Magazine Politica

Analisi: Ecco perché l’Iran Deal ha decretato la fine della Siria come Stato unitario

Creato il 03 agosto 2015 da Nopasdaran @No_Pasdaran

rtx1asem

Postiamo questo video pubblicato dal MEMRI, think tank americano dedicato al Medioriente, per dimostrare quanto sia fallace l’affermazione fatta da diversi leader Occidentali in merito al rapporto positivo tra Iran Deal e soluzione della guerra siriana. Il video, con sottotitoli in inglese, riporta il commento di diversi miliziani jihadisti di Jabbat al Nusra ad Aleppo, rispetto all’accordo nucleare tra Teheran e i 5+1. Si badi bene: Jabbat al Nusra e’ una organizzazione terrorista sunnita, membro della galassia di al Qaeda e responsabili, come il regime siriano, della deriva settaria del conflitto siriano. Nonostante tutto, essendo Jabbat al Nusra oggi uno dei principali gruppi di opposizione attivi in Siria, non e’ possibile eludere quanto affermano i suoi rappresentanti, avendo queste affermazioni un effetto concreto sul conflitto settario tra Sciiti e Sunniti.

Come possibile vedere nel video, l’Iran Deal e’ interpretato dai miliziani di Jabbat al Nusra come una cospirazione del Grande Satana (gli Stati Uniti), contro tutto il mondo sunnita. Una sensazione, purtroppo, condivisa anche dal mondo sunnita non jihadista. L’effetto concreto dell’accordo politico tra Occidente e Khomeinismo, infatti, e’ quindi quelli di aver marginalizzato il mondo sunnita e avendo lasciato la forte percezione di una cospirazione ai danni della maggioranza dell’Islam. Purtroppo, mentre oggi in Occidente la parola ‘cospirazione’ fa sorridere e accende gli animi di piccole minoranze, in Oriente ha effetti dirompenti e conseguenze imprevedibili. Al contrario di quello che sostiene la Mogherini quindi – piuttosto che spazzare via Isis (e il jihadismo in generale) l’effetto concreto dell’Iran Deal sara’, molto probabilmente, quello di cancellare definitivamente la Siria come Stato unitario ed incrementare lo scontro all’interno dell’Islam.

A riprova di quanto scriviamo ci sono anche altre tre notizie recenti: 1- l‘entrata in guerra contro Isis da parte della Turchia. Una decisione funzionale agli interessi di Erdogan di schiacciare il PKK internamente, ma anche di dividere i curdi turchi da quelli siriani. In tal senso, quindi, va l’accordo tra Ankara e Washington in merito alla creazione di una buffer zone dentro la Siria; 2- il discorso di Bashar al Assad del 26 luglio scorso. In quel discorso, il dittatore siriano ammetteva chiaramente l’incapacità di controllare il territorio e la necessita’ di ritirare l’esercito lealista in aree fedeli al regime (sostanzialmente, come la mappa dimostra, parte della capitale Damasco, parte del confine con il Libano e parte di Aleppo); 3- l’inizio di una vera e propria guerra tra i jihadisti di Jabbat al Nusra e i 54 miliziani ribelli addestrati dagli Stati Uniti.

Ora, chi ritiene che un accordo con il Khomeinismo spingerà anche gli attori sunniti – interni ed esterni alla Siria – a fare un passo indietro, rischia di rimanere seriamente deluso. Con o senza Bashar al Assad, poco importa, nessun attore del mondo Islamico, lascerà la parte della Siria che oggi tiene sotto controllo. Non lo farà l’Iran, impegnato ad espandere il suo potere e mantenere in vita il regime Alawita ed Hezbollan. Obiettivi che saranno realizzati soprattutto grazie a parte degli oltre 100 miliardi di dollari che Teheran otterrà dal sanction lifting; non lo faranno quindi i vari attori sunniti (Turchia, Arabia Saudita, Qatar), impegnati – ognuno a suo modo – a contenere l’espansionismo sciita e aumentare il loro potere regionale. Al contrario di quanto veniva e viene scritto anche oggi, la salvezza della Siria passava attraverso il de-potenziamento del regime iraniano e la fine del regime di Bashar al Assad. Solo queste due premesse, infatti, avrebbero aperto una piccola luce per una soluzione politica del conflitto siriano che, allo stesso tempo, salvasse anche l’unita’ del Paese.

Non solo: in conclusione bisogna anche rimarcare il messaggio politico che l’Iran Deal ha dato a tutti gli attori coinvolti in Siria. Un messaggio drammatico e univoco: “se non fermerete i vostri crimini, alla fine questi verranno riconosciuti internazionalmente“. Ecco allora che, lo stesso Bashar al Assad, ha deciso di elogiare l’accordo nucleare e sottolineare, allo stesso tempo, che nessuna soluzione del conflitto e’ possibile con i ‘traditori’. Di converso, i nemici dell’asse filo iraniano, applicheranno lo stesso metro di giudizio, chiudendo la porta ad ogni tipo di flessibilità. Le conseguenze, purtroppo, saranno solo due: ancora morti e tanta, troppa, sofferenza.



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog