a volte - delle persone, questo processo non si arresta con il ritorno all'ovile, e ti ritrovi a scandagliare tutto e tutti con lo spirito critico che avevi di là, e che ti ritrovi a calare in un altro contesto.
E' come smettere di usare gli occhiali per poi lentamente, senza accorgersene, cominciare ad usarne un altro paio, diverso per montatura, orientamento e colore. Non può esistere una vita senza una Weltanschauung (una visione del mondo), semplicemente alla precedente se ne sostituisce un'altra, anche se non lo si vuole ammettere. E, del pari, senza voler ammettere che si sta cercando chi, di tanti, abbia la tua.
Chissà se è un caso se gli amici più stretti che ho, all'infuori di quelli che conosco da tempo, hanno tutti intrapreso un'esperienza all'estero.
Pulchra vobis
LuciusDay
P. S. Ho deciso: fonderò un'associazione, e la chiamerò Erasmiani anonimi.
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